mercoledì 8 luglio 2009

Enciclica, la carità nella verità per uscire dalla crisi del mondo globale (Bobbio)


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UDIENZA GENERALE: DIRETTA IN CORSO

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Caritas in veritate: le reazioni dei vescovi europei

"Caritas in veritate". Pagine scelte (Magister)

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Caritas in veritate: le reazioni del mondo economico e politico

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IL TESTO INTEGRALE DELL'ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE"

ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE": LO SPECIALE DEL BLOG

Su segnalazione di Elisabetta leggiamo:

La carità nella verità per uscire dalla crisi del mondo globale

La nuova enciclica sociale vent'anni dopo la Centesimus annus
Il cardinal Martino: si affrontano organicamente i nuovi fenomeni


Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Arriva a quasi vent'anni dall'ultima grande enciclica sociale, la Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Ma in questo tempo «l'insegnamento sociale dei Pontefici e della Chiesa non si è ritirato in secondo piano». Il cardinale Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace, colloca la terza enciclica di Benedetto XVI, «Caritas in veritate», dentro il magistero ordinario della Chiesa. Davanti ai giornalisti di tutto il mondo, in una Sala stampa vaticana gremita di telecamere, il cardinale spiega che il testo del Papa affronta «organicamente il fenomeno della globalizzazione», a cui invece Wojtyla nella Centesimus annus solo accennava.
Cosa sia la Dottrina sociale della Chiesa lo spiega il cardinale Josef Cordes, presidente di Cor Unum, che è in pratica la Caritas del Vaticano: «Non è una terza via, ma un'ispirazione. La Chiesa non fa politica. Tuttavia la dottrina sociale diventa un'ideologia, un manifesto politico senz'anima, se è slegata dall'esperienza cristiana. Dunque occorrono cristiani disposti a vivere la dottrina sociale nella carità e nella verità». Anche monsignor Crepaldi, segretario del Pontificio consiglio presieduto da Martino, sottolinea il senso del titolo del documento di Benedetto XVI: «La verità e l'amore sono una forza sociale fondamentale e l'enciclica toglie di mezzo tutte le ideologie che purtroppo ancora gravano sullo sviluppo».
Ai giornalisti ha parlato anche il professor Stefano Zamagni, secondo cui la novità «più rilevante» del testo è «l'invito a superare l'ormai obsoleta dicotomia tra sfera dell'economico e sfera del sociale». Nelle prime pagine il Papa spiega perché bisogna «coniugare la carità con la verità»: «Senza la verità, la carità scivola nel sentimentalismo», diventa una «parola abusata e distorta».

La teologia dell'enciclica

Ratzinger spiega che la carità da sola non basta, perché «un cristianesimo senza verità può facilmente venire scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali». Invece è la verità che «esprime la forza di liberazione della carità». Ma aggiunge che senza verità «non c'è coscienza e responsabilità sociale» e tutto cade «in balia di privati interessi e di logiche di potere con effetti disgregatori sulla società tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficile come quelli attuali».

Il progresso

Ha bisogno di Dio, perché «senza la prospettiva della vita eterna» si riduce solo «all'incremento dell'avere» e si cade nella «presunzione dell'auto-salvezza». Bisogna guardarsi dall'«ideologia tecnocratica, dall'autosufficienza della tecnica», che comportano la nascita di un «ateismo» nuovo, non più ideologico, ma altrettanto «pericoloso», fondato sull'onnipotenza degli strumenti e sull'indifferenza per gli altri uomini.

La finanza

Oggi è «mal utilizzata e per lo più speculativa» e chi se ne occupa deve riscoprire il «fondamento etico» di ciò che fa «per non abusare di questi strumenti sofisticati che possono tradire i risparmiatori». Vanno invece approfonditi e incoraggiati il «microcredito» e la «microfinanza». Il Papa rileva anche che la forte «mobilità dei capitali finanziari» ha modificato «il potere politico» degli Stati. E mette in guardia dalle alleanze pericolose che finanza e potere politico possono stringere per spartirsi le ricchezze a danno dei più poveri. L'enciclica contiene anche una denuncia sui compensi dei manager.

