sabato 29 agosto 2009

«La Chiesa non interviene nelle polemiche di parte» (Tornielli)


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«La Chiesa non interviene nelle polemiche di parte»

di Andrea Tornielli

Roma

«C’è chi vorrebbe una Chiesa sempre pronta alle pubbliche condanne, invece che alla cura individuale delle coscienze».
Lo scrive su L’Osservatore Romano di oggi la storica Lucetta Scaraffia, in un articolo che polemizza con l’editoriale pubblicato ieri sulla prima pagina di Repubblica dal teologo Vito Mancuso.
Mancuso, iniziando il pezzo con la frase «Nella Chiesa antica la penitenza era una cosa seria», aveva duramente criticato il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, per aver deciso di partecipare alla cena all’Aquila (poi cancellata) insieme al premier Silvio Berlusconi, a conclusione della festa della Perdonanza.
E ricordando il sacrificio di Giovanni il Battista, decapitato da Erode Antipa per aver pubblicamente additato la sua condotta dissoluta, Mancuso osservava: «Evidente che (il Battista, ndr) era un primitivo, ben al di sotto delle sottili distinzioni che si teorizzano in questi giorni al Meeting di Rimini e che consentono al Segretario di Stato del Vaticano di cenare serenamente con l’attuale capo del governo italiano elevandosi mille miglia più in alto rispetto alla rozzezza del Battista con quel suo modo irrituale di sindacare sulla vita sentimentale del leader del suo tempo».
Il paragone non è passato certo inosservato nei sacri palazzi e così il quotidiano del Papa ha prontamente messo in pagina una replica definendo l’articolo di Mancuso «carente particolarmente sul piano storico: proprio quel tipo di sapere di cui il teologo si serve per attaccare il cardinale Segretario di Stato per un incontro che sarebbe dovuto avvenire in un’occasione istituzionale ben definita».
«Mancuso dovrebbe sapere - continua la Scaraffia - che anche nella Chiesa di oggi la penitenza è una cosa seria, tanto da non dover venire confusa con polemiche contingenti come quelle a cui sono usi i giornali».
La storica, sulle colonne dell’Osservatore, contesta a Mancuso di aver dimenticato che a partire dalla metà del Duecento, la confessione è individuale e auricolare, «cioè si svolge fra il penitente e il confessore, ed è segreta, come lo è la penitenza. Un metodo che ha senza dubbio favorito il ravvedimento di molti peccatori, ma che soprattutto è alla base della nascita dell’individualismo nella civiltà occidentale».
Poi il finale polemico, con evidente riferimento alle recenti vicende che hanno coinvolto il presidente del Consiglio: «Ma evidentemente questa segretezza non piace a tutti: c’è chi vorrebbe una Chiesa sempre pronta alle pubbliche condanne - continua Lucetta Scaraffia - invece che alla cura individuale delle coscienze. Almeno in alcuni casi particolari, perché in genere le prese di posizione pubbliche della Chiesa sui comportamenti sessuali sono criticate con forza, in quanto considerate indebite ingerenze».
«Alla Chiesa, in altre parole, si chiede proprio il contrario di quello che è un comportamento morale: la condanna del peccatore, ma non del peccato.
Questo sì - fa osservare la storica - sarebbe una prova di nichilismo e di coinvolgimento partigiano in vicende politiche contingenti: proprio quello che invece Benedetto XVI e il cardinale Bertone cercano di evitare».

© Copyright Il Giornale, 29 agosto 2009 consultabile online anche qui.

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