sabato 5 settembre 2009

I vescovi spengono le polemiche (Galeazzi)


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I vescovi spengono le polemiche

GIACOMO GALEAZZI

ROMA

Dallo scontro sulla libertà d’informazione alle consultazioni per la nomina del nuovo direttore di «Avvenire».
Il primo giorno dopo le dimissioni di Dino Boffo mescola la residua conflittualità per l’epilogo traumatico della vicenda e le decisioni «in maturazione» nei Sacri Palazzi. L’«input» da Roma è di placare le acque. «Ci è stato chiesto di evitare di alimentare polemiche», spiega il vescovo Luigi Negri».
Dalla Santa Sede così come dalle associazioni cattoliche arriva la richiesta di un giornale che sia «meno portavoce ufficiale e più giornale cattolico».
La parola decisiva sarà quella del cardinale Angelo Bagnasco, che, in linea con il suo stile collegiale di governo dell’episcopato, ascolterà i pareri del consiglio permanente convocato tra due settimane. Boffo finora aveva accentrato in sé la guida di Avvenire, della televisione dei vescovi Tv2000 (già Sat2000) e del circuito radiofonico Inblu. Era il supermanager dell’informazione cattolica voluto dall’allora presidente dei vescovi, Ruini, e accettato poi dal successore Bagnasco.
Con la sua uscita di scena, i vescovi intendono rivedere gli assetti e la struttura complessiva dei propri media, scorporando anche gli incarichi.
Sono molti i nomi che circolano sia per Avvenire sia per Tv2000 e per il suo telegiornale: dalle soluzioni interne (Gianni Cardinale, Stefano De Martis), a quelle di esterni di prestigio (Alberto Bobbio, Massimo Franco, Gianfranco Fabi), a quelle di «tecnici» ecclesiali come il direttore dell’agenzia di stampa vaticana «Fides», Luca De Mata e il portavoce di «Scienza e Vita», Domenico Delle Foglie.
Di sicuro nel Consiglio permanente ci sarà stavolta anche un assente con un diritto di voto molto pesante: il cardinale Bertone che già dal 2007 aveva annunciato pubblicamente il suo proposito di supervisionare l’attività della Cei una volta finita l’era Ruini. Intanto la «navigazione» del quotidiano dei vescovi è stata affidata «ad interim» a Marco Tarquinio che ieri ha replicato a Vittorio Feltri, secondo il quale le dimissioni sono affari interni alla Chiesa.
«Mandare un titolo a tutta pagina definendo Boffo un supermoralista avrà comunque un significato», osserva Tarquinio, che assicura «massima sobrietà» e racconta di essere stato sommerso «dalle testimonianze d’affetto e solidarietà dei lettori».
Ieri «Avvenire» ha dedicato ben sette pagine alla vicenda, sotto il titolo «Direttore galantuomo», ricordando i «15 anni di grande crescita con la direzione giusta» e la «violenta aggressione scatenata dal Giornale con la diffusione di una lettera anonima fatta passare per sentenza giudiziaria». Domenica sarà il sottosegretario Gianni Letta, in rappresentanza del governo, ad accogliere Benedetto XVI a Viterbo e ad accompagnarlo durante la sua sedicesima visita ufficiale in Italia. Spetta di nuovo a lui, l’instancabile tessitore dei rapporti con il Vaticano, il compito di rasserenare il clima dopo lo scandalo fatto esplodere dal quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi.
Sempre Letta, che è anche Gentiluomo di Sua Santità, aveva dovuto sostituire all’ultimo momento il premier durante la festa della Perdonanza all’Aquila e l’incontro con il segretario di Stato, Bertone, venerdì scorso, il giorno della prima «cannonata» sparata contro Boffo da Feltri. Nel programma non è previsto nessun colloquio privato tra il Pontefice e Letta, ma anche i saluti, le frasi, avranno la loro importanza in un momento così delicato dopo il susseguirsi di bufere politiche e mediatiche, per le critiche della Chiesa alla politica dell’Italia in materia di immigrazione, per i rilievi di «Avvenire» sulla vita privata di Berlusconi e per il conseguente attacco a Boffo.
La stampa estera sottolinea le crepe tra governo e Vaticano. Nei giorni scorsi, però, il direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, uomo molto vicino a Bertone, ha puntualizzato che i rapporti bilaterali sono e rimangono eccellenti e che Avvenire aveva in alcuni casi esagerato.

© Copyright La Stampa, 5 settembre 2009 consultabile online anche qui.

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