domenica 19 aprile 2009
Benedetto XVI, quattro anni dopo (Umanesimo Cristiano)
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Su segnalazione della nostra Gloria leggiamo questa bella analisi di "Umanesimo Cristiano" in occasione del quarto anno di anniversario del Pontificato di Papa Benedetto XVI.
R.
Benedetto XVI
Quattro anni dopo
Erano le 17,50 del 19 aprile 2005, l’ora in cui il cardinale protodiacono, affacciato alla loggia centrale della Basilica Vaticana, annunciava il gaudium magnum: il cardinale Joseph Ratzinger era stato eletto Vescovo di Roma e aveva assunto il nome di Benedetto.
Il 19 aprile 2009 inizia, così, il quinto anno di pontificato! Il quinto anniversario della elezione.
Dal primo giorno, il Papa ha dimostrato non solo di essere un maestro della verità, ma anche un padre della carità e dell’amore.
Si potrebbe siglare con queste parole il ministero di Pastore della Chiesa Universale di colui che si è presentato come “umile operaio della vigna del Signore”
Davvero Benedetto XVI si è rivelato in questi quattro anni trascorsi un grande Padre della Chiesa.
In ogni suo gesto, in ogni suo atto durante non ha soltanto illuminato il mondo con la sua dottrina, con le sue parole, con le sue omelie, ma soprattutto con il suo amore: tutto quello che il Papa ha insegnato e tutto quello che ha fatto è stato orientato al senso dell’amore di Dio che si è manifestato in Cristo Gesù.
Ecco: quella del Cristocentrismo è la cifra del pontificato benedettino. Il Papa ricorda alla Chiesa di “lasciarsi raggiungere da Cristo”: un Cristo che ama l’uomo, che ama la vita, che costruisce la famiglia cristiana, che rivela al mondo il senso della vera gioia, il senso di Dio.
Nell'omelia di inizio del Pontificato, Benedetto XVI affermava di non aver un proprio programma, se non quello che ci viene dal Signore Gesù Cristo: era questo un chiaro richiamo a ciò che è essenziale nel cristianesimo.
Per questo – dice il Papa – al mondo manca Dio e per questo vive nell’angoscia, nel nichilismo, nel non-senso.
Di fonte a un generale indebolimento della fede, che papa Benedetto vede percepibile in tutto il mondo, dentro e fuori la Chiesa. la sua risposta è quella di accompagnare l’uomo di oggi al Dio di Gesù Cristo.
E’ tutto qui questo Papa e lo si riconosce sempre di più in questa sua essenzialità!
In questo quadro non è difficile individuare in questo annuncio la priorità del Pontificato. Oggi Dio è troppo facilmente messo al margine della nostra vita, protesa al "fare" e al godere-consumare; Dio che è espressamente negato da una "metafisica" evoluzionistica che riduce tutto alla natura, o più frequentemente è dichiarato non conoscibile in base al principio veluti si Deus non daretur; quel Dio, infine, di cui è stata proclamata la "morte", con l'affermarsi del nichilismo e con la conseguente caduta di tutte le certezze.
Per Papa Benedetto il primo impegno pastorale è dunque riaprire la strada a Dio che ha un nome, Gesù Cristo. Gesù Cristo infatti è la via a Dio Padre, è la sostanza del cristianesimo, è il nostro unico Salvatore. Perciò è terribilmente pericoloso il distacco tra il Gesù della storia e il Cristo della fede, distacco che è frutto di un'assolutizzazione unilaterale del metodo storico-critico e più precisamente di un impiego di questo metodo sulla base del presupposto che Dio non agisca nella storia.
La seconda priorità del Pontificato è la preghiera.
Non soltanto quella personale ma anche e soprattutto la preghiera liturgica della Chiesa. Benedetto l’aveva anticipato in tempi non sospetti: "La liturgia della Chiesa è stata per me, fin dalla mia infanzia, l'attività centrale della mia vita ed è diventata anche il centro del mio lavoro teologico". Oggi è il centro del suo Pontificato.
E la gente l’ha capito: la gente accorre. Dove c’è il Papa là c’è il suo popolo. I suoi viaggi riscuotono un successo e un’attenzione del pubblico superiore alle attese più rosee convinto di fronte a una Persona che dice delle cose forti e importanti.
La popolarità di questo Papa non è nel gesto, ma esattamente in quello che dice e in quello che fa: egli va a toccare quei temi che l’ascoltatore comune percepisce come quelli essenziali, come quelli che toccano la vita di ciascuno nel senso profondo della parola, di quelli che toccano il destino dell’uomo e del mondo.
