venerdì 10 luglio 2009

Robert Royal: "Obama incontra il Papa ma i vescovi americani non si fidano ancora di lui" (Santoro)


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La visita in Vaticano

"Obama incontra il Papa ma i vescovi americani non si fidano ancora di lui"

Intervista a Robert Royal di Roberto Santoro

Oggi Barack Obama incontra Papa Benedetto XVI.
Nelle intenzioni del presidente, la visita dovrebbe favorire un clima più disteso con il Vaticano. Ma una parte non trascurabile del mondo cattolico americano guarda con preoccupazione alle scelte che l’inquilino della Casa Bianca ha fatto negli ultimi mesi. Ne parliamo con il teologo e filosofo americano Robert Royal, presidente del Faith & Reason Institute di Washington. Orfano di George W. Bush – il presidente che pregava con il suo staff – Royal ci spiega qual è il rapporto di Obama con i cattolici americani. E non mancano le sorprese.

Professor Royal, dopo le tensioni registrate con il Vaticano all’inizio del mandato di Obama sembra che l’incontro fissato oggi con Benedetto XVI avrà toni più distesi…

Obama è un vero maestro nel presentarsi come se fosse un tuo amico, ma a mio parere non basta ascoltare le parole del presidente ed è necessario osservare quello che fa. E quello che ha fatto fin dall’inizio del suo mandato dimostra che oggi la Casa Bianca favorisce l’aborto e altre questioni che possono rappresentare un problema con la Chiesa Cattolica, più di quanto è avvenuto con tutte le altre amministrazioni precedenti. Non è possibile proclamarsi amici della Chiesa, dire che possiamo trovare un modo di vivere insieme, e nello stesso tempo comportarsi in maniera opposta.

Eppure l’Osservatore Romano ha apprezzato le dichiarazioni di Obama sulla lotta alla povertà, e alcune aperture sulla limitazione delle pratiche abortiste.

Negli Stati Uniti non siamo così sofisticati quando si tratta di interpretare le informazioni che arrivano dal Vaticano. Anch’io ho letto l’articolo pubblicato dall’Osservatore Romano e sono rimasto stupito perché ci sono delle differenze tra culture diverse che non possono essere sottovalutate. Dobbiamo analizzare meglio quali conseguenze può avere in America il fatto che l’organo della Santa Sede pubblichi un articolo che solleva diversi interrogativi per i cattolici americani, dando l’impressione che non ci siano problemi.

Sbaglia l’Osservatore Romano oppure Obama sta giocando una partita poco chiara?

Obama favorisce temi come la giustizia sociale, la lotta alla fame nel mondo, lo sviluppo dei Paesi più arretrati. Siamo tutti d’accordo che bisogna aiutare i poveri e che il governo deve fare delle leggi che proteggano gli indigenti. Ma non basta questo per dire che “Obama è ok”.

Le cose quindi non stanno come sembrano, almeno in America.

La verità è che Obama rappresenta una sfida concreta alla Chiesa Cattolica negli Stati Uniti e questo non lo dico solo io ma diversi vescovi americani.

E’ un giudizio abbastanza pesante.

I vescovi riconoscono che si può lavorare insieme su certi punti ma sanno anche che alcune proposte del presidente nascondono delle minacce da cui bisogna difendersi.

Nonostante tutto Obama ha definito l’aborto una “situazione tragica” e promette di aiutare le madri che decidono di tenere i loro figli.

La questione dell’aborto ha una lunga storia nella politica americana. I democratici predicano più o meno le stesse cose che dice Obama da 40 anni. Il problema nasce quando una ragazzina di 14 anni fa l’amore con qualcuno come se niente fosse. Negli Stati Uniti c’è una cultura dell’amore libero che passa attraverso la tv, la musica, i film... Lo dico come padre di due ragazze. La nostra cultura suggerisce ai giovani che va benissimo se fai quello che ti pare.

Ci sta dicendo che il presidente dovrebbe disciplinare i comportamenti sessuali degli americani?

Ovviamente no, se parliamo degli adulti. In questo caso il discorso cambia. Ma stiamo discutendo di quella parte della popolazione – i giovani – che è molto più vulnerabile e più disposta a seguire i modelli proposti dalla cultura di massa. Tra i democratici non c’è un grande interesse verso la prevenzione e la diffusione di comportamenti sessuali responsabili. In privato molti cattolici democratici lo ammettono ma c’è un’ideologia pubblica del partito contro cui non si può andare, che quasi proibisce di pensarla diversamente, anche perché prendere una posizione del genere significherebbe apparire bigotti e puritani (nella loro visione del mondo, naturalmente).

Allora a cosa servono le dichiarazioni più concilianti di Obama?

Il presidente sta cercando di fare una sorta di triangolazione: sa che deve rendere conto ai cattolici del suo partito, ai senatori democratici, ma sa anche che non può scontentare del tutto il Papa. Obama è un maestro in questo tipo di operazioni, è molto, molto bravo, quando in una situazione pubblica deve mostrare di essere d’accordo con tutti, anche se poi le azioni della sua amministrazione sono perlomeno contraddittorie.

Seguendo il suo ragionamento, un altro esempio del “doppio standard” usato da Obama è la sua posizione sulla obiezione di coscienza.

Il presidente ci ha assicurato che non negherà il diritto all’obiezione di coscienza sull’aborto nel sistema sanitario americano. Ma Obama cambia facilmente idea e sappiamo che ci sono ambienti nel partito democratico che vorrebbero impedire che questo diritto sia esercitato. Per esempio negando agli ospedali cattolici la possibilità di opporsi alla cultura abortista, oppure discriminando il personale medico che si dichiara obiettore di coscienza. Obama non ha risolto questo problema e molti vescovi americani se ne sono accorti.

