giovedì 29 ottobre 2009

Anglo-Cattolici: il Papa avrebbe preferito che la presentazione e la pubblicazione della Costituzione Apostolica fossero simultanee (Tornielli)


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Preti sposati, al Papa non piace l’accordo con la Chiesa anglicana

di Andrea Tornielli

RomaUna settimana dopo la presentazione sommaria dei suoi contenuti da parte del cardinale William Levada, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, la Costituzione apostolica di Papa Ratzinger che stabilisce le condizioni per il passaggio degli anglicani alla Chiesa cattolica non è ancora pronta. E non si tratta di problemi di traduzione ma di qualcosa di più serio. Sembra che sia ancora oggetto di dibattito proprio il punto più sensibile per l’opinione pubblica, cioè l’ordinazione di preti sposati.
La questione non era stata ben chiarita nei dettagli durante la conferenza stampa del 20 ottobre, quando Levada si era limitato a dire che la situazione dei seminaristi «sarà valutata caso per caso». La Santa Sede accoglie il clero attualmente ammogliato, ma non prevede per i futuri seminaristi la possibilità di sposarsi. Il documento era però su questo punto abbastanza generico e rimandava a successive istruzioni. In questi giorni il testo è stato rivisto dal Pontificio consiglio per i testi legislativi e tutto fa pensare che questo punto venga definito più chiaramente, specificando che i futuri seminaristi delle comunità anglo-cattoliche dovranno essere celibi come tutti i loro colleghi della Chiesa cattolica latina.
A far discutere Oltretevere è stata anche la decisione di presentare il documento quando questo ancora non c’era. L’annuncio anticipato è stato determinato dal fatto che il cardinale Levada aveva già preso appuntamenti a Londra per presentare la decisione papale ai vescovi cattolici e al primate anglicano. Sarebbe stato impossibile tenere nascosta la notizia dopo averla raccontata a un intero episcopato, peraltro mai consultato fino a quel momento. Lo stesso Benedetto XVI, preoccupato che non si ripetessero i fraintendimenti sorti dopo la revoca della scomunica ai lefebvriani, avrebbe però preferito che presentazione e divulgazione del testo fossero simultanee e non in differita com’è avvenuto.

© Copyright Il Giornale, 29 ottobre 2009 consultabile online anche qui.

5 commenti:

mariateresa ha detto...

a essere sincera non ho capito dov'è la notizia. Sno solo riportati commenti e impressioni.

SERAPHICUS ha detto...

Infatti, no c'è nessuna notizia, solo un giornalista risetito per chissà quale motivo.

sam ha detto...

Ipse (Tornielli) dixit?
Parecchio tempo fa qui mi ero permessa di sollevare qualche perplessità su Tornielli, pur senza mettere in dubbio i molti meriti professionali, e c'era stata una levata generale di scudi. Continuo a pensare che
sia un bravo, ben addentellato e ambizioso giornalista cattolico. Non anche un misionario o un profeta. Per Tornielli, secondo me, è più appropriato un termine di etimologia latina che c'è sul dizionario, ma che, suonando male, evito di riportare, limitandomi alla relativa definizione: chi agisce per il proprio tornaconto, per lo più senza dare nell'occhio.
Ciò non toglie che sia un bravo giornalista e abbia delle buone fonti, che in molti casi gli forniscono notizie interessanti, ma in altri hanno prodotto delle sonore cantonate.
E' un giornalista abituato alle anticipazioni, ma sta volta è stato colto alla sprovvista e si è indispettito.
Qualcuno che riesca ad unificare la professione giornalistica alla vocazione alla santità c'è. Ma è cosa assai rara.

Anonimo ha detto...

