martedì 31 marzo 2009

Anticipazioni sul libro del Prof Vian "In difesa di Pio XII" da domani in libreria (speciale di Salvatore Izzo)


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E' con grande piacere e profonda gratitudine che pubblichiamo queste anticipazioni di Salvatore Izzo sul volume, in uscita domani, "In difesa di Pio XII". Le ragioni della storia a cura di Giovanni Maria Vian.
R.

PIO XII: MIELI LO DIFENDE, ROOSVELT E CHURCHILL ZITTI SU SHOAH

(AGI) - CdV, 31 mar.

Salvatore Izzo

"Prendere per buone le accuse a Pacelli equivale a trascinare sul banco dei presunti rei, con gli stessi capi di imputazione, Roosevelt e Churchill, accusandoli di non aver pronunciato parole piu' chiare nei confronti delle persecuzioni antisemite".
Lo scrive Paolo Mieli, coautore del volume "In difesa di Pio XII", edito da Marsilio come "contributo alla verita' storica su Pio XII" a cura di Giovanni Maria Vian, il direttore del'Osservatore Romano. Storico di valore, oltre che giornalista, a fronte della mancata denuncia degli anglo-americani sui campi di sterminio, la cui esistenza era ben nota a i due leader, che pure erano in guerra con la Germania nazista, Mieli si chiede: "come si puo' sindacare all'interno di una guerra e in piu' nei confronti di una personalita' disarmata com'e' un Papa? La speciosita' di questa offensiva nei confronti di Pio XII - sottolinea il direttore del Corriere della Sera - appare davvero sospetta a qualsiasi persona in buona fede ed e' una speciosita' a cui e' doveroso opporre resistenza".
In proposito Mieli ricorda la grande azione dispiegata dalla Chiesa Cattolica a favore degli ebrei: "a Roma, a fronte dei duemila deportati, diecimila loro correligionari riuscirono a salvarsi". E se non tutti "li salvo' la Chiesa di Pio XII, pero' senz'altro la Chiesa contribui' a trarne in salvo la maggior parte. Ed e' impossibile che il Papa non fosse a conoscenza di quello che facevano preti e suore che rispondevano alle sue gerarchie. Il risultato - ricorda Mieli - fu che per anni e anni personalita' importantissime del mondo ebraico hanno riconosciuto questo merito nominando esplicitamente Pio XII come grande artefice di quei salvataggi".
Pero', rileva, "di queste testimonianze si e' persa ormai quasi traccia".
Paolo Mieli, che alcuni mesi fa era stato intervistato dall'Osservatore Romano su questi temi dei quali per la prima volta scrive in modo organico nel volume di Marsilio, cita alcuni "scampoli" di queste testimonianze nel suo capitolo: nel 1944 il gran rabbino di Gerusalemme, Isaac Herzog, dichiara che "il popolo d'Israele non dimentichera' mai cio' che Pio XII e i suoi illustri delegati, ispirati dai principi eterni della religione che stanno alla base di un'autentica civilta', stanno facendo per i nostri sventurati fratelli e sorelle nell'ora piu' tragica della nostra storia", e nello stesso anno, il sergente maggiore Joseph Vancover decrive i "grandi sforzi non scevri da pericoli sono stati fatti per nascondere e nutrire gli ebrei durante i mesi dell'occupazione tedesca" affermando che il Vaticano e' stato il centro di ogni attivita' di assistenza e salvataggio nelle condizioni della realta' e del dominio nazista". Inoltre, dopo la liberazione della citta', il commissario straordinario delle comunita' israelitiche di Roma, Silvio Ottolenghi chiese a Pio XII di concedere un'udienza agli ebrei romani che volevano "andare in massa a ringraziarlo". "Oggi purtroppo - osserva pero' Mieli - l'attenzione su Pio XII e' talmente forte che anche un normale dibattito storiografico s'incendia. E a causa di queste polemiche puo' accadere che nella settima sala di Yad Vashem, il museo ebraico della Shoah a Gerusalemme, venga esposta una foto di Pio XII con una didascalia che definisce 'ambiguo' il suo comportamento al cospetto del nazismo". Ma "cosa e' emerso di cosi' grave da provocare questo radicale capovolgimento di giudizio?". Secondo il
giornalista e storico che sta per lasciare lla dorezione del Corriere, "niente.
Assolutamente niente. E' successo che nel corso degli anni, a seguito unicamente di un sacrosanto cambiamento di percezione dello sterminio degli ebrei, si e' diffusa la leggenda nera di Pio XII: si e' formato un senso comune per cui Pio XII viene visto come un Pontefice addirittura complice del Fuhrer nazista. Una cosa pazzesca".
Mieli non nasconde nel suo saggio che ci sono responsabilita' anche di cattolici nella devastazione della memoria di Pio XII, che di fatto ha avuto una sponda all'interno della Chiesa stessa in quella fazione "che contrapponeva a Pio XII la figura di Giovanni XXIII" presentato "come un Papa che avrebbe avuto nel corso della seconda guerra mondiale quelle sensibilita' che invece Pio XII non aveva avuto".
Ma il danno maggiore al ricordo di Pacelli e' stato compiuto da chi ne ha accreditato l'immagine, conclude Mieli, "come il cappellano della grande offensiva anticomunista nella guerra fredda". Fu un'operazione "fuorviante: quel Pontefice fu naturalmente antimarxista e di questo antimarxismo gli e' stato presentato un conto salatissimo che ne ha deformato l'immagine attraverso rappresentazioni teatrali, pubblicazioni e film". "Qualsiasi storico - conclude - abbia un atteggiamento non pregiudiziale e provi a conoscere Pacelli attraverso i documenti, non puo' che rimanere stupito di questa leggenda nera che non ha alcun riscontro. Pio XII e' stato un grande Papa, all'altezza della situazione sia nella seconda guerra mondiale sia nei primi anni della guerra fredda".

