giovedì 23 aprile 2009

Il Papa: rifiutare ogni interpretazione soggettiva delle Sacre Scritture (Sir)


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Il Papa: "L'interpretazione delle Sacre Scritture non può essere soltanto uno sforzo scientifico individuale, ma deve essere sempre confrontata, inserita e autenticata dalla tradizione vivente della Chiesa. Questa norma è decisiva per precisare il corretto e reciproco rapporto tra l'esegesi e il Magistero della Chiesa" (Monumentale discorso del Santo Padre alla Pontificia Commissione Biblica)

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"Anselmo sa che a Pietro e ai suoi successori (e non ad altri) Gesù ha detto: “Conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32); sa che a Pietro e ai suoi successori (e non ai vari opinionisti nella “sacra doctrina”, per quanto dotti e geniali) Gesù ha promesso: “Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19); sa che a Pietro e ai suoi successori (e non all’una o all’altra colleganza ecclesiastica o culturale) Gesù ha dato il compito di pascere l’intero suo gregge (cf Gv 21,17)" (Monumentale omelia del card. Giacomo Biffi, Aosta, 21 aprile 2009)

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BENEDETTO XVI: SACRE SCRITTURE, “RIFIUTARE OGNI INTERPRETAZIONE SOGGETTIVA”

“Lo studio scientifico dei testi sacri non è da solo sufficiente. Per rispettare la coerenza della fede della Chiesa l'esegeta cattolico deve essere attento a percepire la Parola di Dio in questi testi, all'interno della stessa fede della Chiesa”. In mancanza di questo “imprescindibile punto di riferimento” la ricerca esegetica “resta incompleta, con il pericolo di diventare addirittura una sorta di mero esercizio intellettuale. L'interpretazione delle Sacre Scritture deve essere sempre confrontata, inserita e autenticata dalla tradizione vivente della Chiesa”.
Lo ha dichiarato oggi Benedetto XVI nel corso dell’udienza ai membri della Pontificia Commissione Biblica al termine della loro annuale assemblea plenaria.
“L'esegeta cattolico – ha spiegato il Pontefice - non nutre l'illusione individualista che, al di fuori della comunità dei credenti, si possano comprendere meglio i testi biblici. E' vero invece il contrario, poiché questi testi non sono stati dati ai singoli ricercatori ‘per soddisfare la loro curiosità o per fornire loro degli argomenti di studio e di ricerca’, ma da Dio sono stati affidati alla Chiesa di Cristo per alimentare la fede e guidare la vita di carità”.
Per Benedetto XVI “il rispetto di questa finalità condiziona la validità e l'efficacia dell'ermeneutica biblica. Solo il contesto ecclesiale – ha sottolineato - permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica Parola di Dio.
Ciò comporta il rifiuto di ogni interpretazione soggettiva o semplicemente limitata a una sola analisi, incapace di accogliere in sé il senso globale che nel corso dei secoli ha guidato la Tradizione dell'intero Popolo di Dio”.
Ricordando la costituzione Dei Verbum, che afferma che “Dio è l’autore della Bibbia”, il Papa ha ribadito che “per una retta interpretazione della Scrittura bisogna ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole.
Essendo la Sacra Scrittura ispirata, c'è un sommo principio di retta interpretazione senza il quale gli scritti sacri resterebbero lettera morta: la Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta”.

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