domenica 10 maggio 2009

Le donne e una Chiesa viva nella Messa di Amman (Giorgio Bernardelli)


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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo:

Il Papa in Giordania

Le donne e una Chiesa viva nella Messa di Amman

di Giorgio Bernardelli

Ore 11,30: nell'omelia le donne (e la sorpresa di una Chiesa viva)

Un altro passo della «politica della preghiera» oggi nella Messa ad Amman. In un Paese islamico, che per quanto moderato e con una regina bellissima nella vita quotidiana i suoi problemi nel rispetto della condizione femminile li ha - durante l'omelia il Papa ha tessuto l'elogio della donna.

Queste le parole di Benedetto XVI:

Un importante aspetto della nostra riflessione in questo Anno della Famiglia, è stato la particolare dignità, vocazione e missione delle donne nel piano di Dio. Quanto la Chiesa in queste terre deve alla testimonianza di fede e di amore di innumerevoli madri cristiane, Suore, maestre ed infermiere, di tutte quelle donne che in diverse maniere hanno dedicato la loro vita a costruire la pace e a promuovere 1'amore! Fin dalle prime pagine della Bibbia, vediamo come uomo e donna creati ad immagine di Dio, sono chiamati a completarsi l'un l'altro come amministratori dei doni di Dio e suoi collaboratori nel comunicare il dono della vita, sia fisica che spirituale, al nostro mondo. Sfortunatamente, questa dignità e missione donate da Dio alle donne non sono state sempre sufficientemente comprese e stimate. La Chiesa, e la società nel suo insieme, sono arrivate a rendersi conto quanto urgentemente abbiamo bisogno di ciò che il mio predecessore Papa Giovanni Paolo II chiamava "il carisma profetico" delle donne (cfr Mulieris dignitatem, 29) come portatrici di amore, maestre di misericordia e costruttrici di pace, comunicatrici di calore ed umanità ad un mondo che troppo spesso giudica il valore della persona con freddi criteri di sfruttamento e profitto. Con la sua pubblica testimonianza di rispetto per le donne e con la sua difesa dell'innata dignità di ogni persona umana, la Chiesa in Terra Santa può dare un importante contributo allo sviluppo di una cultura di vera umanità e alla costruzione della civiltà dell'amore.

Ancora una volta: il dialogo con il mondo islamico e la costruzione della pace non possono essere parole vuote, ma devono riempirsi di contenuti. E quando Benedetto XVI dice che la Chiesa anche in Giordania deve offrire una «pubblica testimonianza di rispetto per le donne» indica un punto cruciale di questo dialogo.

Ma nella Messa di questa mattina ad Amman un altro spunto molto interessante lo ha offerto il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, quando nel suo saluto - ricordando l'odierna giornata mondiale di preghiera per le vocazioni - ha raccontato che, pur con tutte le sue difficoltà, la Chiesa di Terra Santa ha il seminario di Beit Jala completamente pieno, tanto che hanno deciso di ampliarlo.
Notizia interessante. Da leggere insieme alle immagini che stiamo vedendo. Dobbiamo superare la tentazione di guardare ai cristiani del Medio Oriente come a un gregge impaurito, spento, che noi saremmo chiamati a riorganizzare. Questa è una Chiesa viva, con una storia ricchissima (come ha mostrato la bella liturgia di ieri pomeriggio), che prega in arabo (la lingua che a noi oggi fa così tanta paura), che è orientale nel suo dna (come dimostra la sana e affettuosa confusione con cui sta salutando il Papa in questi giorni), che porta duemila bambini in uno stadio a fare la Prima Comunione. I cristiani del Medio Oriente non hanno bisogno di gente che versi per loro qualche lacrimuccia. Hanno bisogno di altri cristiani che nel mondo facciano sentire la loro voce. Che - nonostante tutte le difficoltà - non è affatto quella di una comunità in agonia.

P:S: UN PICCOLO AGGIORNAMENTO SULLA VICENDA DEI COLONI ISRAELIANI

Di fronte a parole importanti come quelle pronunciate dal Papa, sono piccolezze. Ma mi permetto comunque di offrire un aggiornamento sulla vicenda degli insulti a Benedetto XVI sulla radio dei coloni che - senza avere la bontà di citarci come fonte - tutti i quotidiani hanno ripreso dall'articolo di missionline.org.

Arutz Sheva va avanti nella sua campagna. E oggi compare una notizia ancora più delirante. Un altro dei leader estremisti dei coloni, Baruch Marzel, ha annunciato che quando domani il Papa atterrerà in Israele lui presenterà in tribunale nientemeno che una denuncia contro Benedetto XVI.
L'accusa? Udite udite: quella di detenere materiale rubato agli ebrei.
Perché lui sa che nelle cantine del Vaticano sono nascosti gli arredi del Tempio razziati dall'imperatore Tito nell'anno 70 d.C. Del resto - se li portò a Roma - dove altro possono essere oggi se non in Vaticano? Marzel nella denuncia chiede addirittura al giudice di non far ripartire il Papa per Roma finché non avrà restituito il «bottino»...
Qualche notizia su Baruch Marzel può essere interessante. Come Tovia Singer - l'«eroe» di qualche giorno fa - è un ebreo nato negli Stati Uniti e immigrato in Israele. Oggi è uno dei leader dell'insediamento ebraico di Hebron, ma da qualche mese si aggira anche dentro la Knesset, il parlamento israeliano: è infatti uno degli assistenti di Michael Ben-Ari, uno dei quattro deputati del partito religioso HaIhud HaLeumi.

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