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PIO XII: PROF. VIAN, HA PAGATO PER IL SUO ANTICOMUNISMO

(AGI) - CdV, 31 mar.

Giudizi positivi quasi unanimi nel 1958, mezzo secolo fa, accompagnarono la scomparsa di Pio XII: come e' stato allora possibile un simile rovesciamento d'immagine, verificatosi per di piu' nel giro di pochi anni, piu' o meno a partire dal 1963?". Se lo chiede il direttore dell'Osservatore Romano, lo storico Giovanni Maria Vian, che firma l'introduzione al volume "In difesa di Pio XII", edito da Marsilio come "contributo alla verita' storica su Pio XII".
Per il prof. Vian, "i motivi sono principalmente due. Il primo risiede nelle difficili scelte politiche compiute da Pio XII sin dall'esordio del Pontificato, poi durante la tragedia bellica, e infine al tempo della guerra fredda. La linea assunta negli anni del conflitto dal Papa e dalla Santa Sede, avversa ai totalitarismi ma tradizionalmente neutrale, nei fatti fu invece favorevole all'alleanza antihitleriana e si caratterizzo' per uno sforzo umanitario senza precedenti, che salvo' moltissime vite umane. Questa linea fu comunque anticomunista, e per questo, gia' durante la guerra, il Papa comincio' a essere additato dalla propaganda sovietica come complice del nazismo e dei suoi orrori". E, come e' noto, "nel rilancio delle accuse sovietiche e comuniste, ripetute con insistenza durante la guerra fredda, ebbe un ruolo decisivo il dramma 'Il vicario' di Rolf Hochhuth, rappresentato per la prima volta a Berlino il 20 febbraio 1963 e tutto giocato sul silenzio di un Papa dipinto come indifferente davanti alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei".
La "seconda ragione" che ha provocato la devastazione dell'immagine di Pio XII, per il direttore dell'Osservatore, "fu l'avvento del successore, Angelo Giuseppe Roncalli, "descritto gia' molto tempo prima del conclave come candidato (e, una volta eletto, come Papa) 'di transizione', in ragione soprattutto dell'eta' avanzata, prestissimo venne salutato come 'il Papa buono', e senza sfumature sempre piu' contrapposto al predecessore: per il carattere e lo stile radicalmente diversi, ma anche per la decisione inattesa e clamorosa di convocare un Concilio".
La contrapposizione con Papa Giovanni, scrive Vian, "venne accentuata soprattutto dopo la morte di quest'ultimo e l'elezione di Giovanni Battista Montini (Paolo VI), anche perche' fu favorita dalla polarizzazione dei contrasti, al tempo del Vaticano II, tra conservatori e progressisti, che trasformarono in simboli contrapposti i due papi scomparsi".
"Di fronte all'estensione della polemica in Inghilterra, a difendere Pio XII - ricorda Vian - scese in campo il cardinale Montini, gia' stretto collaboratore di Pacelli, con una lettera alla rivista cattolica 'The Tablet'".
Il messaggio arrivo' alla rivista il giorno della sua elezione al pontificato, il 21 giugno, e fu pubblicata anche sull'Osservatore Romano del 29 giugno. "Un atteggiamento di condanna e di protesta, quale costui rimprovera al Papa di non avere adottato, sarebbe stato - affermava Papa Montini - oltre che inutile, dannoso; questo e' tutto". Per il Papa che porto' a termine il Concilio, "non si gioca con questi argomenti e con i personaggi storici che conosciamo con la fantasia creatrice di artisti di teatro, non abbastanza dotati di discernimento storico e, Dio non voglia, di onesta' umana. Perche' altrimenti, nel caso presente, il dramma vero sarebbe un altro: quello di colui che tenta di scaricare sopra un Papa, estremamente coscienzioso del proprio dovere e della realta' storica, e per di piu' d'un Amico, imparziale, si', ma fedelissimo del popolo germanico, gli orribili crimini del Nazismo tedesco. Pio XII avra' egualmente il merito d'essere stato un 'Vicario' di Cristo, che ha cercato di compiere coraggiosamente e integralmente, come poteva, la sua missione; ma si potra' ascrivere a merito della cultura e dell'arte una simile ingiustizia teatrale?".

