sabato 18 aprile 2009

Il Vaticano bacchetta il Belgio e sceglie un nuovo “ministro” della Salute (Rodari)


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Sacre reazioni: il Vaticano bacchetta il Belgio e sceglie un nuovo “ministro” della Salute (al posto di Barragàn il polacco Zimowski)

Paolo Rodari

apr 18, 2009 il Riformista Leave a comment

Sono due le notizie importanti che vengono in queste ore dalla Santa Sede.
Due notizie che, per una coincidenza non voluta, hanno a che fare entrambe con il tema della salute. E cioè riguardano le parole del Papa dedicate all’uso dei profilattici in chiave anti-aids e, insieme, quel ministero che, nella Santa Sede, si occupa della pastorale della salute e, dunque, anche del problema aids e delle soluzioni che la Chiesa indica per affrontarlo.
La prima notizia arriva dalla segreteria di Stato: dopo le critiche piovute da svariate cancellerie d’Europa contro le parole negative che Benedetto XVI ha pronunciato prima di partire per l’Africa a proposito dell’utilizzo dei profilattici per prevenire l’aids, la diplomazia della Santa Sede ha deciso di reagire. E al Belgio che, a differenza degli altri paesi, è stato l’unico ad aver espresso attraverso una risoluzione parlamentare un atto concreto di risposta al Pontefice, la seconda sezione della segreteria di Stato ha voluto inviare ieri una nota pubblica nella quale si dice che contro il Papa vi sono state «intimidazioni».
E ancora: le sue parole sono state «troncate e isolate dal contesto» e usate «da alcuni gruppi con un chiaro intento intimidatorio».
La segreteria di Stato è uscita con una nota ufficiale solo dopo un incontro avvenuto nei giorni scorsi tra il responsabile della “sezione esteri”, il francese monsignor Dominique Mamberti, e l’ambasciatore del Belgio. All’ordine del giorno, ovviamente, c’era la risoluzione di critica al Papa votata dalla Camera dei rappresentanti del paese.
Il Vaticano, dopo settimane tese quanto a relazioni diplomatiche a motivo delle critiche seguite alla revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani (tra questi il negazionista quanto alla Shoah Richard Williamson) era entrato in una nuovo periodo difficile proprio a causa di altre critiche piovute sulla questione dei condom. Ma ancora non aveva reagito ufficialmente. Nella nota diramata ieri, invece, si «prende atto con rammarico» della risoluzione belga, un passo definito «inconsueto nelle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e - appunto - il Regno del Belgio». In sostanza, per la Santa Sede le «considerazioni di ordine morale sviluppate dal Papa» non sono state capite dall’Europa, a differenza invece di quanto hanno fatto «gli africani e i veri amici dell’Africa» nonchè «alcuni membri della comunità scientifica».
Cosa c’era da capire?
Una cosa: il Papa voleva semplicemente dire che la soluzione per combattere l’aids non è da ricercare nei preservativi, quanto nell’umanizzazione della sessualità e in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, due indicazione che la Chiesa ha sempre preso sul serio: senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l’aids non può essere vinta.
Ieri, anche l’Osservatore Romano non ha mancato di dire che «sono state poche le voci che hanno cercato di andare oltre il facile pregiudizio nella polemica sollevata dai mezzi di comunicazione, soprattutto occidentali, per le parole di Benedetto XVI circa la lotta all’aids nel continente africano».
La seconda importante notizia viene anch’essa da dentro le mura vaticane e riguarda il “ministro” incaricato in Vaticano di curare la pastorale della Salute.
Secondo quanto apprende il Riformista, infatti, nelle prossime ore Benedetto XVI manderà in pensione il 76enne cardinale messicano Javier Lozano Barragàn. Questi, in passato, si era espresso più volte in difesa della posizione del Papa sui condom.
E il fatto che lasci proprio poche ore dopo la dura presa di posizione della Santa Sede su un tema connesso al suo ministero è soltanto una coincidenza. Ma è una coincidenza da annotare.
Al posto del cardinale messicano arriva un vescovo polacco: è il 60enne monsignor Zygmunt Zimowski che nel 2002 Giovanni Paolo II nominò vescovo di Radom, (Polonia). Benedetto XVI conosce bene Zimowski e di lui si fida. Dal 1983 al 2002, infatti, il presule ha lavorato con Ratzinger alla congregazione per la Dottrina della fede. Sacerdote dal 1973, ha conseguito il dottorato in Austria, alla Facoltà Teologica di Innsbruck. Vescovo dotato di ottime conoscenze nel campo della morale, ha nel proprio bagaglio un’innata riservatezza la quale, senz’altro, gli gioverà in una gestione che, quanto a rapporto coi media, in molti oltre il Tevere auspicano sia nel segno della morigeratezza.
Non si sa se e quando Benedetto XVI indirà un nuovo concistoro. Ciò che è certo è che, quando avverrà, toccherà anche a Zimowski accedere alla berretta cardinalizia. In qualità di presidente del pontificio consiglio per la pastorale della Salute, infatti, gli spetta praticamente di diritto.
Con Zimowski sono tre i porporati polacchi all’interno di posti di prestigio della curia romana. Segno che finita l’era di Karol Wojtyla, l’onda dei polacchi a Roma è tutt’altro dall’essersi esaurita. Gli altri due sono il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della congregazione per l’Educazione cattolica, e il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del pontificio consiglio per i Laici. Tre nomi di peso, dunque, che per il momento bloccano le porte di Roma a un altro polacco tempo addietro indicato come candidato d’un posto in Vaticano: l’attuale nunzio apostolico a Varsavia, l’arcivescovo Jozef Kowalczyk.

© Copyright Il Riformista, 18 aprile 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante nella nota della Segreteria papale un piccolo inciso passato inosservato, eccolo: "i veri amici dell'Africa".

Come a dire, più o meno: il papa è contro il condom ed è amico dell'Africa e degli africani. Chi invece è a favore del condom e intimidisce il papa è amico di chi fabbrica e vende preservativi, non degli africani.
punto.

gemma ha detto...

Credo che gli amici degli africani siano tutti coloro che sono in prima linea insieme a loro, e non solo per l'aids che non è l'unica malattia a mietere vittime.
Anche le malattie curabili diventano per loro mortali per mancanza di farmaci o vaccini, ospedali o bonifiche ambientali. Gli africani malati hanno anche bisogno di assistenza, in tutti gli ambiti, non solo di forniture di casse di preservativi. Spesso ci si infetta anche attraverso l'uso di presidi sanitari non sterili