venerdì 10 luglio 2009
Caritas in veritate, “Benedetto XVI dà voce ai giovani” (Grana)
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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
“Benedetto XVI dà voce ai giovani”
FRANCESCO ANTONIO GRANA
A pochi giorni dall’uscita della nuova enciclica di papa Benedetto XVI - la “Caritas in veritate” -, la prima di carattere sociale scritta dal pontefice tedesco, abbiamo deciso di capire quali reazioni abbia suscitato nel mondo giovanile cattolico e siamo andati a intervistare Daniele Venturi, presidente dell’Associazione “Papaboys”.
Economia di mercato, crisi finanziaria, sottosviluppo sono tra i temi principali che Benedetto XVI affronta nella sua prima enciclica sociale la “Caritas in veritate” uscita proprio in questi giorni. Venturi, secondo lei quanto possono interessare i giovani?
“Il mondo giovanile ‘universale’, e non solo quello cristiano, è purtroppo immerso - in quanto destinatario finale dei problemi - nella crisi dei mercati e anche nel sottosviluppo: è un grande inganno della società monopolizzata da una globalizzazione selvaggia e senza scrupoli e i giovani sono i primi a pagarne le conseguenze. Nell’opulenza della società del benessere la maggior parte dei giovani non hanno più un nome e un cuore, ma sono solamente un numero di cellulare da ricaricare, mentre nei Paesi cosiddetti del terzo mondo la fascia giovanile interessata, sono coloro che non hanno cibo e acqua e sono letteralmente costretti a morire. Un esame serio e scrupoloso dei problemi così drammatici della società dovrebbe essere fatto da parte del mondo politico e finanziario, partendo anche dalla tutela e dal rispetto di chi ha meno voce in capitolo, poiché la società avrà una vera rinascita solamente se i giovani forti e coraggiosi di oggi sapranno non vendersi alle logiche di denaro e di potere nel domani. Potrebbe sembrare un concetto utopistico, ma nella povertà, anche di valori, della società moderna, talvolta si accendono raggi di luce inimmaginabili. Forse è anche la speranza ad alimentare questa possibilità, che il mondo giovanile diventi realmente ‘sale della terra’ e ‘luce del mondo’. Credo che il Santo Padre dia nella ‘Caritas in veritate’ anche voce a chi non ne ha, giovani per primi”.
Nell’enciclica il Papa ribadisce che il rispetto per la vita non può mai essere separato dallo sviluppo dei popoli. Un tema caro a voi Papaboys.
“Se non si rispetta la propria vita, come si potrà costruire il rispetto per quella degli altri? E senza carità nel comportamento verso gli altri, dove andremo a finire? L’appello alla difesa della vita è una costante del Pontificato di Benedetto XVI nel dialogare con i giovani e risuona ancora nei cuori di molti di noi l’appello lanciato dal Papa alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney: ‘Cari giovani, la vita non è un semplice succedersi di fatti e di esperienze, ma una ricerca del vero, del bene e del bello; proprio per tale fine compiamo le nostre scelte, esercitiamo la nostra libertà e in questo, cioè nella verità, nel bene e nel bello, troviamo felicità e gioia’. Con la ricerca della verità, del bene e della bellezza, anche i giovani del terzo millennio cristiano potranno mettersi in cammino per riscoprire la lealtà e la gioia, non solo come fonte della dottrina cristiana, ma della vita tutta - anche come senso sociale - nel suo insieme, offrendone parte agli altri amici, in una unità di speranza e possibilità che trova proprio nella vicinanza a Gesù la sua maggiore espressione di condivisione. Resta centrale quindi, non solo nella visione di Benedetto XVI, ma nel cuore di tutti i giovani cristiani, che la difesa della vita, e il rispetto totale di essa, è non solo parallelo allo sviluppo dei popoli, ma ne è caratteristica predominante e centrale. Un popolo che rispetta la vita è un popolo destinato a crescere e svilupparsi, anche contro le dinamiche di assoggettamento di esso. È un popolo che avrà un centro di riferimento ancorato al valore più alto e indissolubile dell’uomo”.
La fede cristiana si occupa dello sviluppo non contando su privilegi o su posizioni di potere, ma solo su Cristo. Lo scrive il Papa nella “Caritas in veritate”. Sono molti però coloro in cui ancora persiste l’immagine di una Chiesa indissolubilmente legata al potere. Perché?
“La fede non ha bisogno di nessun potere, tranne quello del cuore e dello Spirito. È la croce ad alimentare il potere! Quale maggior potere si può avere se non quello di sconfiggere la morte e risorgere? Questo è il potere della fede! Un potere, volenti o nolenti, che arriva direttamente dal Risorto! L’immenso patrimonio che scaturisce dalla distruzione del concetto dell’uomo vecchio sulla morte, dalla dispersione di tutte le paure del mondo, causate dalla temporaneità della nostra vita: forti della risurrezione, nessun altro potere è così liberante e duraturo. Benedetto XVI svincola quindi chiaramente la fede, che la Chiesa è chiamata ad alimentare, dalla gestione di essa e dalla propagazione. Adesso una riflessione: come può una Chiesa senza potere temporale annunciare fino ai confini della Terra il Vangelo? La Chiesa annuncia il Vangelo e lo fa con i mezzi che la Provvidenza mette sui suoi passi, piccoli o grandi. Parlando di sviluppo dei popoli, il Papa scrive nella sua enciclica sociale: ‘La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione’. A coloro che continuano a vedere una Chiesa esclusivamente legata alla gestione della fede, consiglio un viaggio a cuore puro ai piedi della croce, consapevoli che da quel luogo si esce con una visione diversa di potere e di temporaneità. Sparisce il ‘temporale’ ai piedi della croce, e si insinua l’universalità di una missione che non è solo ‘gestire’, appunto, ma soprattutto ‘diffondere’ e ‘annunciare’”.
Quali iniziative organizzeranno i Papaboys per promuovere la lettura dell’enciclica?
“Innanzitutto proporremo ai giovani dell’Associazione la lettura dell’enciclica, attraverso i piccoli mezzi e media che la Provvidenza ha messo sul nostro cammino, senza tralasciare i new media, come i social network o i gruppi di discussione. E distribuiremo copie dell’enciclica nei prossimi appuntamenti con i giovani. In questo periodo siamo impegnati a sensibilizzare molti giovani e non solo, alla visione del programma televisivo ‘La valigia con lo spago’, realizzato dal direttore dell’agenzia Fides della Santa Sede, Luca De Mata, che ripropone i temi affrontati da Benedetto XVI nella ‘Caritas in veritate’. A breve sarà promosso via web un nuovo progetto ispirato dalla lettera enciclica del Papa che si chiama ‘Immigrato Amico’, un network di siti e progetti di recupero, curati dall’Associazione dei Papaboys, tesi a valorizzare le esperienze di immigrati, viste come possibilità e risorsa, e non come problematica. Ma, la migliore iniziativa che si potrà fare per far conoscere il magistero e il pensiero del Santo Padre, è quella di trasformare il nostro atteggiamento in questa società, mettendoci al servizio degli altri”.
© Copyright L'Avanti, 10 luglio 2009 consultabile online anche qui.
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