martedì 31 marzo 2009

Benedetto, un Papa troppo umano per un mondo abituato a svaligiare le vite altrui (Tempi)


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Un Papa troppo umano per un mondo abituato a svaligiare le vite altrui

Il cardinale Angelo Bagnasco ci ha parlato di «usare gli strumenti» e di «formazione». Per rendere ragione della speranza che è in noi e liberarci dai luoghi comuni e dalle scemenze che ci inculcano come gioghi

di Tempi

Mentre cani randagi sbranavano un bambino e fu subito chiaro che non sarebbe stato cristiano abbattere le bestie feroci, un Papa mite e affettuoso veniva dichiarato cane perduto. E felici noi, figli di un’autodeterminazione al lattice, col diritto di utilizzare l’umano embrione come pezzo di ricambio, col diritto di far morire un bambino in pancia, col diritto di considerare “tragico”, “artificiale”, “sequestro dei corpi” il dovere elementare di dare da bere agli assetati, da mangiare agli affamati, specie se disabili.
Diceva una filosofa ebrea che il male non ha profondità, solo il bene ce l’ha, il male è solo una muffa che si diffonde sulla superficie della terra per l’incuria dei suoi abitanti. Entrare nei casi della vita altrui, svaligiarli e ricettarli al pubblico commerciando emozioni, ci sta. È il segno dello spettacolo cinico a cui siamo adusi. C’è un raptus di zelo in più quando a batter moneta si va in cattedrale, il Papa viene preso per un mercante, la Chiesa come un Cremlino. Qui non c’è solo il vuoto fornitore e il singolo fruitore più o meno ai ferri corti con la religione. C’è che finalmente sono uomini di governo, istituzioni internazionali e un’oliata macchina scandalistica a squillare la rivolta delle élite che tengono le mani sul mondo. Mentre il Papa è ancora in volo sui cieli dell’Africa e consegna ai giornalisti le dichiarazioni scientifiche che lo renderanno famoso come l’uomo che non benedisse l’ignoranza della pro-goldonia Annie Lennox e il profilattico delle multinazionali (come ha confermato al Sussidiario e al Foglio il boss della ricerca anti-Aids di Harvard, Edward Green: «Sono liberal, per me è difficile ammetterlo, ma il Papa ha ragione»), il primo ministro di Spagna annuncia la partenza di «una nave umanitaria» carica di preservativi in dono per il continente nero. La Francia chiede “abiura” al Papa e la Germania idem. Gran Bretagna e Stati Uniti deplorano. La Cina tace (l’Africa è già quasi tutta un suo campo privato di estrazione e lavorazione di materie prime).
Che Benedetto XVI sia ancora umano, troppo umano? Era partito da Roma supposto “solo”. “Solo” perché non aveva avuto paura a confessare in pubblico gli errori di casa vaticana. “Solo” perché aveva (ri)spiegato il senso e i limiti della scomunica tolta ai lefebvriani (a persone, non a istituzioni). Solo, nonostante gli amici e la stretta obbedienza al mandato di Pietro: «Tu… conferma i tuoi fratelli». Solo, perché con quelle sue idee all’antica, dicevano i conciliaristi che vorrebbero abrogare il primato di Pietro e fare un Vaticano III con tanti bei cloni di Obama (“clericali” li ha qualificati l’ottimo Vittorio Messori), il Papa si sarebbe messo ai margini del famoso “sentire” del “cristiano della strada”.

Che poi sarebbe il cristiano conforme alla individualistica, sentimentale, anaffettiva mentalità mondana, che non può non contrastare quella di un Santo Padre, Benedetto XVI, affettivo, facitore di unità popolare e razionale.

Bene. Sua eminenza il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, si è messo alla testa di una controffensiva mite. E ci ha detto, tra le tante cose importanti, una parola che i nostri lettori dovrebbero apprezzare come miele: «usare gli strumenti» e «formazione». Per rendere ragione della speranza che è in noi. E per imparare a morire non vittime del clima, ma come protagonisti e sentinelle a guardia dei fatti umani, in un mondo febbricitante di deliri superomistici e del fatto molto pratico di opinioni, luoghi comuni, pure e semplici scemenze, che ci vengono oggi inculcati allo stesso modo, se non peggio, con cui un tempo i contadini aggiogavano i buoi.

© Copyright Tempi, 31 marzo 2009

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