lunedì 20 aprile 2009
Il Papa: «Durban II un passo importante contro il razzismo» (Il Tempo)
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Il Papa: "Come ho avuto modo di affermare di recente, non mi sento mai solo. Ancor più in questa singolare settimana, che per la liturgia costituisce un solo giorno, ho sperimentato la comunione che mi circonda e mi sostiene: una solidarietà spirituale, nutrita essenzialmente di preghiera, che si manifesta in mille modi" (Regina Coeli)
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Santa Sede presente a Ginevra
Il Papa: «Durban II un passo importante contro il razzismo»
CASTEL GANDOLFO Benedetto XVI ha scelto la pace di Castel Gandolfo per trascorrere il quarto anniversario del suo pontificato.
Ottantadue anni compiuti da pochi giorni, Papa Ratzinger ha toccato in un anno quattro continenti: America, Australia, Africa e, in mezzo, l'europea Francia.
Tra poco toccherà anche i primi confini dell'Asia, con il bramato viaggio in Terra Santa. Le polemiche seguite alla revoca della scomunica dei quattro vescovi lefebvriani e alle affermazioni negazioniste di uno di loro e quelle sull'efficacia dei preservativi nella lotta contro l'Aids ne hanno fatto da contrappunto, lasciandosi dietro uno strascico di ostilità che ha coinvolto anche Stati e governi. A dispetto dei pessimisti, Benedetto XVI si è affacciato ieri al balcone del palazzo apostolico di Castel Gandolfo con aria serena, ringraziando per la «coralita» dell'affetto dimostrata dai tanti augurie. Nessuna cerimonia visto che il pontefice non ha mai cessato di seguire con attenzione le vicende del terremoto d'Abruzzo, dove si recherà il prossimo 28 aprile.
Ieri ha celebrato il Regina Coeli senza dimenticare l'imminente Conferenza di Durban sul razzismo: «È un'iniziativa importante, perché ancora oggi, nonostante gli insegnamenti della storia, si registrano tali deplorevoli fenomeni».
Al Regina Coeli, la preghiera che in questo periodo dell'anno sostituisce l'Angelus, ha ringraziato con gioia dei molti auguri, giunti, fra gli altri, dalle massime autorità dello Stato italiano, primo fra tutti il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dal presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. E ha spiegato di aver sperimentato, soprattutto in questi giorni di Pasqua, «la comunione che mi circonda e mi sostiene: una solidarietà spirituale, nutrita essenzialmente di preghiera, che si manifesta in mille modi. A partire dai miei collaboratori della Curia Romana fino alle parrocchie geograficamente più lontane, noi cattolici formiamo e dobbiamo sentirci una sola famiglia».
© Copyright Il Tempo, 20 aprile 2009 consultabile online anche qui.
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