martedì 21 aprile 2009

Il cardinale Biffi spiega i "tre doni" di Sant’Anselmo (Sir)


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CARD. BIFFI: I “TRE DONI” DI SANT’ANSELMO

La “percezione del mondo invisibile”, la consapevolezza che “la fede non solo non è separabile dalla ragione e non la mortifica, ma è addirittura l’esercizio estremo e più alto della nostra facoltà intellettiva” e la coscienza della “funzione primaria e insostituibile della Sede di Pietro”.

Sono questi, in sintesi, i “tre doni” di Sant’Anselmo “singolarmente opportuni per questa nostra epoca confusa e inquieta”, in cui spesso siamo “costretti ad ascoltare dai più diversi pulpiti la voce baldanzosa dei molti profeti del niente e i discorsi dei compiaciuti assertori di un destino umano senza plausibilità, senza significato, senza speranza”.

Ad illustrarli è stato il card. Giacomo Biffi, inviato speciale del Papa per le celebrazioni del IX centenario della morte di Sant’Anselmo. “Un instancabile ricercatore di Dio, anelante a un’esistenza ricca di senso e soprannaturalmente motivata”; “un monaco esemplare”; “un pastore coraggioso e saggio, innamorato della sua Chiesa”.
Questo il ritratto tracciato dal cardinale, nell’omelia della messa celebrata questo pomeriggio nella cattedrale di Aosta, in cui Biffi ha ripercorso le tappe della biografia del santo, esortando i teologi, gli “uomini di cultura” e l’”intero popolo dei credenti” a “tornare ad ascoltare con nuova diligenza il suo magistero”.
“Fin dalla sua prima età – ha detto il cardinale – Anselmo ebbe acutissima la percezione del mondo invisibile”, che è “il mondo che ci trascende, ma anche ci è vicino e dà senso e scopo alla nostra vicenda di creatore mortali”.
“E’ indispensabile che non vi sfuggano mai le vere dimensioni dell’esistente”, l’ammonimento di Sant’Anselmo: “Quando ci prede la depressione e lo scoraggiamento alla vista di ciò che avviene sotto il cielo, dentro e fuori la cristianità – le parole di Biffi – il rimedio più decisivo davanti a tale spettacolo deludente sta proprio nel ripensare all’effettiva estensione dell’universo, che comprende appunto quel mondo invisibile che è già vittorioso sul male ed è già nostro”.
Quanto al rapporto tra fede e ragione, Sant’Anselmo è “riconosciuto maestro” della “intelligenza della fede”, lezione importante “nella cultura odierna, condizionata e dominata da un soggettivismo assoluto”, e in cui “le domande più serie, quando non sono censurate sul nascere dalle varie ideologie dominanti, sono consentite solo come premessa e impulso alla proliferazione dei dubbi”.
Infine, da segnalare secondo il card. Biffi è la “fedeltà intemerata” dell’arcivescovo di Canterbury al Romano Pontefice, che “gli costò a più riprese il disagio e l’amarezza dell’esilio”.

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