sabato 9 maggio 2009

Sulla soglia della moschea il Papa stava per togliersi le scarpe, ma il principe Ghazi l'ha convinto a non farlo (Osservatore Romano)


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La visita alla moschea Al-Hussein Bin Talal, la sottolineatura che la religione non può essere mai causa di divisione tra gli uomini, l'appello per i cristiani dell'Iraq, affinché sia assicurato loro il diritto a una pacifica coesistenza con i loro concittadini. Il Papa, incontrando i capi religiosi musulmani della Giordania, il corpo diplomatico accreditato ad Amman e i rettori delle università locali, ha scritto stamane, sabato 9 maggio, una pagina capitale del suo dodicesimo viaggio internazionale.
Dopo la sosta di preghiera al Monte Nebo, il Pontefice si è infatti recato al Museo hascemita e alla Moschea intitolata al padre dell'attuale sovrano.
Qui ha pronunciato il suo discorso più lungo tra quelli previsti in questa prima tappa del pellegrinaggio in Terra Santa.
Ha incontrato l'élite di un Paese che ha fatto della collaborazione tra musulmani e cristiani e della libertà di culto un modello per tutta la regione mediorientale.
Proveniente in auto da Madaba, Benedetto XVI è giunto verso le 11.30 al museo, situato accanto agli uffici reali di Amman. Ha ammirato reperti di grande valore legati alla vita e alla predicazione di Maometto. Poi è entrato nella moschea. È stata la terza volta che un Pontefice ha sostato in un luogo di culto musulmano. La prima fu con Papa Wojtyla, a Damasco nel 2001. La seconda con lo stesso Benedetto XVI nel 2006 a Istanbul, in Turchia, nella Moschea blu.
Dedicata al defunto re Hussein, la nuova moschea è stata inaugurata l'11 aprile 2006 vicino agli uffici della corte reale. Il Papa è stato accolto dal principe Ghazi Bin Talal, cugino del sovrano e suo consigliere per gli affari religiosi, e dall'architetto che ha realizzato l'edificio. Insieme lo hanno accompagnato nella visita al luogo di preghiera, soffermandosi in particolare sul palco di legno prezioso intarsiato, da cui l'imam tiene la predica. Pochi minuti anche per il silenzioso raccoglimento interiore.
A proposito della visita alla moschea, aveva suscitato qualche sorpresa il fatto che il Papa non avesse tolto le scarpe prima di entrare.
"Il Papa lo stava facendo - ha successivamente spiegato padre Lombardi - come stavamo facendo tutti. Gli accompagnatori ci hanno fatto entrare in moschea attraverso un determinato percorso per evitare di toglierci le scarpe". "Il Papa - ha spiegato ancora padre Lombardi ai giornalisti - era certamente disposto a toglierle ma, ripeto, non ce n'è stato bisogno".
Anzi per convincere il Papa che si poteva camminare in moschea con le scarpe, poiché erano state sistemate appositamente delle stuoie sul pavimento, è stato per primo il principe Ghazi Bin Talal a entrare in moschea senza toglierle e così hanno fatto anche gli accompagnatori.
Conclusa la visita alla moschea, in uno spazio all'esterno, è avvenuto l'incontro nel segno del dialogo tra le culture e tra le religioni, durante il quale alla presenza del cardinale Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei, il Pontefice ha parlato del dramma dei rifugiati iracheni, molti dei quali riparati proprio in Giordania.
Mettendo in guardia dalle manipolazioni ideologiche della religione, contro l'ideologia corrente secondo cui esse falliscono nelle loro aspirazioni e sono causa di divisione, di odi e di violenze, Benedetto XVI ha evidenziato come proprio nel regno hascemita musulmani e cristiani offrano un esempio incoraggiante di cooperazione. Quindi ha invitato a sviluppare questa collaborazione reciproca soprattutto nei campi dell'insegnamento e della ricerca scientifica e del servizio alla società.
Nel pomeriggio precedente il Papa aveva restituito la visita ai sovrani nel Palazzo reale. Al termine della prima giornata in Giordania era rientrato nella nunziatura apostolica ad Abdoun, nella parte occidentale della capitale. Dalla collina si vede Amman tutta bianca, a motivo del colore candido delle pietre con le quali sono costruiti gli edifici. Una città in continua espansione, come testimonia il gran numero di cantieri aperti.
Davanti alla nunziatura il Papa era stato accolto con entusiasmo da tante persone, anche musulmane, venute a dare il benvenuto a chi considerano un artefice di pace. E di pace parlano anche i mass media giordani riportando con grande evidenza le notizie riguardanti la visita di Benedetto XVI sia nei notiziari radio-televisivi che sulle prime pagine dei principali quotidiani.

(©L'Osservatore Romano - 10 maggio 2009)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissimo edificio; quando l'architettura è ispirata dai valori che vuol servire è sempre bella. Quando l'architettura si serve dei valori per celebrare se stessa è sempre brutta.