venerdì 10 luglio 2009

Il progressista Ratzinger (Aldo Maria Valli)


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Il progressista Ratzinger

Aldo Maria Valli

La rivista 30 giorni, diretta dal senatore a vita Giulio Andreotti, non è un organo del Vaticano.
Però, nei sacri palazzi, viene comunque letta. Letta e pure apprezzata.
E proprio su quelle pagine il cardinale George Cottier, domenicano, per molti anni teologo ufficiale della casa pontificia, ha scritto di recente un articolo molto positivo su Barack Obama, definendo le posizioni del presidente assai vicine a quelle della Santa Sede e apprezzandolo perfino per quanto riguarda l’argomento caldo dell’aborto.
Obama, ha detto in sostanza il cardinale, non ha mai rivendicato l’aborto come un diritto. Piuttosto ha sempre cercato strade per prevenirlo e ha proposto la ricerca di un terreno comune di confronto.
L’uscita del teologo Cottier non è un caso isolato. Anche l’Osservatore romano, a più riprese, ha commentato con soddisfazione alcuni aspetti della politica di Obama, specialmente per il riferimento ai valori morali.
Benedetto XVI è fiducioso e l’ha detto ai suoi collaboratori. La politica estera della Casa Bianca, specie per quanto riguarda il Medio Oriente e i rapporti con il mondo islamico, è in piena sintonia con quella vaticana, mentre le divergenze in campo bioetico vengono giudicate meno profonde di come sono dipinte da alcuni circoli cattolici d’oltreoceano.
In effetti è proprio dall’universo cattolico americano che arrivano gli attacchi più duri. I più espliciti sono stati i neoconservatori Michael Novak, George Weigel e Deal Hudson, che non solo hanno reiterato l’accusa di filoabortismo per Barack, ma hanno attaccato l’Osservatore romano e il suo direttore Gian Maria Vian sostenendo che in Vaticano esiste una corrente pro-Obama afflitta da “triste ignoranza” circa la situazione americana e gli attacchi del presidente alla dottrina della Chiesa.
L’incontro di domani nel palazzo apostolico sarà importante perché Benedetto XVI e Obama, vedendosi di persona, potranno finalmente confrontarsi direttamente precisando le rispettive posizioni. Quando, nel maggio scorso, Obama ricevette una laurea honoris causa dall’università cattolica di Notre Dame, le possibilità di arrivare a un’udienza sembravano lontane. Più di trenta vescovi americani si pronunciarono contro l’iniziativa dell’ateneo, confermando così le divisioni all’interno del cattolicesimo Usa. Da allora però la tensione si è allentata, grazie soprattutto alla decisione di Obama di dare il via libera alla nomina del teologo di origine cubane Miguel Diaz a nuovo ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, nomina gradita dal Vaticano dopo che altre tre candidature espresse dall’amministrazione Usa avevano ricevuto parere negativo.
Sembra strano, ma è solo dal 1984 che gli Stati Uniti hanno una propria ambasciata presso la Santa Sede, decisione presa durante l’amministrazione Reagan, grazie anche all’amicizia personale fra il presidente e Giovanni Paolo II, in nome del comune impegno contro il comunismo. Nel corso del “regno“ dei Bush i contrasti sono stati anche duri, specie sulla politica estera, come attestò la vicenda irachena.
Le convergenze riguardavano invece l’opposizione all’aborto e le politiche in campo bioetico. Quadro che si è ribaltato con l’avvento dell’amministrazione Obama.
Intervenendo a una conferenza della comunità di Sant’Egidio, il governatore democratico del New Mexico Bill Richardson ha pronosticato che le relazioni tra Usa e Vaticano miglioreranno sensibilmente rispetto all’era Bush, soprattutto perché ora gli Stati Uniti riconoscono l’esistenza di una comunità internazionale, vogliono aiutare i paesi poveri, far cessare i conflitti e impegnarsi per la difesa dell’ambiente, ovvero gli stesso obiettivi del papa.
Politica internazionale, aborto e cellule staminali saranno tra i temi principali al centro dell’incontro di oggi pomeriggio, ma si parlerà anche dell’enciclica sociale di Benedetto XVI, la Caritas in veritate, rispetto alla quale la politica di Obama presenta molti punti in comune, come ha riconosciuto l’Accademia pontificia per le scienze sociali, definendo “giuste” le scelte della Casa Bianca nel campo della giustizia sociale. «Ho fatto approvare dal Congresso lo stanziamento di cento miliardi di dollari in crediti per il Fondo monetario internazionale, da usare come strumento di sostegno ai paesi in via di sviluppo», ha detto Barack nell’intervista concessa giorni fa in vista dell’udienza papale a un ristretto gruppo di testate cattoliche, tra le quali Avvenire.
Il Vaticano aspetta al varco il presidente proprio su questo terreno. Le dichiarazioni di principio vanno bene, ora ci vogliono le scelte concrete.

