venerdì 25 settembre 2009
Fede e speranza al centro del viaggio di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca. Intervista al card. Vlk (Radio Vaticana)
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Fede e speranza al centro del viaggio di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca. Alla vigilia dell’arrivo del Papa a Praga, il cardinale Vlk si sofferma sulla vita della Chiesa in Cechia
Benedetto XVI inizia domani nella Repubblica Ceca il suo 13.mo viaggio apostolico internazionale. La visita, che durerà tre giorni, si svolge in occasione della festa di San Venceslao, Patrono principale del Paese. Il servizio del nostro inviato a Praga Sergio Centofanti:
“L’amore di Cristo è la nostra forza”: è il motto di questo viaggio apostolico che porterà il Papa a Praga, Brno, capitale della Moravia, e Stará Boleslav, luogo del martirio di San Venceslao. Benedetto XVI giunge nella Repubblica Ceca a 20 anni dalla caduta del regime comunista; una terra posta nel cuore dell’Europa e che – ha detto il Papa nell’Angelus di domenica scorsa – dopo essere passata attraverso i drammi del secolo scorso, ha bisogno come l’intero continente di ritrovare le ragioni della fede e della speranza:
“Sulle orme del mio amato predecessore Giovanni Paolo II, che visitò quel Paese per ben tre volte, anch’io renderò omaggio agli eroici testimoni del Vangelo, antichi e recenti, e incoraggerò tutti ad andare avanti nella carità e nella verità. Ringrazio fin d’ora quanti mi accompagneranno con la preghiera in questo viaggio, perché il Signore lo benedica e lo renda fruttuoso”.
La Cechia - con l’Estonia - è lo Stato europeo in cui è più diffuso l’ateismo. E ha uno dei più bassi livelli di natalità del mondo: le morti superano le nascite. Aborti e divorzi prosperano. Mancano le ragioni del vivere – dicono i vescovi del Paese – prevalgono egoismo e pessimismo. Anche la comunità cattolica è colpita da secolarizzazione e crisi d’identità. Su un 30% di fedeli solo un quinto è praticante. Scarseggiano le vocazioni sacerdotali. Di qui l’appello dei vescovi a vincere la timidezza della testimonianza, a non vergognarsi di manifestare le verità della fede. Nel tempo in cui era considerata oppio dei popoli in molti hanno pagato di persona per non rinnegarla. Era la Chiesa del silenzio, ma un silenzio eloquente. Del resto, questa è una terra di martiri: San Venceslao, duca di Boemia, voleva diffondere il cristianesimo, più di mille anni fa, portando giustizia e pace. A quanti gli si opponevano, diceva: “Se Dio vi dà noia, perché volete impedire agli altri di amarlo?”. Venne ucciso in una imboscata tesa dal fratello. “La Chiesa non cerca privilegi” – ha ribadito Benedetto XVI nella visita ad Limina dei vescovi cechi nel 2005 – e non ha “obiettivi di potere o di interesse egoistico”: chiede “solo di poter svolgere la sua missione” evangelizzatrice e di promozione umana per portare a tutti “nella gioia, la carità di Dio, che è Amore”. Quando le “viene riconosciuto questo diritto, in realtà, è l’intera società che ne trae vantaggio”. E indica le tante opere messe in atto dalla Chiesa in Cechia: ospedali, orfanatrofi, case per anziani e disabili, iniziative per i più poveri, consultori familiari e scuole. Il Papa viene nel cuore dell’Europa per incoraggiare quanti vivono in modo autentico la fede: sono un “piccolo granello di senape”, ma Dio non cessa di farlo crescere.
Ma quale significato ha per la Chiesa in Cechia questo viaggio del Papa? Sergio Centofanti lo ha chiesto al cardinale arcivescovo di Praga, Miloslav Vlk:
R. – Noi siamo un Paese in cui la fede cattolica, la fede cristiana, non è molto diffusa; la Chiesa è stata emarginata e lo è tuttora: siamo al margine! Nel periodo del controllo comunista, la maggioranza della Chiesa – soprattutto i laici – è rimasta passiva. E’ evidente, quindi, che il Santo Padre viene per rafforzare i fedeli: questo è il senso della sua venuta.
D. – Quali sono le sfide principali della Chiesa ceca, oggi?
R. – La Chiesa ceca, oggi, deve evolversi, aprirsi sempre più alla società, dialogare con essa perché ci sono – soprattutto tra i politici – tanti pregiudizi contro la Chiesa. E’ necessario mostrare attraverso il dialogo che i pregiudizi non sono veri.
