lunedì 13 aprile 2009

Il Papa: dal Risorto la luce per l’umanità disorientata (Mazza)


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Il Papa: dal Risorto la luce per l’umanità disorientata

DA ROMA SALVATORE MAZZA

In tutti i tempi la situazione della Chiesa, «considerata umanamen­te », è «in se stessa contraddittoria». Perché «umanamente parlando do­vrebbe affondare». Ma, pur in questo frangente, «cantando essa si aggrappa alla mano del Signore, che la tiene al di sopra delle acque», e con ciò sa «che è sollevata fuori dalla forza di gravità del­la morte e del male – dalla quale altri­menti non ci sarebbe via di scampo –
Pubblichiamo l’omelia pronunciata da Be­nedetto XVI la scorsa notte nella Basilica Va­ticana durante la solenne Veglia di Pasqua.
Cari fratelli e sorelle! San Marco ci rac­conta nel suo Vangelo che i discepoli, scendendo dal monte della Trasfigu­razione, discutevano tra di loro su che cosa volesse dire «risorgere dai morti» (cfr Mc 9,10).
Prima il Signore aveva annunciato loro la sua passione e la risurrezione dopo tre giorni. Pietro aveva protestato contro l’annuncio della morte. Ma ora si domandavano che co­sa potesse essere inteso con il termine « ri­surrezione » . Non succede forse la stessa co­sa anche a noi? Il Natale, la nascita del Bam­bino divino ci è in qualche modo immedia­tamente comprensibile. Possiamo amare il Bambino, possiamo immaginare la notte di Betlemme, la gioia di Maria, la gioia di san Giuseppe e dei pastori e il giubilo degli an­geli. Ma risurrezione – che cosa è? Non entra nell’ambito delle nostre esperienze, e così il messaggio spesso rimane, in qualche misu­ra incompreso, una cosa del passato. La Chie­sa cerca di condurci alla sua comprensione, traducendo questo avvenimento misterioso nel linguaggio dei simboli nei quali possiamo in qualche modo contemplare questo even­to sconvolgente. Nella Veglia pasquale ci in­dica il significato di questo giorno soprattut­to mediante tre simboli: la luce, l’acqua e il canto nuovo – l’alleluia. C’ è innanzitutto la luce. La creazione di Dio – ne abbiamo appena ascol­tato il racconto biblico – comincia con la parola: « Sia la luce! » ( Gen 1, 3). Dove c’è la luce, nasce la vita, il caos può trasfor­marsi in cosmo. Nel messaggio biblico, la lu­ce è l’immagine più immediata di Dio: egli è interamente luminosità, vita, verità, luce. Nel­la Veglia pasquale, la Chiesa legge il raccon­to della creazione come profezia. Nella ri­surrezione si verifica in modo più sublime ciò che questo testo descrive come l’inizio di tutte le cose. Dio dice nuovamente: «Sia la lu­ce! » . La risurrezione di Gesù è un’eruzione di luce. La morte è superata, il sepolcro spa­lancato. Il Risorto stesso è luce, la luce del mondo. Con la risurrezione il giorno di Dio entra nelle notti della storia. A partire dalla risurrezione, la luce di Dio si diffonde nel mondo e nella storia. Si fa giorno. Solo que­sta Luce – Gesù Cristo – è la luce vera, più del sollevata e attirata dentro la nuova for­za di gravità di Dio, della verità e del­l’amore ». Certo, «al momento si trova ancora tra i due campi gravitazionali». Ma «da quando Cristo è risorto, la gra­vitazione dell’amore è più forte di quel­la dell’odio; la forza di gravità della vi­ta è più forte di quella della morte».
È nell’omelia della madre di tutte le ve­glie
che Benedetto XVI ha spiegato, con quelle parole, la dimensione in cui ci proietta il mistero pasquale. Che, ha detto, «spesso rimane in qualche mi­sura incompreso», e per questo la Chie­sa «nella Veglia Pasquale ci indica il si­gnificato di questo giorno soprattutto mediante tre simboli: la luce, l’acqua e il canto nuovo - l’alleluia». Perché la ri­surrezione è «un’eruzione di luce», che è «luce vera, più forte del fenomeno fi­sico ». Perché Cristo «è la sorgente di ac­qua viva», e da lui «sgorga il grande fiu­me che nel battesimo fruttifica e rin­nova il mondo». E, nell’alleluia l’uomo, «toccato dalla luce della risurrezione» esprime il bisogno di comunicare a tut­ti la notizia, e lo fa cantando, perché «di ciò egli non può parlare soltanto».
Con Cristo, ha sottolineato dunque pa­pa Ratzinger, sorge dunque in noi «la luce della verità, e cominciamo a capi­re ». «Quando una volta Cristo vide la gente che era convenuta per ascoltar­lo e aspettava da Lui un orientamento – ha detto il Papa – ne sentì compas­sione, perché erano come pecore sen­za pastore. In mezzo alle correnti con­trastanti del loro tempo non sapevano dove rivolgersi. Quanta compassione Egli deve sentire anche del nostro tem­po - a causa di tutti i grandi discorsi dietro i quali si nasconde in realtà un grande disorientamento». In ogni tem­po, allora, i credenti sanno che «la ma­no salvifica del Signore ci sorregge, e così possiamo cantare già ora... il can­to nuovo dei risorti: alleluia! ».
La veglia della notte di Pasqua ha avu­to inizio alle 21 nella Basilica di San Pie­tro, con accanto al Papa cardinali e ve­scovi della Curia Romana. Il rito, è ini­ziato nell’atrio con la benedizione del fuoco, seguito dall’ingresso processio­nale dietro al cero, accompagnato dal canto dell’Exsultet. Durante il rito Be­nedetto XVI ha battezzato e cresimato cinque catecumeni: tre italiani, Susan­na Maria Ancona, George Jonathan Hart e Giuliano Yamada Kenta, la cine­se Rita Shi Yu Lan e l’americana Heidi Tryden Sierras.

© Copyright Avvenire, 12 aprile 2009

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