domenica 10 maggio 2009

Un bilancio molto positivo: così padre Lombardi sulla tappa giordana del pellegrinaggio di Benedetto XVI (Radio Vaticana)


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Un bilancio molto positivo: così padre Lombardi sulla tappa giordana del pellegrinaggio di Benedetto XVI

Per un bilancio della tappa giordana del pellegrinaggio del Papa in Terra Santa ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi raggiunto telefonicamente ad Amman da Sergio Centofanti:

R. – Il bilancio è necessariamente molto positivo, perché il Papa ha potuto svolgere tutti gli incontri che erano in programma con grandissima serenità, con un’accoglienza molto calda, molto amichevole, da parte sia delle autorità dello Stato, della famiglia reale, sia da parte del mondo musulmano e poi anche grazie agli incontri con la comunità cristiana.
Mi pare molto saggio avere iniziato questo viaggio attraverso una porta di pace, una porta di serenità. In questo momento, la Giordania è nel quadro del Medio Oriente un Paese sostanzialmente sereno e quindi il fatto di iniziare l’itinerario del Medio Oriente da questo punto, credo che abbia reso l’avvio di questo viaggio di pace particolarmente positivo.

D. – Quali finora le immagini più forti di questo pellegrinaggio?

R. – Di immagini dal punto di vista visivo, direi il Papa sul Monte Nebo, il Papa che guarda verso la valle del Giordano, verso la Terra Promessa, dal luogo da cui Mosè ha guardato: è stato un momento di grandissima intensità, di evocazione spirituale profondissima e anche uno sguardo verso le altre tappe del viaggio e al rapporto con il mondo ebraico.
Poi, direi, naturalmente il Papa nella Moschea – la sua seconda Moschea dopo quella di Istanbul – dove si vede che diventa, in un certo senso, sempre più normale, naturale, che il Papa in atteggiamento amichevole entri in un luogo di preghiera dei musulmani.
Questo è un segno del progresso del rapporto positivo tra cristiani e musulmani nel corso di questi anni. Un’altra immagine bella, che riguarda il calore della comunità cristiana che accoglie il Papa, è quella nella cattedrale dei greco-melkiti, in cui veramente l’entusiasmo dell’accoglienza è stato impressionante.

D. – Quindi, con i musulmani si possono dire definitivamente superati i fraintendimenti di Ratisbona…

R. – Io credo che fossero già stati superati da un bel po’, perché i chiarimenti erano stati dati abbondantemente. Però, come sappiamo, quando c’è un malinteso che tocca profondamente, ci vuole poi tutta una serie di passi, di tempi, per risanare completamente tutte le conseguenze. E quindi, non c’è poi neanche da stupirsi che continuino dei riferimenti a quel momento difficile. Abbiamo, però, già più di due anni di esperienze positive, che da quel momento sono cominciate. Il principe Gazi, nel suo discorso, ha evocato Regensburg, ma ha detto chiaramente che è un capitolo definitivamente superato e poi ha salutato il Papa come Successore di Pietro, il che in bocca ad un capo autorevole del mondo musulmano è un saluto molto significativo.

D. – Il Papa ha avuto parole di grande incoraggiamento e apprezzamento per la minoranza cristiana in Giordania...

R. – Certamente. E’ una Chiesa che è viva e ha potuto dimostrarlo qui al Papa, non solo con l’accoglienza e con la cordialità e l’intensità dei momenti di preghiera insieme, ma sono anche state solennizzate alcune circostanze importanti: al Centro Regina Pacis per i giovani e gli handicappati è stata inaugurata una nuova ala. Nell’Università di Madaba è stata posta la prima pietra ed è un’iniziativa di grandissimo rilievo, non solo per la Giordania, ma per tutto il Medio Oriente, in cui lo sviluppo che potrà avere il contributo che la Chiesa dà alla cultura nel Paese sarà estremamente significativo. E poi le due pietre delle due chiese latina e greco-melkita, nella zona del Battesimo di Cristo, significano che anche fisicamente crescono i luoghi in cui la Chiesa si incontra. Certamente, il fatto che il passaggio del Papa sia stato collegato a queste belle circostanze, dice che è una Chiesa che si sente viva, vitale, e che guarda in avanti.

D. – Ora il pellegrinaggio in Terra Santa prosegue in Israele e nei Territori palestinesi. Quali le speranze?

R. – Le speranze sono che gli scopi che il Papa ha già detto molte volte, anche prima di partire, vengano raggiunti: che possa essere veramente un messaggio di pace, di riconciliazione, di incoraggiamento per le comunità cristiane che si trovano in difficoltà, che un messaggio di speranza, un messaggio di fiducia, un messaggio di amore possa dare un contributo efficace per migliorare la situazione in tutta l’area.

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