D. – A 20 anni dalla caduta del comunismo, come è cambiata la situazione nel Paese?
R. – Politicamente, non c’è stato un grande progresso. Si è avviata una trasformazione economica, ma questa trasformazione si è fatta senza una base di valori. C’è tanta corruzione, non c’è una democrazia vera, seria, profonda.
D. – Lei ha vissuto la persecuzione comunista; per otto anni ha fatto il lavavetri a Praga. Come ricorda quel periodo?
R. – Per me – da un punto di vista spirituale – è stato un periodo molto forte, perché all’inizio avevo perso tutto: avevo perso la possibilità di svolgere pubblicamente il ministero sacerdotale, di predicare, di amministrare i Sacramenti e questa realtà mi ha portato a capire che Gesù Cristo è diventato Sommo Sacerdote sulla Croce, quando non ha potuto più muoversi, quando non ha potuto più benedire, quando non ha potuto più parlare. E io, in quel periodo, avendo perso tutto, mi sono sentito molto vicino a Gesù crocifisso e abbandonato e mi sono sentito veramente sacerdote. Per me è stata una grande grazia, perché ho scoperto di poter ritrovare Gesù, essere in contatto con Lui anche nel dolore, nelle situazioni negative – secondo le parole di Isaia nel capitolo 53, “l’uomo dei dolori”. In secondo luogo ho sperimentato la comunione con i fratelli, con i quali ho vissuto con Gesù in mezzo a noi, Gesù risorto – secondo la spiritualità focolarina – e questo mi ha sostenuto molto. Questa esperienza è stata molto, molto forte.
Domani, dopo la cerimonia di benvenuto, la prima tappa del Papa sarà la visita al Bambino Gesù di Praga nella chiesa di Santa Maria della Vittoria. Benedetto XVI sarà accolto da alcune famiglie con bambini; quindi si raccoglierà in preghiera silenziosa per imporre, subito dopo, una corona d’oro sulla statua raffigurante Gesù Bambino, un’opera in legno ricoperto di cera. Il Santuario è retto dai Carmelitani scalzi. Marketa Sindelarova ha intervistato il priore, padre Petr Sleich:
R. – Il luogo dove si espone la famosa statua del Gesù Bambino di Praga - che conoscono tanti italiani e tanti altri - è uno dei Santuari principali dell’arcidiocesi di Praga: da qui la devozione a Gesù Bambino si è diffusa un po’ in tutto il mondo. Infatti, ci sono tantissimi pellegrini di lingua inglese, spagnola, italiana, portoghese, francese, ed è proprio bello incontrare qui tutti questi visitatori che vengono con il cuore aperto ad affidare la propria vita e la vita dei propri cari a Gesù Bambino che sanno non essere un Dio che fa spavento ma un Dio che ci vuole tanto bene e che ha anche bisogno del nostro amore.
D. – Ci può raccontare la storia della statua del Gesù Bambino di Praga?
R. – La statua originale che si conserva qui al Santuario è un frutto spirituale della Spagna al tempo di Sant’Ignazio di Loyola e di Santa Teresa di Gesù, cioè siamo nel ’500 spagnolo. Da lì questa statua viene in possesso di una famiglia di Praga e 70 anni più tardi viene regalata a un convento di Carmelitani scalzi dove si conserva fino ad oggi. E’ bellissimo che quando è arrivata presso il convento subito si è diffusa una bella devozione perché tanta gente che ha pregato davanti a questo piccolo Gesù ha ricevuto delle grazie. Una delle prime grazie raccontate dalle cronache del monastero riguarda un confratello carmelitano scalzo che soffriva di depressioni forti: i diari del tempo ci dicono che i suoi confratelli nel convento erano molti grati a Dio per aver curato questo confratello. Sappiamo che nella fede non si devono calcolare solo i miracoli, gli eventi straordinari, ma anche tutti i momenti in cui Dio ci aiuta concretamente nel quotidiano. Per esempio molti hanno pregato qui per poter avere dei bambini. Abbiamo un caso di una famiglia italiana che ha vissuto a Londra e dopo lunghi anni di preghiere ci ha mandato una foto di due gemelli! Io dico alla gente che non so se sia stato un miracolo o un caso del tutto naturale, ma è più di un miracolo! Sono due bambini! E sono arrivati dopo che queste persone hanno pregato. Questo la gente lo capisce. Io dico: quando pregate Gesù Bambino, Lui vi ascolta e state attenti … perché dopo potete avere anche molto lavoro! Così il Papa vuole incontrare anche i bambini perché Cristo vuole incontrare i bambini; vuole dare l’esempio di uno che ricorda Gesù, di uno che prega, un esempio che va bene non solo per i bambini ma per noi tutti.
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