mercoledì 28 ottobre 2009

Vaticano-Cina, Mons. Giuliodori chiede la beatificazione di padre Matteo Ricci (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

VATICANO-CINA: MONS.GIULIODORI CHIEDE BEATIFICAZIONE P.RICCI =

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 28 ott.

L'auspicio che "possa crescere l'amicizia con il popolo cinese e possano rafforzarsi i vincoli di comunione con i cattolici di questo grande Paese come auspicato da Benedetto XVI nella Lettera del maggio 2007, dove viene citato ripetutamente padre Matteo Ricci ricordando il suo stile e il suo metodo" e che, "in questo contesto, possa procedere in modo spedito e positivo anche il riconoscimento del suo cammino di santita'", e' stato formulato oggi dal vescovo di Macerata, mons. Claudio Giuliodori, chiamato a presentare in Vaticano la mostra che si apre domani nell'atrio dell'Aula Nervi sul grande missionario gesuita marchigiano, morto a Pechino l'11 maggio 1610, al quale l'imperatore Wanli, per la prima volta nella storia della Cina, concesse un terreno per la sepoltura di uno straniero.
"Abbiamo voluto dedicare una mostra qui a Roma, a ridosso della Basilica di San Pietro, nel cuore della cristianita', ad un missionario vissuto in Cina per ventotto anni, morto e sepolto a Pechino, per sottolineare che tutta la sua opera e' scaturita dalla fedelta' a quel mandato missionario di Gesu' di cui P. Matteo Ricci si e' fatto testimone secondo l'innovativo carisma di Sant'Ignazio di Loyola", ha spiegato Giuliodori, che ha accostato a quella narrata da "Il Milione" di Marco Polo "l'impresa straordinaria" compiuta da padre Ricci, una figura ha osservato, "restata per tre secoli un po' nell'ombra a causa delle note vicende dei cosiddetti 'riti cinesi', a lui per altro sostanzialmente estranee perche' successive, possa trovare il riconoscimento e l'apprezzamento che merita per il suo genio missionario, per la sua statura spirituale e morale, per la sua apertura e lungimiranza culturale".
"Grazie al suo slancio missionario e sostenuto da una formidabile intelligenza, Matteo Ricci riusci' - ha ricordato mons. Giuliodori - a superare la diffidenza e la chiusura del popolo cinese guadagnando stima e prestigio fino ad essere accolto e ospitato a corte per desiderio dell'imperatore della grande dinastia Ming che ne apprezzera' la saggezza e i doni portati dall'Occidente". Matteo
Ricci, ha elencato il vescovo di Macerata e presidente della Commissione Cei per la Cultura e le Comunicazioni Sociali, "ha disegnato mappamondi che hanno fatto conoscere ai cinesi il resto del mondo a loro sostanzialmente ignoto, evidenziando su queste grandi carte geografiche i luoghi piu' importanti della cristianita'.
Ha tradotto in cinese libri di filosofia, di matematica e di astronomia e ha fatto conoscere in Occidente i testi di Confucio. Ha stabilito un dialogo intensissimo con i letterati e gli uomini di cultura piu' illustri della Cina trasformando questi colloqui in libri, finalizzati anche a preparare il terreno per la semina del Vangelo". L'ex portavoce della Cei ha anche citato un brano della lettera indirizzata da Matteo Ricci nel 1608 al fratello Antonio, canonico a Macerata, il cui originale sara' esposto nella Mostra: "Io mi ritrovo ancora nella Corte di Pachino da otto anni in qua che venni e vi sono bene occupato, et qua penso finir la mia vita, poiche' cosi' desidera questo re. Si son fatti molti christiani in quattro case che habbiamo in quattro luoghi piu' principali del regno: e molti vengono alle Messe e si confessano e comunicano le feste principali, et odono con gran gusto la parola di Dio, con che si fa gran frutto; ma molto piu' con i libri che si stampano in lingua cinese, et quest'anno se ne e' stampato uno, che e' stato molto accetto, et e' stato ristampato in due o tre altre provincie". Nel messaggio inviato alla Diocesi di Macerata per l'avvio delle celebrazioni nella ricorrenza del IV centenario, Papa Ratzinger sottolinea "l'innovativa e peculiare capacita' che egli ebbe di accostare, con pieno rispetto, le tradizioni culturali e spirituali cinesi nel loro insieme".
Un atteggiamento valso, secondo il Pontefice, "a contraddistinguere la sua missione tesa a ricercare la possibile armonia fra la nobile e millenaria civilta' cinese e la novita' cristiana, che e' fermento di liberazione e di autentico rinnovamento all'interno di ogni societa', essendo il Vangelo, universale messaggio di salvezza, destinato a tutti gli uomini, a qualsiasi contesto culturale e religioso appartengano".

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