venerdì 25 settembre 2009

Il Papa a Praga, card. Vlk: «Una scossa salutare al Paese secolarizzato» (Geninazzi)


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Il Papa a Praga

Vlk: «Una scossa salutare al Paese secolarizzato»

DAL NOSTRO INVIATO A P RAGA

LUIGI GENINAZZI

È il motto scelto da Benedetto XVI per la visita che comincia domani nella Re­pubblica Ceca: «L’amore di Cristo è la no­stra forza».
Ma si adatta perfettamente alla per­sonalità dell’arcivescovo di Praga, il cardinale Miloslav Vlk, che si prepara ad accogliere il Santo Padre. « Sarà una scossa salutare per la nostra società ultra- secolarizzata » , si dice con­vinto.
Per lui sarà il sigillo di una lunga attività pa­storale al vertice della Chiesa ceca. Ordinato vescovo nel 1990, insediato a capo della dio­cesi praghese nel 1991, nominato cardinale nel 1994. Tra breve, a 77 anni compiuti, lascerà l’incarico, anche perché « i limiti canonici d’età li ho già superati da oltre due anni » .
Vlk è un uomo saggio e pacato, ha guidato la Chiesa locale nella difficile transizione post­comunista puntando sui laici e sui movimen­ti. In gioventù, il regime gli tolse il permesso di parroco e così, per dieci anni, si ridusse a fare il lavavetri nei negozi di Praga.

«Guarda­vo Cristo sulla croce e m’identificavo piena­mente con lui, cele­brando Messa clande­stinamente nelle ca­se. Sono stati gli anni più benedetti della mia vita» , confessa con un timido sorriso, prima di rispondere alla nostre domande.

Eminenza, quello del Papa in Repubblica Ceca sarà un viaggio « nel cuore dell’Euro­pa » , come lui stesso ha detto domenica scorsa. Sarà l’occa­sione per un messaggio papale a tutto il con­tinente?

La visita in Repubblica Ceca è il primo viaggio internazionale che il Santo Padre compie do­po la pubblicazione dell’enciclica Caritas in veritate.
Penso dunque che Benedetto XVI ri­prenderà quelle riflessioni, che entrano nel vi­vo delle problematiche del nostro tempo. Par­lerà ai credenti ed agli uomini di buona vo­lontà del mio Paese e di tutta l’Europa, sullo sfondo del ventesimo anniversario della ca­duta del comunismo. Una ricorrenza che per noi cechi è strettamente legata alla canoniz­zazione di Sant’Agnese di Praga, avvenuta il 12 novembre del 1989. Per la prima volta nel­la storia del regime comunista 10mila pelle­grini poterono uscire dalla Cecoslovacchia e recarsi a Roma per la cerimonia. Pochi giorni dopo a Praga ci fu la manifestazione studen­tesca, repressa duramente dalla polizia, che segnò l’avvio della cosiddetta ' rivoluzione di velluto'. Un cambiamento epocale che molti subito chiamarono ' il miracolo di Sant’Agne­se'.

Eppure, oggi la Repubblica Ceca è considera­ta la nazione più secolarizzata d’Europa. Qua­li sono i motivi di questo diffuso laicismo?

Ci sono ragioni storiche che risalgono ai tem­pi di Jan Hus, il riformatore boemo finito sul rogo cui venivano condannati gli eretici. Poi ci fu la guerra dei Trent’anni, che acuì i contra­sti religiosi, quindi il lungo dominio degli A­sburgo e la supposta complicità della Chiesa cattolica nel soffocare le aspirazioni naziona­li. In realtà, molti sacerdoti, continuando a pre­dicare nella lingua ceca, contribuirono a sal­vare l’identità popolare. E l’idea che Chiesa e nazione fossero in netto contrasto venne poi ripresa e propagandata dopo la prima guerra mondiale e più tardi anche dai comunisti.

Ma laici e credenti si ritrovarono insieme nel­la lotta contro il regime a partire dagli anni Settanta. Non è rimasto nulla di quella straor­dinaria collaborazione?

