martedì 12 maggio 2009

Secondo il rabbino Laras quelle del Papa sono «Parole che fanno chiarezza» (Giannoni)


Vedi anche:

Il Papa al museo della Shoah: «Mai più un simile orrore» (Tornielli)

L’analisi: Le anime di Israele divise anche nel giorno di Papa Ratzinger (Il Giornale)

Terra Santa, il Pontefice anticonformista conquista i cuori (Galeazzi)

Il Papa in Israele. Primo giorno, sorpresa doppia (Magister)

Premessa alle nostre letture odierne

Padre Lombardi: gli attacchi del delegato islamico negano il dialogo (Zenit)

Il Papa: le madri piansero per la Shoah, oggi salvino i figli (Izzo)

Il Papa in Israele: Un teologo allo Yad Vashem (Giorgio Bernardelli)

Come volevasi dimostrare...i rabbini non sono soddisfatti del discorso al Memoriale

Il Papa: "La fede religiosa presuppone la verità. Colui che crede è colui che cerca la verità e vive in base ad essa. Benché il mezzo attraverso il quale noi comprendiamo la scoperta e la comunicazione della verità differisca in parte da religione a religione, non dobbiamo essere scoraggiati nei nostri sforzi di rendere testimonianza al potere della verità"

Giovanni Maria Vian: Alla ricerca dell'amicizia (Osservatore Romano)

Il Papa allo Yad Vashem: "Possano i nomi di queste vittime non perire mai! Possano le loro sofferenze non essere mai negate, sminuite o dimenticate!"

Il Papa e l'Islam, la forza di una scelta: un dialogo senza ambiguità (monumentale editoriale di Panebianco)

Il Papa per la seconda volta in moschea (Rodari)

Il Papa: la religione non serva la violenza (Vecchi)

Souad Sbai: io, musulmana, ringrazio il Papa per il suo esempio (Sussidiario)

Il Papa in Israele: a Tel Aviv un benvenuto molto politico (Missionline)

La seconda volta di Benedetto XVI in moschea. Il testo integrale del discorso rivolto al Papa dal principe musulmano Ghazi (Magister)

Intenzione di preghiera per il viaggio del Santo Padre in Terra Santa

VIAGGIO DEL PAPA IN TERRA SANTA: VIDEO, SERVIZI, FOTO E PODCAST

DISCORSI, OMELIE E MESSAGGI DEL SANTO PADRE IN TERRA SANTA

PELLEGRINAGGIO DEL SANTO PADRE IN TERRA SANTA (8-15 MAGGIO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

Il rabbino: «Parole che fanno chiarezza»

di Alberto Giannoni

Parole che non lasciano indifferenti, quelle che dalla Terra Santa risuonano in tutto il mondo.
Parole e gesti che il mondo ebraico aspettava dal Papa per riprendere un cammino di dialogo troppe volte interrotto da incomprensioni e incidenti.

«Con grande soddisfazione» le accoglie Giuseppe Laras, presidente dell’assemblea rabbinica italiana. Anche se invita a «vedere se ci saranno anche in futuro le condizioni di questo dialogo» fra chiesa ed ebrei. E uomo del dialogo Laras lo è sempre stato, capace però di parole anche severe. Per esempio sul caso Williamson, il vescovo lefebvriano riammesso nella chiesa e causa di polemiche e tensioni per le ripetute dichiarazioni negazioniste sulle camere a gas. La voce del rabbino Laras, una delle più autorevoli dell’ebraismo italiano, si era alzata per chiedere un «periodo di decantazione» prima del viaggio del Pontefice in Israele: «C’è troppa irritazione e troppo sospetto» aveva detto.

Rabbino Laras, Benedetto XVI ha gridato il suo «mai più» Olocausto, e ha messo in guardia contro «l’antisemitismo che continua a sollevare la sua ripugnante testa». Parole nette.

«Le dichiarazioni del Papa sono da recepire con grande soddisfazione, perché chiariscono tante cose, dopo le tensioni del recente passato».

Il Pontefice ha ammonito affinché le sofferenze dell’«orrenda tragedia» non siano «mai negate, sminuite o dimenticate».

«Mi sembrano parole da salutare con grande compiacimento. Ma è molto importante capire se il Papa è entrato nello Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto, di fronte a quella targa di cui tanto si è parlato, che ricorda Pio XII».

È entrato nel Memoriale, ma gli organizzatori della visita hanno stabilito che non passasse di fronte alla controversa didascalia su Pio XII.

«Non capisco. Poteva dire che non condivideva, che il predecessore ha fatto ciò che doveva. Non sarebbe stata una deminutio capitis per lui. È difficile da valutare questo omaggio».

Il Papa ha ribadito di essere come i suoi predecessori «impegnato contro l’odio». Questa sua visita giudicata in Israele «molto positiva» potrebbe preludere a una riscrittura di quella didascalia?

«Francamente è molto difficile da dire adesso. Ora forse non è possibile, ma in un futuro prossimo potrebbe essere interpretato come un segno di distensione. Non ora però, non a caldo. Vediamo se anche in futuro ci saranno le condizioni per farlo».

Le autorità israeliane hanno accolto Benedetto XVI con grande calore. Possiamo considerare rimarginate le ferite causate dal caso Williamson?

«Speriamo, me lo auguro. Non saprei cosa è stato di questo personaggio, se è stato lasciato al suo posto oppure no».

Benedetto XVI ha piantato un ulivo, simbolo di pace, con il presidente Shimon Peres. Due «umili lavoratori» nella vigna della pace...

«Un’immagine molto bella e significativa, tenendo presente che l’ulivo è una pianta millenaria. Speriamo di sì. Speriamo dunque in una pace durevole».

Qualcuno in Israele avrebbe preferito un più «basso profilo» nell’accoglienza al Papa. È stata notata qualche defezione, di autorità religiose o istituzionali.

«Mi sembra la dimostrazione che le cicatrici del passato hanno ancora il loro peso. Dobbiamo andare avanti senza dimenticarle. Senza esaltazione eccessiva, ma anche senza alcun pessimismo».

© Copyright Il Giornale, 12 maggio 2009 consultabile online anche qui.

Mah...
R.

Nessun commento: