sabato 11 luglio 2009

Obama al Papa: “Meno aborti” (Galeazzi)


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IL VERTICE

Obama al Papa: “Meno aborti”

I vescovi I più freddi si trovano nella curia Usa, più conservatrice
Per gli italiani «è una tappa storica»


L’INCONTRO IN VATICANO

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

«Cammini comuni».
Ha esortato il Papa a fare il massimo per la pace, gli ha consegnato una lettera del cattolico Ted Kennedy malato di cancro, poi si è impegnato a far diminuire il numero di aborti negli Stati Uniti.
L’«Obama day» ha lasciato freddi solo i cardinali americani di Curia di simpatie «teocon» e la conferenza episcopale Usa che derubrica l’evento a «una delle tante visite dei presidenti americani in Vaticano». E così, mentre tutto il mondo ne parla, a pochi passi dal «faccia a faccia» il cardinale James Francis Stafford non ha «sentito niente».
Per il resto, la Curia è concorde nel definirla una «stupenda giornata, una tappa storica», come sintetizza un diplomatico di lungo corso come il ministro vaticano dei Vescovi, Giovanni Battista Re.
In vacanza in Romagna, nella natia Sogliano al Rubicone, il nunzio vaticano negli Usa, Pietro Sambi, principale «regista» dell’incontro, si gode il successo diplomatico. «È andato tutto oltre ogni più rosea aspettativa», conferma il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian.
Ferme restando «le divergenze non superabili» (dalla ricerca sulle staminali all’obiezione di coscienza per i medici sulle pratiche assimilabili a quelle eutanasiche), Obama ha promesso al Papa il suo personale impegno per limitare gli aborti negli Stati Uniti e ha ribadito di non volerne fare una battaglia ideologica come gli chiedono invece le associazioni che favoriscono le interruzioni volontarie di gravidanza. Al Congresso c’è già una proposta democratica che suggerisce aiuti per le mamme che voglio tenere i loro bambini. Obama ha assicurato che avrebbe letto con attenzione in aereo verso l’Africa sia la «Dignitas Humanae»* (la requisitoria dell’ex Sant’Uffizio contro tutte le tecniche che mettono a repentaglio la vita umana ai suoi inizi) donata dal Papa, sia l’enciclica «Caritas in Veritate». «Così il presidente capirà meglio la posizione della Chiesa», spiega il segretario personale del Pontefice, monsignor George Gaenswein.
Sorrisi, gesti ampi, nessun inciampo nel rigido protocollo. L’atteggiamento rispettoso, ma non sottomesso, del giovane presidente davanti all’anziano papa fa dire al portavoce papale, padre Federico Lombardi, che il «carisma» di Barack Obama ha affascinato quanti lo hanno incontrato nel Palazzo Apostolico e che il Papa è «estremamente soddisfatto, contento e sereno» per i quaranta minuti di colloquio. Obama, da parte sua, è rimasto «molto toccato» dall’incontro, secondo quanto riferito dal suo staff, e ha detto, lasciando il Palazzo Apostolico, di attendersi una «forte collaborazione» tra Usa e Vaticano.
Nell’incontro sono stati sviscerati non solo i temi della pace in Medio Oriente e nelle altre aree di conflitto del pianeta, ma anche, e senza reticenze, quelli più spinosi della bioetica. Concluso il colloquio, si passa allo scambio di doni, e il «giovane» Obama non si scompone quando Ratzinger, a sorpresa, gli offre, oltre a una copia autografata della sua enciclica, l’ultimo documento pontificio sulla bioetica.
«Di questo abbiamo già parlato», chiosa il presidente, mostrando di apprezzare anche il piccolo mosaico raffigurante piazza San Pietro. Più ancora mostrerà poi di apprezzare, sfoggiando una cultura di certo apprezzata da Ratzinger, le opere d’arte esposte nel Palazzo Apostolico. E anche Michelle ha rispettato il protocollo, indossando un sobrio e accollato tailleur nero e un lungo velo al posto dei colori sgargianti che ormai fanno il suo stile.
Prima di congedarsi il Papa sussurra «pregherò per lei».
Il presidente e la moglie ringraziano emozionati.

© Copyright La Stampa, 11 luglio 2009 consultabile online anche qui.

* "Dignitas personae. Su alcune questioni di bioetica"

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