martedì 11 novembre 2008

Il rabbino Rosen all'incontro ebraico-cattolico di Budapest: costruiamo insieme società fondate su valori esistenziali (Radio Vaticana)


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Il rabbino Rosen all'incontro ebraico-cattolico di Budapest: costruiamo insieme società fondate su valori esistenziali

"Un incontro fiducioso e amichevole. Ci conosciamo ormai da anni e in questi anni certamente è cresciuta la fiducia. Ora vogliamo andare avanti. Non c’è stata nessuna polemica e controversia”. Il cardinale Walter Kasper, che presiede la Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, ha commentato con queste parole all'agenzia SIR l'andamento dell’incontro del Comitato internazionale per il collegamento ebraico-cattolico in corso a Budapest fino a domani. Un appuntamento che quest'anno ha inteso verificare lo stato dei rapporti tra le due religioni nei Paesi dell'Europa orientale e, in particolare, la loro capacità di intervenire nella società civile. Su questi argomenti si sofferma il rabbino David Rosen, presidente dell'International Jewish Committee for Inter-religious Consultations e tra i partecipanti all'incontro, che sottolinea anche l'importante commemorazione celebrata ieri per il 70.mo della "Notte dei cristalli", ovvero l'inizio del pogrom antisemita in Germania.

Ascoltiamolo al microfono di Marta Verste, incaricata del Programma Ungherese della nostra emittente:

R. - We can indeed, we can say it’s a historic event for a number of reasons…

Veramente, possiamo dire che si tratta di un evento storico per una serie di ragioni. Intanto, la commemorazione della “Notte dei cristalli” di 70 anni fa. La natura stessa di questa commemorazione, che la Chiesa cattolica e la comunità ebraica fanno insieme, è un evento unico ed è anche dimostrazione della strada che abbiamo fatto per cercare di trasformare la tragedia del passato in una memoria condivisa, per ricordare ed imparare. E’ un evento storico, però, anche perché questa è la prima volta, dalla caduta del comunismo, che ci incontriamo nell’Europa centrale dell’Est. Stiamo cercando strade che ci coinvolgano non soltanto in responsabilità vicendevoli, ma anche in responsabilità condivise nella costruzione di nuove società sane, che non siano più fondate unicamente su fattori di materialismo secolare, ma che abbiano anche una visione e propositi esistenziali.

D. - Qual è la sua esperienza in merito alla collaborazione tra ebrei e cattolici nei Paesi dell’Europa dell’Est?

R. - I think it is very difficult to generalize, because it varies from one Country…

Credo sia molto difficile generalizzare, perché questa collaborazione varia molto da Paese a Paese. La mia sensazione è che, pur rilevando conquiste significative, c’è ancora molta strada da fare. Parte dei motivi per cui c’è ancora tanta strada da fare risiedono nel fatto che ciascuna comunità tende, comprensibilmente, ad occuparsi sostanzialmente delle proprie sfide particolari, che non necessariamente sono quelle delle altre comunità. Per questo, l’argomento delle relazioni ebraico-cattoliche non è sempre prioritario per le singole comunità, come dovrebbe essere.

L'incontro di Budapest sta ponendo attenzione ai giovani per ciò che riguarda la loro formazione al dialogo interreligioso. Lo conferma al microfono di Marta Vertse, padre Norbert Hofmann, segretario dela Commissione Pontificia presente in Ungheria:

R. - Una delle nostre intenzioni è stata dall’inizio quella di coinvolgere la giovani generazioni. Qui a Budapest, abbiamo 12 ragazzi di un’età tra i 20 e i 30 anni pronti a dialogare guardando sul futuro. Il consiglio è dunque quello di coinvolgere con maggiore intensità la generazione più giovane. Poi ci sarà, l’anno prossimo, un convegno che includerà i musulmani: sul come organizzarlo ne parleremo domani. Nei Paesi dell’Europa dell’est, ci sono anche delle comunità cristiane e ortodosse, che qualche volta sono in maggioranza. Un'altra prospettiva, allora, riguarda il coinvolgimento dei cristiani ortodossi, quali altri passi fare verso questo dialogo.

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