mercoledì 1 aprile 2009
La tappa del Papa a Yaoundé (Camerun): Così la corruzione schiaccia il Continente (Bobbio)
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PAPA
LA TAPPA DEL PAPA A YAOUNDÉ, CAPITALE DEL CAMERUN
COSÌ LA CORRUZIONE SCHIACCIA IL CONTINENTE
In questo Paese che è specchio di tutta l'Africa, Benedetto XVI ha esposto la sua analisi dei mali africani, vecchi e nuovi.
Alberto Bobbio
Yaoundé, Camerun
«Mai rimanere in silenzio davanti al dolore o alla violenza, alla povertà o alla fame, alla corruzione o all’abuso di potere». È lui, Benedetto XVI, il "leone d’Africa".
L’abbraccia la gente del Camerun, lo stringe per le strade della capitale.
Il leone è il simbolo di questo Paese, che sta in cima alla classifica mondiale della corruzione.
Benedetto XVI parla davanti al presidente Paul Biya al potere da 27 anni, che l’anno scorso ha cambiato la Costituzione per restarvi a vita, e i vescovi lo hanno criticato. In Camerun la Chiesa soffre perché proclama il Vangelo. Negli ultimi vent’anni sono stati uccisi due vescovi, otto preti, quattro suore, oltre al direttore dell’Effort Camerounais, il giornale cattolico di Yaoundé, padre Joseph Mbassi, che stava pubblicando un’inchiesta sul traffico illegale d’armi. L’ultimo sacerdote lo hanno ammazzato alla vigilia di Natale.
Il Papa arriva e conferma: «Il Vangelo va proclamato con forza e chiarezza».
Per tre giorni il presidente Biya non lo lascia, assiste ai Vespri, partecipa alla Messa. I giornali pubblicano solo foto del Papa con lui, la città è piena di manifesti dove, in un fotomontaggio, Ratzinger è sempre accanto a Biya. L’anziano cardinale Tumi, di Duala, la capitale economica del Paese, chiede al presidente di non ripresentarsi alle elezioni nel 2010 per "il bene del Camerun" e denuncia la totale immobilità delle indagini sui sacerdoti uccisi.
La Conferenza episcopale ha preparato un dossier, chiedendo a Benedetto XVI di parlarne nell’incontro privato con Biya.
Il Camerun è lo specchio dell’Africa, terra di martiri e missionari, terra che soffre di rapine occidentali e di ottusità del potere, terra che ha bisogno di un nuovo leone. La missione di Benedetto XVI in Camerun aveva uno scopo: consegnare ai vescovi il documento che prepara il Sinodo speciale per l’Africa che si svolgerà a ottobre in Vaticano.
Così la prima tappa del viaggio è divenuta un’analisi sulla situazione del continente.
Ratzinger non ha tralasciato nulla. Ha evocato la piaga storica della schiavitù che oggi prende altre forme, con il «traffico di esseri umani, e specialmente di donne e bambini».
Poi ci sono «la globale scarsità di cibo», «lo scompiglio finanziario», «i modelli disturbati di cambiamenti climatici», di cui l’Africa soffre «sproporzionalmente» più di tutti. Ma c’è anche la famiglia, che è una delle preoccupazioni dei vescovi di qui.
La povertà delle campagne, il miraggio di una vita migliore nelle grandi città hanno fatto crescere a dismisura gli slum anche attorno a Yaoundé.
A rischio emarginazione
Si sono spezzati i legami di villaggio, che permettevano agli orfani di crescere e agli anziani di non rimanere soli. Invece oggi anche nelle città africane aumenta a dismisura il fenomeno dei bambini di strada e dell’abbandono degli anziani. A Yaoundé se ne occupano i missionari del Pime. Solo la Chiesa si china sui drammi africani.
Il documento preparatorio del Sinodo lo spiega senza giri di parole: «La globalizzazione tende a emarginare il continente africano».
Ma aggiunge che «le società africane sono in parte responsabili e in parte vittime: in connivenza con uomini e donne del continente africano, forze internazionali sfruttano la miseria del cuore umano che non è specifica delle società africane». Qualche volta accade anche per gli uomini di Chiesa. Non basta essere soddisfatti per il grande aumento dei cattolici africani, passati dai cinque milioni dell’inizio del ’900 ai quasi 200 di oggi, ma occorre impostare una «pastorale migliore».
Sotto accusa vanno dirigenti politici che danno prova di insensibilità «verso i bisogni del popolo, perseguono interessi personali, disprezzano le nozioni di bene comune, perdono il senso dello Stato e dei princìpi democratici», elaborano «politiche faziose, partigiane, clienteliste, etnocentriche e incitano alla divisione per poter regnare», trasformano l’autorità in potere e non in servizio.
Il risultato è una «grave mancanza di cultura politica», che spiega la violazione «senza scrupolo» dei diritti umani e perfino la «strumentalizzazione della religione». E anche l’impegno di chi vuole «creare ricchezza per ridurre la povertà» viene pesantemente rallentato dal «malfunzionamento delle istituzioni statali», da «tasse eccessivamente alte e a volte illecite», dalla «mancanza di una politica agraria».
L’invasione delle multinazionali
Il documento individua la principale responsabilità: «I programmi di ristrutturazioni delle economie africane, proposti dalle grandi istituzioni finanziarie internazionali, si sono rilevati funesti» e hanno provocato «l’indebolimento delle economie africane».
Le multinazionali «continuano a invadere gradualmente il continente africano per appropriarsi di risorse naturali» e «schiacciano le compagnie locali», con «la complicità dei dirigenti africani». In questo modo la «rilassatezza morale, la corruzione, il materialismo» deteriorano «l’identità culturale».
Ma nel testo viene chiesta una «vigilanza speciale» su alcune «credenze e pratiche negative delle culture africane», tra cui la stregoneria che «lacera le società dei villaggi e delle città e, in nome della cultura o della tradizione ancestrale», riduce la donna a «vittima delle disposizioni in materia di eredità e dei riti tradizionali di vedovanza, della mutilazione sessuale, del matrimonio forzato e della poligamia», una pratica che «sfigura il volto sacro del matrimonio e della famiglia».
La Chiesa cattolica oggi fatica a gestire scuole e ospedali, che, spesso, per mantenersi, hanno «costi proibitivi per i poveri». Eppure ricorda che «rifiutare di essere povero è la rivendicazione di un diritto umano fondamentale, fondato sulla destinazione universale dei beni della terra». Non c’è nessuno, oggi, che parla così chiaro.
© Copyright Famiglia Cristiana n. 13/2009
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