Sono stati coronati da successo dei viaggi internazionali negli Stati Uniti, Australia, Francia; è riuscito splendidamente il Sinodo sulla «parola di Dio»; e la stessa polemica scoppiata sulla pubblicazione della revoca da parte di Benedetto XVI della scomunica ai quattro vescovi anti-conciliari ordinati dallo scismatico Marcel Lefebvre nel giugno 1988 ha visto ai miei occhi un Papa grande, misericordioso, vero padre.
La lettera che ha dovuto scrivere ai Vescovi del mondo è stata un capolavoro patristico: un gesto audace, una lettera senza precedenti, in cui spiega il significato del suo gesto e ribadisce la “linea” del suo pontificato: riportare gli uomini a Dio, lavorare per l’unità della Chiesa.
Benedetto XVI non ha taciuto che egli non ha sofferto tanto per le difficoltà, il remare contro, le incomprensioni le critiche e contestazioni a pioggia arrivate da alcuni leader politici e di governo, quanto piuttosto dall’atteggiamento ostile di taluni episcopati europei e dalla la stessa Curia romana.
Anche il viaggio in Africa è stato fonte di incomprensione da parte del business degli anticoncezionali. In verità la soluzione proposta dal Santo Padre è da ricercare in due direzioni: da una parte nell’umanizzazione della sessualità e, dall’altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l’impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti.
Le parole chiare di Benedetto XVI e strumentalizzate dai media occidentali sull’uso del preservativo hanno posto il Papa nella posizione di essere attaccato con foga, bollato come “irresponsabile”, mentre taluni governi europei si sono mobilitati contro di lui.
Con un passo, inconsueto nelle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Regno del Belgio, l’Ambasciatore presso la Santa Sede ha fatto parte della Risoluzione con cui la Camera dei Rappresentanti del Belgio ha chiesto al proprio governo di condannare le dichiarazioni inaccettabili del Papa in occasione del suo viaggio in Africa e di protestare ufficialmente presso la Santa Sede.
La Segretaria di Stato ha deplorato che una Assemblea Parlamentare abbia creduto opportuno di criticare il Santo Padre sulla base di un estratto d’intervista troncato e isolato dal contesto, che è stato usato da alcuni gruppi con un chiaro intento intimidatorio, quasi a dissuadere il Papa dall’esprimersi in merito ad alcuni temi, la cui rilevanza morale è ovvia, e di insegnare la dottrina della Chiesa.
Ma papa Benedetto non è retrocesso di un solo passo. Anzi giunto in Terra d’Africa ha ri-esposto più compiutamente il suo pensiero.
Ed è stato confortante costatare che le considerazioni di ordine morale sviluppate dal Santo Padre sono state capite e apprezzate, in particolare dagli africani e dai veri amici dell’Africa, nonché da alcuni membri della comunità scientifica.
Tra 20 giorni il Papa si recherà in Terra Santa, dove non andrà solo come pellegrino, ma anche come portatore di «un messaggio di riconciliazione, di perdono e di pace per tutti i popoli che vivono in quelle terre».
In questo quinto anno di Pontificato papa Benedetto dovrebbe dare alla Chiesa una nuova enciclica sociale e, forse, il secondo volume del Gesù di Nazaret.
A giugno si chiuderà l’Anno Paolino e si aprirà l’anno sacerdotale.
Si continuerà a parlare di Africa con il Sinodo speciale di ottobre, mentre a settembre il Papa è atteso in Repubblica Ceca e nel 2010 dovrebbe tornare in Germania.
Diverse anche le tappe italiane in programma: Cassino, San Giovanni Rotondo, Viterbo e Bagnoregio, Brescia .
Premesso che è impossibile riassumere i 4 anni di pontificato di Benedetto XVI in poche pagine, stante la loro intensità e la pregnanza, credo che vi sia una sintesi che può illuminare il quadriennio trascorso e gettare nuova luce sugli anni futuri.
Papa Benedetto invita la Chiesa e gli uomini e le donne di questo terzo millennio, anche quegli uomini di buona volontà che non riescono a credere, a vivere veluti si Deus daretur, come se Dio esistesse. E al tempo stesso invita tutti gli uomini a tenere lo sguardo fisso verso Dio e in base a questo sguardo comportarsi nella vita. Soltanto così Dio potrà tornare nel mondo.
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