Lavoro e sindacati

È un «diritto inalienabile» e per l'uomo, centro dello sviluppo, il Papa invoca un «lavoro decente». Il precariato e la troppa mobilità nel lavoro portano a forme di «degrado umano» e di «spreco sociale» e rendono difficile «il matrimonio» per i giovani lavoratori. Lamenta l'indebolimento delle «reti di sicurezza sociale» e di «previdenza», i «tagli alla spesa sociale» e l'impotenza dei sindacati, che hanno sempre più difficoltà ad operare. Ratzinger è perentorio e sottolinea che «oggi ancor più di ieri» i sindacati «vanno difesi», ma essi non devono limitarsi a difendere gli interessi di categoria, devono occuparsi non solo dei lavoratori, ma anche dei consumatori e dei lavoratori dei Paesi più poveri, dove molte produzioni vengono delocalizzate.
Il Papa rileva che la globalizzazione ha fatto emergere il «nuovo potere politico» dei «consumatori e delle loro associazioni» e quindi c'è un etica anche negli «acquisti», intrecciata di "maggior sobrietà". L'invito è quello di percorrere le strade delle «cooperative di consumo».

Cibo e acqua

Sono «diritti» da garantire a tutti «senza discriminazione». Occorre un'autorità globale, cioè «un assetto di istituzioni economiche», che sia in grado di farlo di fronte alle crisi provocate da «cause naturali o dall'irresponsabilità politica nazionale e internazionale». Il Papa spiega anche le «tecniche di produzione agricola innovativa», in pratica gli Ogm, vanno considerate, dopo «adeguata verifica» per capire se rispettano l'ambiente e se servono a migliorare la condizione delle popolazioni più svantaggiate.

Rispetto per la vita

Non si può disgiungere dalle questioni relative allo sviluppo. Lo ribadisce più volte, criticando le politiche di governi e organizzazioni non governative che «diffondono la contraccezione e giungono a imporre l'aborto»: «L'apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica». Ratzinger critica inoltre la diffusione di una mentalità favorevole all'eutanasia, alle pratiche eugenetiche e alla selezione degli embrioni.

Il peccato nell'economia

L'economia ha bisogno di «influenze» morali. La convinzione di una presunta autonomia dell'economia ha «spinto l'uomo ad abusare dello strumento economico in modo persino distruttivo». Il mercato deve funzionare non solo sulla base del rispetto dei contratti, ma anche della giustizia distributiva e sociale. Deve produrre «coesione sociale» e non solo massimizzare il valore dei beni scambiati. A livello mondiale deve considerare i poveri una risorsa e non un fardello, secondo l'idea, che il Papa giudica sbagliata, per la quale l'economia di mercato ha bisogno di una quota di povertà e sottosviluppo per funzionare. Il mercato «non è il luogo della sopraffazione del forte sul debole». E nel mercato devono trovare spazio le imprese sociali, il no profit, il Terzo settore, cioè vere e proprie attività economiche che scelgono di agire con logiche diverse dal «puro profitto».
Il Papa parla di economia civile, una vera rivoluzione, ha spiegato ieri il professor Zamagni, che del Terzo settore è tra i principali teorici a livello mondiale, dove le imprese no profit non rinunciano affatto a produrre «valore economico». Lo fanno, scrive Ratzinger con una logica diversa, quella del «dono». E la politica lo deve permettere «senza contropartite». Insomma il nuovo sistema deve essere impostato su tre soggetti: «Il mercato, lo Stato e la società civile». Non deve prescindere da «capitale umano», perché la sola logica esclusiva «mercato-Stato» corrode la socialità. Tra le richieste vi è anche quella della «sussidiarietà fiscale» a livello globale, cioè la possibilità dei cittadini di decidere a chi destinare quote di imposte versate allo stato, come avviene in Italia per il 5 per mille.

Ecologia

Bisogna guardarsi da atteggiamenti ideologici e «neopagani». Non è vero sviluppo considerare la natura «più importante dell'uomo». La vera ecologia è quella che rivede gli stili di vita , non è incline all'«edonismo e al consumismo», né resta «indifferente ai danni che ne derivano».

Una nuova autorità mondiale

L'Onu non basta più e in ogni caso va riformato, perché sta venendo meno la sua capacità di protezione. Il Papa tuttavia chiede che una nuova «autorità politica mondiale» che governi la globalizzazione con «potere effettivo», rispettando le regole «della sussidiarietà e di solidarietà». Potrebbe nascere da una sorta di «Onu 2», ha spiegato Zamagni ieri, di cui fanno parte anche le Chiese e le organizzazioni della società civile. Nell'enciclica il Papa spiega che dovrebbe occuparsi di governare l'economia, gestire i flussi migratori, proteggere l'ambiente ed evitare le speculazioni sul cibo. Ma dovrà essere un'autorità da tutti riconosciuta.

© Copyright Eco di Bergamo, 8 luglio 2009

1 commento:

Anonimo ha detto...

Raffaella,ti segnalo qst intervista:

http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=MTW3F

Antonio