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PIO XII: RICCARDI, SAPEVA CHE GLI AVREBBERO RIMPROVERATO SILENZIO

(AGI) - CdV, 31 mar.

Pio XII che riguardo al nazismo "nei suoi interventi richiamo' principi generali, applicandoli alla situazione, ma non opero' condanne, ebbe consapevolezza del suo silenzio". Questo "fatto sorprendente" e' ricostruito dallo storico Andrea Riccardi, docente all'Universita' Roma Tre, nel suo capitolo del volume "In difesa di Pio XII", edito da Marsilio come "contributo alla verita' storica su Pio XII". Il prof. Riccardi riporta in proposito la testimonianza di Angelo Roncalli al quale - come riportato nel diario del futuro Giovanni XXIII - nel 1941 Papa Pacelli, "se il suo silenzio circa il contegno del nazismo non e' giudicato male".
Nel saggio pubblicato nel volume di Marsilio, Riccardi pubblica anche un appunto dell'allora mons. Domenico Tardini (poi segretario di Stato di Roncalli) riguardo alla richiesta dei vescovi polacchi per una condanna dei nazisti, che getta luce sul dibattito vaticano in proposito. "Non gia' - scriveva Tardini - che manchi la materia; non gia' che non rientri, tale condanna, nei diritti e nei doveri della Santa Sede (quale suprema tutrice anche della legge naturale); ma ragioni pratiche sembrano imporre di astenersi". Per il futuro segretario di Stato, allora collaboratore di Pacelli, una condanna sarebbe stata sfruttata politicamente, mentre il governo tedesco "inasprirebbe ancora la persecuzione contro il cattolicesimo", a cominciare dalla Polonia. "Il Papa - spiega Riccardi - voleva evitare ulteriori persecuzioni e percepiva le debolezze dei cattolici tedeschi. Questa situazione da una parte, le pressioni sul Vaticano (sino alla minaccia di deportazione del Papa) dall'altra, ponevano seri dubbi sul fatto che Pio XII avrebbe potuto continuare liberamente il suo ministero".
Per il prof. Riccardi, "il Papa, mantenendo il riserbo, voleva che la Chiesa restasse come spazio di umanita' nel cuore della guerra". "Qui - conclude lo storico - si inserisce l'attivita' in soccorso alle popolazioni colpite dalla guerra, di asilo ai prigionieri e ai ricercati, in particolare a Roma con l'opera di nascondimento di ebrei e ricercati dai nazifascisti".

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PIO XII: MONS. FISICHELLA, E' IL PAPA PIU' CITATO DAL CONCILIO

(AGI) - CdV, 31 mar.

La straordinaria modernita' di Pio XII, che nel suo Pontificato ha incoraggiato il rinnovamento della teologia e della Chiesa, e' testimoniata dalle 43 encicliche che segnarono il suo pontificato, unitamente agli innumerevoli discorsi e allocuzioni che pronuncio' in varie occasioni. Lo scrive l'arcivescovo Rino Fisichella nel volume "In difesa di Pio XII", edito da Marsilio come "contributo alla verita' storica su Pio XII", che da domani sara' in libreria. "Non sorprende - sottolinea il rettore della Pontificia Universita' Lateranense - verificare che i Padri conciliari hanno affondato le mani nella ricchezza di quel magistero. Per
almeno 251 volte, infatti, si possono riscontrare nei documenti conciliari riferimenti espliciti al suo insegnamento. Ne e' testimone incontestabile, in ogni caso, lo stesso Pontefice che volle il Vaticano II".
A cominciare dal successore Giovanni XXIII, per Fisichella "tutti convergono sul fatto che l'insegnamento di Pio XII sia stato acuto, profondo e per questo capace di riconoscere le sfide della storia".
Il libro "In difesa di Pio XII" e' curato dal direttore dell'Osservatore Romano, prof. Giovanni Maria Vian, e ospita interventi anche di Paolo Mieli, del card. Tarcisio Bertone e di mons. Gianfranco Ravasi, che ha fatto emergere il suo mondo culturale. Postuma, la struggente evocazione di Saul Israel, scritta al tempo della devastante tempesta che travolse il popolo ebraico, nel fragile riparo di un convento romano, esprime la realta' piu' profonda della vicinanza e dell'amicizia tra ebrei e cristiani, ma soprattutto la fede nell'unico Signore che benedice e custodisce tutti, "sotto le ali dove la vita non ha avuto inizio e non avra' mai fine".

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