Gentile Seraphicus, io commetto molti errori e probabilmente non capisco: perché in questo articoletto le sembro "risentito"? E risentito per che cosa?
Gentile Sam, grazie per la definizione latina: agisco per il mio tornaconto senza dare nell'occhio. Un po' difficile, facendo il giornalista, non tanto agire per il proprio tornaconto, ma farlo senza dare nell'occhio.
Quale sarebbe, se può dirmelo, senza alcuna polemica, il mio tornaconto nella vicenda anglicana? Mi permetto di ricordarle che questo era il terzo articolo dedicato all'argomento, e che non mi sono affatto indispettito perchè l'annuncio è stato fatto di sorpresa. Nel terzo (sottolineo terzo) dei miei articoli ho dato conto del fatto che parecchi, in Vaticano, si erano stupiti per il fatto che fosse presentato ufficialmente in Sala Stampa un documento che non c'è. Sottoscrivo il fatto che è raro unire professione giornalistica a santità e in ogni caso il mio non è uno di quei casi.
andrea tornielli

sam ha detto...

Gentile Andrea, che onore! Leggo solo ora la sua risposta, diretta e simpatica e gliene rendo merito.
Spero apprezzerà la risposta altrettanto diretta, anche se forse non così simpatica e certo, per mio grande limite, non così sintetica. Ho scritto di lei in un altro post di Raffaella, senza aver letto questo suo cortese commento. Spero sia chiaro già da ciò che avevo scritto che per me non è in discussione la sua bravura di giornalista, quanto la devozione e il credito incondizionato, che a me paiono francamente eccessivi e talora acritici, di cui gode da parte di alcuni suoi fans. Spiego meglio la mia personale opinione, senza alcuna pretesa di infallibilità. A me pare che lei qualche volta, essendosi meritoriamente guadagnato la stima di giornalista fedelmente cattolico e ben informato, si sia concesso uscite o anticipazioni dirompenti e rivelatesi poi non sempre fondate, rispondendo più agli interessi della sua professione e del suo giornale, che non a quelli della Santa Chiesa. Giustamente potrebbe dirmi che questo è il suo lavoro e che lei è semplicemente un giornalista, non un prete, un servo della Chiesa, un profeta, né un santo, come in effetti qui conferma, e infatti io non ho niente da dire su questo, non pretendo nulla di più e continuo a stimarla come giornalista e in quanto tale a leggerla. E la leggo volentieri, come leggo volentieri il Giornale su cui scrive e che io ho più volte difeso anche in occasione del caso Boffo, perché a me piace dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Ancor più volentieri l'ho ascoltata a Radio Maria dove forse, mi corregga, è naturale mettere in gioco più il cattolico militante del giornalista. Ma forse questo è ciò che in molti ora si aspettano da lei sempre e in ogni caso, prendendo tutto quello che lei scrive - una responsabilità da far tremare i polsi - come oro colato, compreso quando riferisce voci, anteprime, indiscrezioni, o osservazioni “in apparenza bene informate”, ma che poi possono essere smentite dai fatti o dalla Santa Sede. Mi chiede quale sarebbe il "tornaconto": semplicemente lo scoop, le vendite del giornale, la fama. Interessi, sia chiaro, legittimi per un giornalista, purchè al contempo non si lasci passare per l’araldo più autentico e fidato del Santo Padre. Certo gli vuol bene e non è contro di lui e questo nel panorama dei Vaticanisti è già un bel titolo di merito. Sono peraltro convinta che se fosse chiamato a fare realmente il portavoce del Papa, lo farebbe benissimo e sarebbe tolto finalmente dall’imbarazzo di dover servire due padroni. Personalmente glielo auguro. In che senso, infine, può intendersi il “senza dare nell’occhio”.. nel senso che riferire voci più o meno “bene informate” dai Sacri Palazzi, indipendentemente dagli interessi reali della Santa Chiesa e del Papa, non la compromette col pubblico cattolico, potendo apparire comunque il suo lavoro a molti come un’opera di pio servizio, invece che semplicemente come una professione. La prego, non me ne voglia. Con stima e fraterna cordialità.