martedì 5 maggio 2009

Il Papa: «Preti, nella preghiera la linfa della vostra vita» (Muolo)


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AL SERVIZIO DEL VANGELO

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«Preti, nella preghiera la linfa della vostra vita»

Il Papa ha ordinato 19 sacerdoti in San Pietro

DA ROMA MIMMO MUOLO

I sacerdoti devono essere « liberi e diversi dal mondo, pur vivendo nel mondo». Per questo Gesù ha pregato nell’Ultima Cena. E su questa caratteristica anche il Papa ha insistito domenica nell’omelia (della quale Avvenire pubblica ampi stralci) della Messa in cui ha ordinato 19 presbiteri, sei dei quali di origine non italiana.
Metà di loro erano romani o della provincia, tre di altre regioni italiane (un siciliano, un pugliese e un lombardo), mentre i restanti sei provenivano dalla Nigeria, da Haiti, dalla Croazia, dalla Repubblica Ceca, dal Cile e dalla Corea del Sud.
Benedetto XVI ha così voluto mettere in evidenza non solo il rischio, ma soprattutto la grande potenzialità che è connessa al ministero presbiterale, pur non tacendo dei pericoli che i sacerdoti, come tutti gli altri fedeli, corrono a motivo della cultura contemporanea, largamente scristianizzata. Perciò egli ha raccomandato di pregare abbondantemente. «Il sacerdote che prega molto, e che prega bene, viene progressivamente espropriato di sé e sempre più unito a Gesù Buon Pastore e servo dei fratelli». Proprio questa somiglianza a Cristo è stato il filo con cui il Pontefice ha legato le sue riflessioni.
Domenica scorsa, infatti, si è celebrata la Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni e quindi Benedetto XVI si è soffermato soprattutto sul significato della speciale consacrazione a Cristo, commentando il brano del Vangelo di Giovanni che afferma come il mondo non riconosca i sacerdoti perché non riconosce Dio. «È vero, e noi sacerdoti ne facciamo esperienza: il 'mondo' non capisce il cristiano, non capisce i ministri del Vangelo. Un po’ perché di fatto non conosce Dio, e un po’ perché non vuole conoscerlo. Il mondo non vuole conoscere Dio per non essere disturbato dalla sua volontà, e perciò non vuole ascoltare i suoi ministri» perché questo potrebbe metterlo in crisi. Questo 'mondo', nel senso evangelico del termine, ha aggiunto papa Ratzinger, «insidia anche la Chiesa, contagiando i suoi membri e gli stessi ministri ordinati».
Si tratta di «una mentalità, una maniera di pensare e di vivere che può inquinare anche la Chiesa, e di fatto la inquina, e dunque richiede costante vigilanza e purificazione». Per non cadere in questo rischio, dunque, il sacerdote deve entrare in piena comunione con Cristo. In due modi, ha detto il Papa: in modo «sacramentale», ma anche «esistenziale», per essere «consacrato nella verità».
Il mezzo per realizzare questa comunione, ha indicato Benedetto XVI, è innestarsi in maniera orante nella preghiera che Cristo ha levato a Dio perché custodisse i «suoi».
«Da qui deriva per noi presbiteri – ha spiegato a tal proposito il vescovo di Roma – una particolare vocazione alla preghiera, in senso fortemente cristocentrico: siamo chiamati, cioè, a 'rimanere' in Cristo e questo rimanere in Cristo si realizza particolarmente nella preghiera. Il nostro ministero è totalmente legato a questo 'rimanere' che equivale a pregare, e deriva da esso la sua efficacia».
Quanto poi ai momenti più importanti di tale atteggiamento orante, essi sono, ha indicato il Papa, la Messa quotidiana, ma anche la Liturgia delle ore, l’adorazione eucaristica, la Lectio divina, il rosario, la meditazione. Da qui il sacerdote trae, ha affermato il Pontefice, la sua «linfa». «Lo Spirito Santo – ha quindi auspicato in conclusione della sua omelia – imprima questa divina Parola, che ho brevemente commentato, nei vostri cuori, perché porti frutti abbondanti e duraturi. Lo chiediamo per intercessione dei santi apostoli Pietro e Paolo e di san Giovanni Maria Vianney, il curato d’Ars, al cui patrocinio ho intitolato il prossimo Anno Sacerdotale».
Della indispensabilità della preghiera Benedetto XVI ha parlato anche al momento del Regina Coeli, la preghiera che prende il posto dell’Angelus nel tempo di Pasqua.
Preghiera per le vocazioni, innanzitutto. «Sia personalmente che in comunità – ha detto – dobbiamo pregare molto per le vocazioni, perché la grandezza e la bellezza dell’amore di Dio attiri tanti a seguire Cristo sulla via del sacerdozio e in quella della vita consacrata. Occorre anche pregare perché ci siano altrettanti sposi santi, capaci di indicare ai figli, soprattutto con l’esempio, gli orizzonti alti a cui tendere con la loro libertà».

© Copyright Avvenire, 5 maggio 2009

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