La Chiesa cattolica è stata protagonista delle battaglie per la libertà alla fine del comuni­smo. Ma raggiunto l’obiettivo la politica ha preso un’altra strada, concentrandosi sulle tra­sformazioni dell’economia e dimenticando quella che io chiamo la necessaria trasforma­zione del cuore. Ed oggi i sentimenti anti- re­ligiosi si rinnovano nel tentativo di ridurre la questione dei rapporti tra Stato e Chiesa al pro­blema dei beni ecclesiastici, come a dire che la Chiesa vuole il potere. Non è così. Noi non abbiamo chiesto la restituzione di tutti i beni confiscati alla Chiesa nel 1948 e ci siamo di­chiarati disponibili ad accettare meccanismi di compensazione finanziaria che garantiscano il funzionamento delle nostre istituzio­ni.

A che punto è la que­stione?

Noi dialoghiamo con lo Stato ma i vari go­verni che si sono suc­ceduti in questi quin­dici anni non hanno mai voluto affronta­re seriamente il pro­blema. Recentemen­te, sembrava che si stesse per aprire uno spiraglio. L’ultimo governo guidato da Topolanek aveva avanza­to una proposta: la Chiesa lascia le sue antiche proprietà nelle mani dello Stato dietro un rim­borso di 83 miliardi di corone ( circa 3 miliar­di di euro), rateizzato nei prossimi 60 anni. Ma poi il progetto è stato bocciato in sede di com­missione per il repentino cambio d’idea di u­no degli esponenti governativi. E così siamo di nuovo al punto di partenza.

Tutto questo avrà ripercussioni sull’immi­nente visita del Papa?

No, non credo che Benedetto XVI ne parlerà nei suoi discorsi, anche se ha ben presente il problema. Ma forse l’argomento verrà affron­tato nel colloquio che il Segretario di Stato va­ticano avrà con il primo ministro ceco.

La visita del Papa potrà contribuire ad ap­pianare la strada verso una soluzione?

La Repubblica ceca si trova in uno stato di grande confusione. E la Chiesa è oggetto di tanti pregiudizi. Le dico solo questo: il nostro presidente Vaclav Klaus, quand’era primo mi­nistro negli anni Novanta, definì spregiativa­mente la Chiesa come un club turistico. In que­sto quadro nerissimo, ecco che adesso arriva una figura bianca e luminosa che, senza im­porre nulla, parlerà delle cose più importanti che riguardano la vita degli uomini e della so­cietà. E richiamerà i credenti a essere meno ti­midi e ad avere più coraggio, testimoniando il Vangelo in una società secolarizzata che ha bi­sogno di toccare con mano e di fare esperien­za della novità cristiana.

© Copyright Avvenire, 25 settembre 2009

BOEMIA E MORAVIA, REALTÀ DIVERSE

Resta aperto il contenzioso sui beni ecclesiastici

Nella Repubblica Ceca i cattolici sono poco più di tre milioni, circa il 30 % della popolazione. Ma la cifra si riferisce ai battezzati, mentre la pratica religiosa è molto bassa.
A Praga, una delle città più secolarizzate del continente, non va oltre il 5 %. E in tutta la diocesi della capitale, che ricopre gran parte della Boemia, lo scorso anno c’è stata una sola ordinazione sacerdotale.
Più consolante invece la situazione in Moravia e nel suo capoluogo, Brno, dove resiste un cattolicesimo popolare dalle solide radici. Benedetto XVI vi si recherà domenica per celebrare una solenne Messa all’aperto che rappresenterà il momento più partecipato della sua visita. La Chiesa cattolica è presente nella Repubblica Ceca con molti centri educativi e assistenziali ma, a vent’anni dalla caduta del comunismo, resta ancora aperto il contenzioso con lo Stato per la restituzione dei beni ecclesiastici confiscati nel 1948. Si tratta di 3.500 edifici e 72mila ettari di terreni. All’inizio degli anni Novanta la Chiesa è tornata in possesso di un centinaio di luoghi di culto e di monasteri, poi tutto si è bloccato. Ed anche l’ipotesi di una graduale compensazione finanziaria è stata recentemente bocciata da una commissione del Parlamento. ( L.Gen.)

© Copyright Avvenire, 25 settembre 2009

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