sabato 8 novembre 2008

Il discorso del Papa sulle donazioni di organi e Barack Obama (Galeazzi)


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GIACOMO GALEAZZI

CITTA' DEL VATICANO

Il nuovo inquilino della Casa Bianca non è un fedelissimo alleato «pro-life» come il suo predecessore e in Vaticano affiorano malumori. All’indomani del trionfo elettorale di Obama, Benedetto XVI mette i «paletti bioetici» al nuovo presidente Usa intenzionato a finanziare la ricerca sulle staminali embrionali e ad estendere la legislazione sull’aborto. «La semplice idea di considerare l’embrione come materiale terapeutico contraddice le basi culturali, civili ed etiche su cui poggia la dignità della persona», mette in guardia Benedetto XVI al meeting della Pontificia Accademia per la Vita sulla donazione degli organi.
«Gli abusi nei trapianti e il loro traffico, che spesso toccano persone innocenti quali i bambini, vanno condannati come abominevoli- avverte Joseph Ratzinger- .
La comunità scientifica e medica devono rifiutarli come pratiche inaccettabili. Lo stesso principio etico vale per la creazione e distruzione di embrioni umani destinati a scopo terapeutico».
Al di là della soddisfazione per la «storica elezione» del primo afroamericano, in Curia suscita apprensione, «nel merito», il cambio della guardia alla Casa Bianca dopo otto anni in cui Bush è stato il principale alleato vaticano nelle battaglie della bioetica. Non a caso buona parte della Conferenza episcopale Usa ha appoggiato McCain-Palin, considerando Obama «il portabandiera del relativismo etico e della società secolarizzata». Alla vigilia del voto, il vescovo di Kansas City, monsignor Robert Finn ha addirittura indirizzato un vibrante messaggio via radio e tv minacciando «l’inferno per chi vota Obama che è un fanatico abortista».
I fedeli favorevoli al leader democratico «mettono in gioco la loro salvezza eterna che dipende dall’importante scelta elettorale». Votando Obama, «i cattolici si rendono partecipi dell’atto dell’aborto». E per il neo-presidente è stata un boomerang e «uno scandalo per i credenti» la scelta come vice del «cattolico del dissenso» Biden, finito nel mirino della Chiesa Usa per il sostegno all’aborto e alle unioni illegittime. Un passo falso di Obama con Roma affiancarsi «un cattolico molto controverso» poiché, spiega il cardinale statunitense James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore della Santa Sede, rappresenta «uno scandalo per la Chiesa un politico cattolico che appoggia la legislazione pro-aborto». Eppure il 54% degli elettori cattolici ha votato Obama, come riconosce ieri l’Osservatore Romano.
Per lui e la speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi, è stato proposto persino il divieto di ricevere la comunione. Al Palazzo Apostolico e tra i ministri della Santa Sede affiora preoccupazione. Il segretario di Stato, Tarcisio Bertone rimarca che «i vescovi americani hanno parlato chiaro» sulla questione dell’aborto e sulle posizioni «pro-choice» del nuovo presidente degli Stati Uniti, mentre il portavoce papale padre Federico Lombardi ha ricordato a Obama il «rispetto dei valori umani e spirituali essenziali». Un augurio che è anche un monito a «promuovere la pace» e favorire la dignità delle persone. «Archiviata la novità di un’elezione sorprendente, adesso il discorso si sposta sui contenuti dell’azione di governo e i provvedimenti concreti che Obama assumerà», spiega il cardinale Julian Herranz, presidente della Commissione disciplinare della Curia Romana, giurista di fiducia di Benedetto XVI e massimo rappresentante in Curia dell’Opus Dei.
Oltre al sì alla pena di morte contro la quale la Santa Sede ha appena firmato una richiesta di abolizione all’Onu, il nodo è la difesa della vita. «Il punto determinante, evangelico è la dignità della persona umana come fondamento di tutti i diritti e doveri inalienabili- precisa Herranz-.La Santa Sede ha sempre avversato la discriminazione razziale, in Africa appena cinquant’anni i vescovi erano tutti missionari occidentali tranne due presuli locali mentre adesso il Terzo Mondo è centrale per la Chiesa. Sotto questo profilo la svolta negli Usa è positiva, il problema è che il programma con cui Obama ha vinto, in alcuni punti, contravviene apertamente alla dottrina cattolica».
Attende di vederlo all’opera il cardinale Giovanni Battista Re, ministro vaticano per i Vescovi e presidente della pontificia commissione per l’America Latina. «Obama è stato capace di intercettare umori e aspettative degli americani, però ora dovrà confrontarsi con i fondamenti della legge morale naturale», avverte Re. L’allarme della Curia è che Obama si faccia interprete di una concezione positivista del diritto e di quel relativismo etico stigmatizzato da Benedetto XVI. Un pericolo tanto più grave, precisa Re, oggi che «per influenze culturali e ideologiche la società si trova in una situazione di smarrimento e confusione».

© Copyright La Stampa, 8 novembre 2008 consultabile online anche qui.

L'udienza alla Pontificia Accademia per la Vita era prevista da mesi e nulla c'entra con l'elezione di Obama.
R.

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