lunedì 7 settembre 2009
Il Papa: Vi è una nuova generazione già nata in questo ambiente ecclesiale secolarizzato che vede controversie in seno al Magistero della Chiesa
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Il Papa ai vescovi brasiliani: l’umanità confusa ha bisogno di vedere nei cristiani ciò che non si vede altrove: la gioia e la speranza dello stare con Cristo
I giovani di oggi che desiderano diventare sacerdoti, ma che sono cresciuti in un clima di secolarizzazione che ha contagiato anche qualche ambiente ecclesiale, hanno bisogno di trovare formatori che siano “veri uomini di Dio”. Con un discorso incisivo, Benedetto XVI si è rivolto questa mattina, a Castel Gandolfo, a una quindicina di presuli dell’Ovest del Brasile in visita ad Limina, primo dei 13 gruppi della grande nazione latinoamericana ad essere ricevuti in Vaticano dal Papa e dalla Curia Romana, da qui fino al settembre 2010. Il servizio di Alessandro De Carolis:
In uno Stato grande come l’Europa, dalle “impressionanti distanze” popolate da 200 milioni di persone, con una miriade di etnie e relativi problemi di convivenza, integrazione e sviluppo socioeconomico, molte possono essere le angolazioni da cui partire per un esame della realtà. Benedetto XVI ha preso spunto dai giovani del Brasile - in particolare da quelli che andranno a rinnovare in un futuro più o meno prossimo l’ossatura della Chiesa del Paese - per riflettere sulle urgenze pastorali dell’episcopato brasiliano, ma anche e soprattutto su alcune derive che, minando l’impalcatura etica della società, finiscono per condizionare e confondere chi si prepara ad entrare nel mondo degli adulti. Il Papa ha riconosciuto con schiettezza: “Ai nostri giorni, e in particolare in Brasile, gli operai nella messe del Signore continuano ad essere pochi per un raccolto che invece è grande”. Uno scenario umano caratterizzato da picchi di desolazione e di ricerca di senso:
“Há tantos que parecem querce consumir a vida…
Ci sono tanti che sembrano consumare una vita intera in un minuto, altri che vagano nella noia e nell'inerzia, o si abbandonano a violenze di ogni genere. In fondo, quelle non sono altro che vite disperate in cerca di speranza, come evidenziato da un diffuso bisogno, a volte confuso con un’esigenza di spiritualità, di una rinnovata ricerca di punti di riferimento per riprendere la strada della vita”.
Del Brasile che oggi celebra, come ogni 7 settembre, la Giornata nazionale dell’indipendenza dal Portogallo, il Papa ha ricordato con i vescovi i giorni del maggio 2007, le manifestazioni di fede e di affetto della gente durante il suo viaggio apostolico.
Ma ha stigmatizzato pure quella tendenza, sorta all’indomani del Vaticano II, che ha visto “alcuni” interpretare “l'apertura al mondo non come un’esigenza di ardore missionario del cuore di Cristo, bensì - ha osservato - come un passaggio per la secolarizzazione”, disposti a “fare concessioni” e a “trovare aree di cooperazione” su “alcuni valori di grande densità cristiana”, come l’uguaglianza, la libertà, la solidarietà.
Ciò tuttavia, ha soggiunto criticamente Benedetto XVI, “ha comportato l'intervento di alcuni esponenti della Chiesa nei dibattiti etici, che hanno soddisfatto le aspettative dell’opinione pubblica”, ma nei quali “non si è parlato di alcune verità fondamentali della fede come il peccato, la grazia, la vita teologale”, la morte e il giudizio, il paradiso e l’inferno:
“Insensivelmente caiu-se na auto-secularização…
Inconsciamente si è caduti in una auto-secolarizzazione di molte comunità cristiane: esse, sperando di soddisfare coloro che non c’erano, hanno visto andar via, ingannati e delusi, molti di coloro che avevano: i nostri contemporanei, quando vengono da noi, vogliono vedere ciò che non si vede da nessuna parte, ovvero la gioia e la speranza che nascono dal fatto che noi siamo con il Signore risorto”.
Attualmente, ha proseguito il Papa con lucidità, “vi è una nuova generazione già nata in questo ambiente ecclesiale secolarizzato che, invece di registrare l'apertura e il consenso, vede nella società un divario fatto di differenze e controversie in seno al Magistero della Chiesa, soprattutto in campo etico, che si allarga ancora di più”.
Ed è qui, in quello che il Pontefice chiama “deserto di Dio”, che la nuova generazione - dice - “sente una grande sete di trascendenza”.
“In questo spirito - ha indicato il Papa ai vescovi - dovrebbero essere sviluppate idee su tale argomento”, in vista della vostra plenaria del mese di aprile. Poiché, ha concluso, i “giovani di questa nuova generazione che oggi bussano alla porta del seminario”:
“Hanno bisogno di trovare allenatori che siano veri uomini di Dio, sacerdoti interamente dedicati alla formazione, a testimoniare il dono di sé alla Chiesa attraverso il celibato e la vita austera, secondo il modello di Cristo Buon Pastore.
Così questi giovani imparano a essere sensibili all’incontro con il Signore nella partecipazione quotidiana all'Eucaristia, ad amare il silenzio e la preghiera, cercando, in primo luogo, gloria di Dio e la salvezza delle anime”.
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1 commento:
Diagnosi perfetta.
Ora però bisogna passare alla cura.
Ma la cosa che mi preoccupa maggiormente è che il Papa da solo ,cioè senza l'EFFETTIVO appoggio di vescovi e sacerdoti,non può fare tutto.
Antonio
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