lunedì 18 maggio 2009

Ma che lavoro fa il Papa? Ce lo spiega "Max" (Osservatore Romano)


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Ma che lavoro fa il Papa?

di Marcello Filotei

"Sto proprio come un Papa", è un antico detto romano. Viene usato per indicare una vita agiata, fatta di lusso e ozio. Niente di più sbagliato, la giornata del Pontefice è un rincorrersi di impegni, dall'alba alla notte. Ma che lavoro fa il Papa?
Ce lo spiega un piccolo passero, solitario per scelta, in Max e Benedetto, un libro per bambini scritto da Jeanne Perego e illustrato da Donata Dal Molin Casagrande (Padova, Edizioni Messaggero, 2009, pagine 52, euro 12) presentato domenica 17 alla Fiera del libro di Torino.
La scelta - spiega Fulvio Fraticelli nella postfazione - è caduta "su un vero uccello romano.
Una specie che dall'alto dei tetti ha visto i fasti della Roma imperiale, le invasioni dei barbari, le carestie e le pestilenze, la pace e le guerre e che ha visto costruire dagli uomini l'immensa cupola di San Pietro".
Sì perché un romano, per definizione ha già visto tutto. Per questo non si stupisce di nulla, per questo può passare davanti al Colosseo senza guardarlo, per questo può addirittura arrivare a pensare che il primo inquilino del Vaticano passi la giornata a oziare. È utile e divertente quindi seguire le evoluzioni del pennuto Max, che ha scelto di fare il nido in una nicchia della basilica di San Pietro, da dove parte ogni giorno.
Anche il nome l'ha scelto svolazzando da quelle parti.
"Un giorno mi è caduto l'occhio sulle scritte che si trovano qua e là dove ho deciso di vivere: la cupola della Basilica di San Pietro, un'enorme costruzione a forma di budino che lascio solo per andare a caccia di qualcosa di buono da mettere nel becco, o per vedere cosa succede in giro. Mi sono accorto che in quasi tutte le scritte c'erano le stesse due parole: pont. max. Dovevano essere due parole importanti, visto che erano messe dappertutto. "Pont. Max, Pont. Max" ho ripetuto più volte. Pont non faceva per me, ma Max sì".
E Max sia, dunque. "un nome forte, veloce. Come un colpo d'ali ben assestato", come quello che serve per planare sul davanzale della finestra dell'ufficio del Papa, per avere una prospettiva privilegiata su una scrivania sulla quale passa "la vita della Chiesa cattolica in ogni angolo del mondo". Un ufficio che comincia a vivere presto, con la luce accesa sulle carte da firmare con la penna stilografica, i discorsi da riguardare, la lista degli appuntamenti che sembra non finire mai. Ma ogni cosa è fatta con calma, perché lui "detesta la fretta" e soprattutto si muove sempre con accanto "i suoi amici più cari: tantissimi libri che consulta quando ha un dubbio".
Poi arrivano le udienze private, concesse a ospiti spesso nervosi "c'è chi si aggiusta la cravatta, chi si tocca i capelli, chi si sistema per bene la croce che porta sul petto, chi si dondola sui piedi, chi si guarda le scarpe per vedere se sono ben lucide, chi prova sottovoce le parole che pensa di pronunciare". E poi un pranzo leggero, due passi per rilassarsi e di nuovo al lavoro. La prima pausa vera è verso la metà del pomeriggio, con una passeggiata nei giardini vaticani, ma dura poco e poi di nuovo alla scrivania, spesso per scrivere.
Ma ci sono anche altre occupazioni e una è la musica, "la sua grande passione. Ogni volta che può si gode un bel concerto, ma non ha molto tempo libero per farlo". Un'attività intensa, insomma, affrontata anche con ironia perché "non è il tipo di persona che racconta una barzelletta dopo l'altra, ma sa vedere gli aspetti divertenti della vita".
Insomma niente a che vedere con l'idea di un uomo che si gode le giornate oziando.
Ma del resto ci sarà un motivo per cui subito dopo l'elezione il Papa viene condotto dalla Cappella Sistina alla Stanza delle lacrime e lasciato solo a meditare.

(©L'Osservatore Romano - 17 Maggio 2009)

Jeanne Perego (testo), Donata Dal Molin Casagrande (illustrazioni), Max e Benedetto - Un passero solitario racconta la giornata del Papa. Edizioni Messaggero 2009

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