Qual è stata la politica dell'amministrazione Bush in proposito?

L’amministrazione Bush aveva dato un administrative order che garantiva il diritto alla obiezione di coscienza (un “ordine amministrativo” non è una vera e propria legge ma una prescrizione data dall’Esecutivo sul comportamento che si dovrebbe tenere negli uffici pubblici, ndr). Obama ha cancellato questo approccio. Ma adesso che non c'è più “l’indirizzo” di Bush cosa ci sta proponendo il nuovo presidente? Ci dice che non ci saranno problemi per gli obiettori di coscienza ma che succederà negli ospedali cattolici degli Stati Uniti? Ci sono 65 milioni di cattolici in questo Paese… Abbiamo costruito scuole, ospedali, associazioni, e adesso arriva Obama e cambia le carte in tavola. Che succederà agli ospedali che offrono trattamenti sanitari a così tanta gente?

Una carta che Obama può giocarsi in Vaticano è la sua posizione verso il conflitto israelo-palestinese. Crede che la “obamafilia” che ha stregato le diplomazie europee conquisterà anche gli ambienti della segreteria di stato vaticana?

Chissà come potrebbero essere risolti i problemi che affliggono il Medio Oriente… Obama ha detto apertamente che gli Usa puntano alla soluzione “due popoli/due stati” e credo che anche il Vaticano sia della stessa opinione. Di nuovo, noi tutti vorremmo trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese ma anche in questo caso Obama ha dato l’impressione di non capire sul serio la situazione.

Dove sta sbagliando?

Sicuramente il presidente è circondato da esperti in grado di dargli consigli preziosi, ma prendiamo l’Iran: Obama ha detto che per lui Ahmadinejad e Moussavi sono quasi la stessa cosa.

In effetti anche Moussavi fa parte dell’establishment iraniano.

Potrebbe anche essere vero che non ci sia una differenza sostanziale tra i due ma a mio parere non è una buona idea dirlo apertamente. Obama è un po’ immaturo per essere un presidente americano perché dice certe cose che forse dovrebbe tenere per sé. Personalmente credo che i problemi del Medio Oriente siano tanto profondi che non si può immaginare di risolverli in quattro o in otto anni. Servirà una prospettiva molto più lunga. E in ogni caso non mi sembra che in questo momento le stelle siano nella configurazione giusta per vedere alcun progresso.

Obama dice di ispirarsi alla lezione dell’arcivescovo Joseph Bernardin, che predicava proprio il dialogo interreligioso in Terra Santa. Può spiegarci meglio chi era Bernardin?

Bernardin è stato arcivescovo di Chicago, un’importante città degli Stati Uniti. Ha proposto un modello pastorale definito seamless garment (letteralmente “veste senza cuciture”, è un riferimento alla Santa Tunica di Gesù, un indumento integro e senza fronzoli, ndr) che suggeriva alla Chiesa Cattolica di interessarsi sì ai temi etici e al valore della vita, ma puntando in primo luogo sui problemi come la guerra, la povertà, la fame nel mondo.

E’ una visione condivisa dalle gerarchie ecclesiastiche americane?

Non proprio. Tutti questi temi non vanno messi allo stesso livello, come hanno recentemente affermato i vescovi americani. Il diritto alla vita è a un gradino più alto rispetto agli altri perché senza la protezione del bambino non c’è alcuna possibilità di rispettare i diritti della persona.

Ci spieghi meglio questa differenza.

In un certo senso alcuni vescovi stanno cercando di raffinare la Dottrina cattolica in America. Certamente dobbiamo temere la fame, il sottosviluppo, la guerra e ogni altro dramma che angoscia l’umanità, ma bisogna riconoscere che uccidere un bambino che sta nascendo è il crimine peggiore e nega anche tutto il resto. La lotta per i diritti civili, oggi, in America, si gioca su questo. La battaglia più importante è quella per la difesa della vita.

Se Obama si ispira a Bernardin e i vescovi americani hanno superato la visione dell'arcivescono, quali sono i rapporti tra Obama e la gerarchia ecclesiastica degli Usa?

Oggi non tutti i vescovi americani hanno le opinioni di Bernardin, se mai la pensano come Giovanni Paolo II. Capiscono che i cattolici devono rispettare idee diverse dalle loro ma sanno anche che ci sono delle differenze su cui non è possibile trovare una mediazione. Questo è stato anche il problema del discorso di Obama all’università di Notre Dame. La questione non era se Obama è pronto o no a collaborare con la Chiesa Cattolica su certi punti. Tutti collaborano con la Chiesa. Il fatto è che a Notre Dame i cattolici americani hanno onorato un presidente che, subito dopo aver assunto la sua carica, ha rovesciato diversi punti fermi della Dottrina della Chiesa.

Il cerchio si chiude con la visita di oggi.

Probabilmente Obama sta cercando una distensione con il Vaticano perché spera di trovarsi di fronte a persone che non conoscono fino in fondo la realtà americana. Ma i nostri vescovi sanno bene chi è Obama.

Robert Royal è il presidente del Faith & Reason Institute di Washington. Ha pubblicato Reinventing the American People: Unity and Diversity Today e The Catholic Martyrs of the Twentieth Century: A Comprehensive Global History, tra gli altri. Ha insegnato alla Brown University e alla Catholic University of America. Scrive per il Washington Post, la National Review e il Wall Street Journal, occupandosi di religione, questione etiche e culturali.

© Copyright L'Occidentale, 10 luglio 2009

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