© Copyright Europa, 9 luglio 2009 consultabile online anche qui.

Ricordo ancora la telecronaca della visita di Bush nei giardini vaticani...speriamo che questo pomeriggio vada meglio!
R.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

A Valli, per punizione, dovrebbe essere impedito di commentare la visita di Obama al Papa. T'immagini le reazioni se Papa Benedetto dovesse decidere di tenere all'idolo de noantri una bella lezioncina di bioetica?
Alessia

Raffaella ha detto...

:-))
Che cattivone...perderebbe subito i punti acquisiti in questi giorni ehehehe

Anonimo ha detto...

voi vi auspicate cose che non passano neanche per la testa del papa.

Raffaella ha detto...

Stiamo solo scherzando...
:-)
R.

mariateresa ha detto...

la ricordo anch'io la telecronaca sulla visita di Bush. Gli avrei messo il vinavil nelle lasagne.
Comunque questa corsa ad appendere il cappello è comica.
Anche Allen, che pure il violino l'ha suonato parecchio, anzi, un vero Paganini, se ne accorge e ci ridacchia sopra.

http://ncronline.org/blogs/all-things-catholic/64000-question-benedicts-encyclical-and-other-vatican-goings

Anonimo ha detto...

Speriamo bene. Le parole di Cottier su "30Giorni" fanno finalmente respirare un po' dopo i duri anni in cui il "pensiero cattolico" sulle cose - ultime ma soprattutto penultime - di questo transeunte mondo sembrava imbalsamato nella weltanschauung di intellettuali che con la storia della Chiesa pochissimo hanno a che fare: la considerazione attenta di giudizi sulla conduzione della Chiesa provenienti dall'esterno del mondo cattolico è tutt'altro che un male se, però, si mantengono chiare le distinzioni, le quali, invece, negli ultimi quindici anni, paiono essere scomparse. Le conseguenze di questa scomparsa hanno dato luogo all'inquietante fenomeno del pensiero unico neocon che ha usato le verità cristiane - svuotandole della sostanza, che è la carità, e quindi evidenziando una radicale estraneità e indifferenza nei confronti del cristianesimo proprio nel momento in cui ha teorizzato il doveroso ritorno alle "radici cristiane" dell'Occidente - come un nodoso manganello contro chiunque, soprattutto fra i cristiani, ponesse domande sincere intorno ad esse. Su questo pensiero unico "cristianista" ma non cristiano si sono appiattiti - spesso per meri motivi di tornaconto personale, cioè di potere - tanti uomini di Chiesa, intellettuali e prelati, semplici sacerdoti e attivisti laici. L'incontro di oggi potrebbe essere un ritorno alla realtà.

Fabiola ha detto...

Pensiero unico "cristianista" ma non cristiano... Dove, come e quando? Nella Chiesa? Nel magistero? nelle parrocchie?
A me le parole di Cottier, più che respirare fanno sorridere.
Come tutta questa attesa, soprattutto da parte di un certo mondo cattolico, per l'incontro tra Benedetto e Obama. Come si trattasse di una svolta epocale o di un lavacro purificatore nelle acque del nuovo messia un po' abbronzato. So che il Papa farà e dirà quello che è giusto fare e dire. Cioè starà attaccato e a Cristo e alla realtà. Che sono la stessa cosa.