sabato 11 aprile 2009

Il predicatore pontificio: gli ateo-bus? Un lusso da privilegiati (Setti)


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Il predicatore pontificio: gli ateo-bus? Un lusso da privilegiati

di Paola Setti

Gli atei cercano adepti persino sui bus? E allora che guerra sia. In senso figurato, certo, ché qui a prender la parola è un uomo di chiesa come Raniero Cantalamessa, nomen omen insomma. Il predicatore pontificio, di fronte al Papa e ai cardinali e monsignori di Curia in occasione della celebrazione della passione di Cristo nella basilica di San Pietro, è ricorso al caso degli «ateo-bus» circolati a Genova, Londra e in altre città del mondo, per spiegare il senso della fede cristiana. Diceva lo slogan affisso sui bus: «Dio probabilmente non esiste. Dunque smetti di tormentarti e goditi la vita».
Risposta di Cantalamessa: «L'ateismo è un lusso che si possono concedere solo i privilegiati della vita, quelli che hanno avuto tutto, compresa la possibilità di darsi agli studi e alla ricerca». I bus, per il cappuccino, costituiscono una sfida odierna alla fede.
L'elemento di maggior presa di questo slogan - rileva - non è la premessa «Dio non esiste», ma la conclusione: «Goditi la vita!». Il messaggio sottinteso, dice, «è che la fede in Dio impedisce di godere la vita, è nemica della gioia. Senza di essa ci sarebbe più felicità nel mondo!». Non mancata un accenno di autocritica, nelle parole di Cantalamessa: «La sofferenza, si pensa, è necessaria per espiare il peccato e placare la giustizia di Dio. È questo che ha provocato, in epoca moderna, il rigetto di ogni idea di sacrificio offerto a Dio e, per finire, l'idea stessa di Dio. Non si può negare che talvolta noi cristiani abbiamo prestato il fianco a questa accusa».
Ma si tratta di un «equivoco» che il cappuccino ha voluto contestare attingendo agli insegnamenti di San Paolo. Per l'«apostolo delle genti» - di cui ricorre il bimillenario della nascita - la sofferenza è «la causa principale dell'infelicità degli uomini» e dei «mali sociali che affliggono l'umanità». Cristo, ha spiegato, «non è venuto dunque ad aumentare la sofferenza umana o a predicare la rassegnazione ad essa. È venuto a darle un senso e ad annunciarne la fine e il superamento». Di qui la stroncatura degli ateo-bus: «Quello slogan sui bus di Londra e di altre città viene letto anche da genitori che hanno un figlio malato, da persone sole, o rimaste senza lavoro, da esuli fuggiti dagli orrori della guerra, da persone che hanno subito gravi ingiustizie nella vita... Io cerco di immaginare la loro reazione nel leggere le parole: "Probabilmente Dio non c'è: goditi dunque la vita!". E con che? La sofferenza - ha detto il cappuccino - resta certo un mistero per tutti, specialmente la sofferenza degli innocenti, ma senza la fede in Dio essa diventa immensamente più assurda. Le si toglie anche l'ultima speranza di riscatto». Il cappuccino, infine, ha sottolineato, con una punta di ironia, che l'iniziativa degli ateo-bus «ha mostrato la povertà delle sue ragioni ed ha contribuito a scuotere tante coscienze addormentate». Non solo: Dio «ha un metro di giudizio diverso dal nostro e se vede la buona fede, o una ignoranza incolpevole, salva anche chi in vita si è affannato a combatterlo. Ci dobbiamo preparare a delle sorprese, a questo riguardo, noi credenti». Fosse uno slogan pubblicitario sui bus potrebbe essere: Dio probabilmente esiste, non sei curioso di scoprirlo?

© Copyright Il Giornale, 11 aprile 2009 consultabile online anche qui.

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