sabato 11 aprile 2009
La Passione del Signore nella basilica Vaticana e la Via Crucis al Colosseo (Osservatore Romano)
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La Passione del Signore nella basilica Vaticana e la Via Crucis al Colosseo
Le celebrazioni del Venerdì santo presiedute dal Papa
Enorme, pesante la Croce mostrata venerdì notte dal Papa sul Colle Palatino. Su di essa, abbracciate al Cristo crocifisso, le vittime dell'immane tragedia che ha sconvolto l'Abruzzo. Ai suoi piedi un popolo affranto dal dolore. Capisce, ma fa difficoltà ad accettare. Lungo il percorso migliaia di Cirenei pronti a prodigarsi nell'aiutare a sostenerne il peso. E non sono mancate novelle Veroniche. Non avevano teli, ma coperte, tende e un pasto caldo.
È stata senza dubbio la riproposizione più lunga della Via Dolorosa quella vissuta ieri, Venerdì santo, 10 aprile.
Alle 11 del mattino nella scuola della Guardia di finanza a Coppito, in provincia dell'Aquila, la prima stazione. Poco dopo le 22.40, sul Colle Palatino, a Roma, la quattordicesima e ultima.
La croce, una volta di più venerdì sera, e con una forza incredibile, si è mostrata protagonista nella storia dell'umanità. Da quelle bare allineate sul campo della città dell'uomo, ferita ma non distrutta, la croce si è innalzata tra le mani del Papa, mostrata al mondo intero come simbolo della Città di Dio, nella luce eterna della indomita speranza cristiana.
Ha assunto toni particolari la tradizionale celebrazione della Via Crucis con il Papa tra il Colosseo e il Colle Palatino. Un appuntamento che solitamente richiama centinaia di milioni di persone collegate in mondovisione. Ieri poi c'era un motivo in più per essere in qualche modo presenti. C'era da pregare per le vittime del terremoto. Con il Papa.
Ed è straordinario come la prima delle meditazioni che hanno accompagnato la pia pratica, composte più di un mese fa da monsignor Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, India, sembrava essere stata scritta proprio all'indomani di questa immane tragedia. "Siamo venuti qui - si legge tra l'altro - a cantare insieme un inno di speranza. Vogliamo dire a noi stessi che tutto non è perduto nei momenti di difficoltà. Quando le cattive notizie si susseguono... quando la disgrazia ci colpisce da vicino... quando una calamità fa di noi le sue vittime... In tempi difficili non vediamo nessun motivo per credere e per sperare. Eppure crediamo. Eppure speriamo". La croce era nelle mani del cardinale Vicario di Roma Agostino Vallini, all'interno dell'Anfiteatro Flavio. Il Papa era inginocchiato sul Colle Palatino. La preghiera corale delle migliaia di persone che gremivano tutta l'area attorno al Colosseo - tra i presenti il sindaco di Roma e il direttore del nostro giornale - ha scandito i passi dell'itinerario della croce, passata di mano di stazione in stazione. Da quelle del cardinale Vallini a quelle di Simon Pugsley, diversamente abile, la cui sedia a rotelle era spinta da un medico e da un infermiere del Sovrano Militare Ordine di Malta, a quelle di Piero e Paola Fusco che avevano attorno Matteo, Elena e Marco i loro tre piccoli bambini; a quelle di Mauro Libianchi, anch'egli sofferente per una grave malattia; a quelle di tre religiose asiatiche Suor Lidia e le novizie Philomina Solomon e Jincy, a quelle di Maureen e Cèdric, due giovani del Burkina Faso, per essere poi sorretta nell'ultima stazione da due frati della Custodia di Terra Santa, Gianfranco Pinto Ostuni e Jihad Krayen. È stato poi il cardinale Vallini a consegnare la croce nelle mani del Papa perché la mostrasse al mondo con il suo carico di dolore ma nella luce della speranza.
Di fronte a quella stessa croce Benedetto XVI aveva poco prima sostato in silenziosa adorazione durante la celebrazione della Passione del Signore svoltasi nel pomeriggio nella basilica Vaticana. Scalzo, vestito solo con il camice bianco e la stola rossa, il Pontefice si è inginocchiato e ha baciato l'antico crocifisso ligneo - risalente al pontificato di Leone xIII - posto davanti all'altare della Confessione, spoglia di fiori e di arredi. Un gesto ripetuto poi da cardinali, arcivescovi, vescovi, prelati della Curia romana, canonici della basilica, e da una rappresentanza di sacerdoti, religiosi e laici.
La venerazione della croce è stata il momento centrale del rito che il Papa ha presieduto dalla cattedra posta dinanzi alla statua di san Pietro nella navata centrale della basilica, le cui luci soffuse hanno dato il senso del clima penitenziale della celebrazione.
Ad assistere Benedetto XVI i cardinali diaconi Lajolo e Rylko, che insieme con lui si sono inginocchiati in silenziosa preghiera davanti all'altare della Confessione all'inizio della liturgia. Il racconto della passione del Signore, tratto dal vangelo di Giovanni (18, 1 - 19, 42), è stato cantato in latino da tre diaconi, con intermezzi della Cappella Sistina diretta dal maestro Liberto. Successivamente il predicatore della Casa Pontificia padre Raniero Cantalamessa ha tenuto l'omelia.
Al termine il Pontefice ha guidato la preghiera universale: dieci intenzioni tramandate dall'antica liturgia romana e proclamate in francese, inglese, polacco, russo, tedesco, portoghese, filippino, swahili, arabo e spagnolo. Quindi un diacono ha portato all'altare il crocifisso velato da un drappo rosso, che il Papa ha scoperto mentre per tre volte è risuonato nella basilica l'Ecce lignum Crucis. Al termine Benedetto XVI ha alzato la croce presentandola all'adorazione dei fedeli. Il rito si è concluso con la comunione, amministrata ai fedeli dal Pontefice e da novanta sacerdoti.
Alla celebrazione hanno partecipato ventisette cardinali, tra i quali Sodano, decano del collegio cardinalizio, Bertone, segretario di Stato, e Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi. Con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, i monsignori Caccia, assessore, Parolin, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, e Nwachukwu, capo del Protocollo. Tra i numerosi presuli presenti, gli arcivescovi Viganò, nunzio apostolico, delegato per le Rappresentanze Pontificie, e Sardi, nunzio apostolico con incarichi speciali.
Accanto alla cattedra del Papa avevano preso posto gli arcivescovi del Blanco Prieto, elemosiniere di Sua Santità, e Harvey, prefetto della Casa Pontificia, il vescovo De Nicolò, reggente della Prefettura, e i monsignori Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, e Xuereb, della segreteria particolare.
(©L'Osservatore Romano - 12 aprile 2009)
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