giovedì 17 settembre 2009

Padre Federico Lombardi in Portogallo: Un tempo favorevole per la comunicazione ecclesiale (Osservatore Romano)


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Padre Federico Lombardi in Portogallo

Un tempo favorevole per la comunicazione ecclesiale

Fátima, 16. Un'opportunità. Perfino una necessità. Certamente non uno strumento superfluo, soprattutto in un'epoca come l'attuale in cui il mondo dell'informazione, e i suoi meccanismi, finiscono per condizionare enormemente il modo di pensare e d'agire di tanta parte della popolazione. È il convincimento del direttore della Sala stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi, che è intervenuto a Fátima sul tema delle Giornate delle comunicazioni sociali del Portogallo: "Uffici stampa nella Chiesa: lusso o necessità?". Il momento attuale - ha detto - apre molte possibilità alla comunicazione sociale della Chiesa, che è e resta "innanzitutto un servizio al Vangelo di Gesù Cristo".
L'incontro è stato introdotto da don António Rego, direttore del Segretariato nazionale delle comunicazioni sociali dell'episcopato portoghese, il quale ha ricordato la lunga esperienza maturata da padre Lombardi, non solo alla guida della Sala stampa, ma anche alla Radio vaticana e al Centro televisivo vaticano. Così come ne ha ricordato "la partecipazione a tutti i principali avvenimenti che finora hanno caratterizzato il Pontificato di Benedetto XVI".
Proprio anche in forza di questo suo grande bagaglio professionale padre Lombardi ha con chiarezza sottolineato la necessità, per le istituzioni ecclesiastiche, d'organizzare e strutturare correttamente uffici stampa o comunque realtà in grado di relazionarsi con il mondo delle comunicazioni sociali. E ha condensato in dieci punti consigli, suggerimenti e regole per una corretta informazione ecclesiale, cercando anche di fornire un adeguato profilo professionale per chi deve occuparsi della comunicazione della Chiesa.
Chi lavora in un ufficio stampa - ha ricordato Lombardi - "non ha immediatamente, e in primo luogo, un compito di comunicazione destinato a un vasto pubblico", quanto "un dovere di comunicazione verso i comunicatori sociali, che a loro volta, per tappe successive, raggiungono il pubblico più ampio". E ha affermato che "non dobbiamo partire dal presupposto che i giornalisti siano insidiosi o malintenzionati". Al contrario, è bene "essere coscienti che ci sono giornalisti di tutte le tendenze e di tutti gli atteggiamenti e che dobbiamo cercare di dare a ciascuno un aiuto perché possa compiere un passo nella giusta direzione: da parte nostra, dobbiamo metterlo nelle condizioni di poter dare una buona informazione, se è disposto a farlo".
Per il gesuita, i professionisti della comunicazione della Chiesa non sono "persone che fanno propaganda politica, difensori d'interessi particolari o semplici professionisti del giornalismo". Essi debbono essere "in primo luogo credenti e cristiani. Ciò che ci interessa di più è che il Vangelo di Gesù Cristo sia conosciuto e compreso attraverso la parola e la testimonianza della Chiesa. Se questo non avviene stiamo perdendo tempo".
Circa l'atteggiamento del magistero della Chiesa nel campo della comunicazione sociale, padre Lombardi ha segnalato che "è stato sempre positivo, fin dall'inizio; anche se prudente e realista circa le possibili ambiguità e i rischi, li ha sempre affrontati come strumenti utili per l'annuncio del Vangelo in ambiti molto vasti, superiori a quelli che ciascuno di noi può raggiungere attraverso il contatto diretto con le persone".
Parlando delle caratteristiche del servizio degli uffici stampa, padre Lombardi ha detto che "non dobbiamo mai smettere di insistere sull'uso di un linguaggio chiaro, semplice e comprensibile, non troppo astratto e complicato, o tecnico". Così come "il dire sempre la verità è la premessa fondamentale per affrontare anche la situazione più difficile".
La necessità della rapidità dell'informazione è un altro suggerimento: "È opportuno essere disponibili e rispondere - personalmente o attraverso un delegato - quando ci cercano per telefono o per e-mail". Perché, "quanto prima si dà la risposta o l'informazione corretta, meglio è". E, come regola generale, "se ne siamo capaci, è meglio essere noi a orientare l'informazione, dandola per primi, piuttosto che correre dietro a informazioni non corrette".

(©L'Osservatore Romano - 17 settembre 2009)

Mah...mah...mah!
Leggo:

Chi lavora in un ufficio stampa - ha ricordato Lombardi - "non ha immediatamente, e in primo luogo, un compito di comunicazione destinato a un vasto pubblico", quanto "un dovere di comunicazione verso i comunicatori sociali, che a loro volta, per tappe successive, raggiungono il pubblico più ampio".

Questo e' il problema! E' proprio questa convinzione che deve cambiare in un mondo che esige l'accesso diretto alle fonti.
Manca inoltre la celerita' di reazione (non in tutti i casi).

R.

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