venerdì 4 settembre 2009
Boffo, Quei tre possibili "vanesio" che gli consigliavano di farsi da parte (Bracalini)
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IL "CASO" DINO BOFFO: RASSEGNA STAMPA
Quei tre possibili "vanesio" che gli consigliavano di farsi da parte
di Paolo Bracalini
Ma chi è il «vanesio irresponsabile» che «ha parlato a vanvera» nei giorni scorsi, e che ha tradito Boffo pugnalandolo alle spalle? C’è un messaggio dentro il messaggio, un riferimento non chiarito nella lettera di dimissioni dell’ormai ex direttore di Avvenire. Un piccolo mistero alla Dan Brown, che aggiunge una nota di foschia in più ad una faccenda con molti aspetti ancora oscuri. Il passaggio è a metà della lunga difesa di Boffo, che dopo aver ringraziato i suoi superiori (perché «mai ho sentito venir meno la fiducia, della Cei come della Santa Sede»), intinge la penna nel curaro. «Se qualche vanesio ha parlato a vanvera, questo non può gettar alcun dubbio sulle intenzioni dei superiori, che mi si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili».
I sospetti cadono su tre nomi, personalità molto diverse tra loro ma che ugualmente nei giorni scorsi hanno espresso forti perplessità sul comportamento di Boffo, lasciando intendere che un suo passo indietro avrebbe limitato i danni (già enormi) per l’immagine della Chiesa. Il primo è quello di Vittorio Messori, autorevole interprete della sensibilità vaticana e del pensiero delle massime gerarchie cattoliche su molti temi, compreso certamente il caso-Boffo. Messori, contattato dal Giornale, preferisce non dare giudizi sull’epilogo della vicenda, su cui però si era espresso due giorni fa - con grande fermezza - dalle pagine del Corriere della Sera. Il suo commento è parso a molti un’«ambasciata» indiretta (al di là dei formali attestati di fiducia) del pensiero recondito della Santa Sede sullo scandalo che ha investito il direttore del quotidiano Cei. Messori, in quell’articolo, ha severamente criticato la scelta di lasciare Boffo al suo posto: «Dopo la sentenza del 2004, la prudenza tradizionale avrebbe suggerito di chiedere al “condannato” di defilarsi, assumendo altre cariche, meno esposte a ricatti e a scandali. E questo anche se si fosse trattato di un equivoco, di una vendetta, di un errore giudiziario». Un chiaro invito a fare (o far fare) un passo indietro a Boffo, presumibilmente in piena sintonia (o ispirato da?) con la Santa Sede, e che per Boffo deve essere suonato come un ultimatum.
Ma c’è un altro sospetto «vanesio che parla a vanvera», e potrebbe portare l’abito di monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del consiglio Cei per gli affari giuridici, che l’indomani delle rivelazioni del Giornale aveva per primo evocato la possibilità di chiedere le dimissioni di Boffo per il bene della Chiesa (salvo poi rettificare nel giro di tre ore, smentendo di aver mai parlato di «dimissioni»). L’ultimo dei tre sospetti si chiama padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, che a Libero ha sibillinamente dichiarato che «se i vertici della Conferenza episcopale italiana avessero avuto notizie certe, avrebbero provveduto con la consueta prudenza». In altre parole, i sospetti su Boffo, se dimostrati, lo renderebbero incompatibile con la posizione che ricopre nel media-system cattolico. Non solo direttore di Avvenire, ma anche di Sat2000, «la tv sulla quale la Cei ha riversato e riversa milioni», come ha scritto non un nemico di Boffo, ma un suo amico: Vittorio Messori, ancora lui.
© Copyright Il Giornale, 4 settembre 2009 consultabile online anche qui.
Secondo me manca un quarto possibile indiziato...
R.
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9 commenti:
Per Raffaella quanto segue.
Cioè chi? Il Papa?
Ma per favore!
Basta leggere l'editoriale di Franco.
R.
io ho pensato subito a Vian.
Questo non significa sposare la tesi di Boffo, ma averne - forse, non è detto - intuito il pensiero.
Colto con le mani nella marmellata ci riveli la verità et fiat lux!
Il linguaggio che usava per molestare era tratto dal Galateo!
Si vergogni...e lasci la cassa!
Vian, con la sua intervista al Corriere della sera....
Lo so io...
Il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, quello che mentre infuriava la buriana contro il quotidiano della Cei non trovava di meglio che dichiarare al Corriere della Sera (31 agosto) che in alcuni suoi editoriali Avvenire era stato "esagerato e imprudente":
http://www.corriere.it/politica/09_agosto_31/vian_rivendico_di_non_aver_scritto_sulle_vicende_private_del_cavaliere_aldo_cazzullo_4f7dcc94-95f7-11de-8f5e-00144f02aabc.shtml
La condotta di Vian dà ragione a Massimo Franco che sul Corriere di oggi scrive che "Lo scontro sembra aver svelato, più che provocato, lo sgretolamento di una sorta di Prima Repubblica cattolica. Solo nelle ultime ore si è ricomposta un’unità che ha attenuato il sospetto di una lotta di potere fra Segreteria di Stato e Cei, e non solo. Anche lì, dunque, la vicenda lascia indovinare una ferita aperta"
Saluti a tutte/i
viene da pensare che sia Vian. Ma cè una pensata da fare: allora l'ipotesi Tornielli che la minuta sia stata corretta da Bertone (che avrebbe tolto la frase sul Papa), è fuffa. Perchè non mi vedo Bertone lasciare una frase di danno a Vian e fare finta di niente.Mi sembrerebbe strano.
A questo punto meno si parla di Boffo meglio è anche perchè i giornalisti anticlericali sono più bravi di quelli papisti e forse anche dei vescovi. Più processioni, più pellegrinaggi, più rosari e meno interviste. Saluti, Eufemia
Non potrei essere piu' d'accordo, Eufemia :-)
R.
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