lunedì 30 novembre 2009

Il Papa: moltiplicare gli sforzi per debellare la piaga dell'Aids


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VATICANO In vista della Giornata mondiale contro l'Aids, il Papa all'Angelus ha invitato «a moltiplicare e coordinare gli sforzi» per giungere «a fermare e a debellare questa malattia». Di preservativo, stavolta, non parla, ma tanto basta per ricondurre alla memoria le polemiche del marzo scorso e suscitare qualche, seppure timida, reazione.
«Il mio pensiero e la mia preghiera – ha detto il Papa - vanno ad ogni persona colpita da questa malattia, in particolare ai bambini, ai più poveri, a quanti sono rifiutati». «La Chiesa – ha aggiunto – non cessa di prodigarsi per combattere l'Aids, attraverso le sue istituzioni e il personale a ciò dedicato. Esorto tutti – ha detto ancora – a dare il proprio contributo con la preghiera e l'attenzione concreta, affinchè quanti sono affetti dal virus HIV sperimentino la presenza del Signore che dona conforto e speranza. Auspico infine – ha concluso – che, moltiplicando e coordinando gli sforzi, si giunga a fermare e debellare questa malattia».
Sugli strumenti più adeguati per farlo, il dibattito, però, non si è mai spento. «La diffusione dell'Aids non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi, aumentano i problemi», disse Benedetto XVI sul volo che lo stava portando in Africa, parole, spiegò poi il Vaticano, fraintese dai più, e che non andavano lette tanto da un punto di vista «morale», ma piuttosto riferite all'efficacia effettiva del profilattico dimostrata sul campo, soprattutto in Africa, là dove l'epidemia continua a mietere più vittime.
La frase suscitò accese reazioni da parte di governi e istituzioni e il parlamento belga giunse ad approvare una risoluzione che definiva «inaccettabili» le parole di Ratzinger. Con il cancelliere tedesco Angela Merkel fu sfiorato l'incidente diplomatico. Passata la bufera, però, diverse associazioni attive nella lotta all'Aids, medici e scienziati anche non credenti finirono per ammettere che il preservativo, da solo, non fermerà l'epidemia, se non si agirà sui comportamenti sociali.
Alta si levò poi la denuncia, rilanciata dal recente Sinodo per l'Africa, sull'accesso alle cure, in gran parte negato proprio a chi ne avrebbe più bisogno, e sulle speculazioni delle multinazionali produttrici di profilattici che, si disse, inondano il continente di prodotti di cattiva qualità, che danno solo l'illusione di una efficace protezione.
Non tutti però giudicarono sufficienti i chiarimenti, e oggi l'associazione radicale «Certi diritti» torna a condannare la posizione della Chiesa, auspicando in una nota «che venga quantificato il danno prodotto da proclami antiscientifici, ispirati da un credo religioso, che alimentano la diffusione del virus dell'Aids». Sulla stessa linea i giovani del Pdci: «Invitiamo il Papa e la Chiesa ad aprire gli occhi – hanno affermato in una nota – i preservativi sono l'unico rimedio». E hanno promesso di distribuirne domenica prossima fuori dalle chiese.
Ieri un migliaio di persone ha partecipato a Roma ad un corteo in difesa dell'esposizione del Crocifisso nei luoghi pubblici. Al termine, i manifestanti hanno raggiunto Piazza S. Pietro, dove hanno assistito all'Angelus del Papa. E sulle polemiche sul Crocifisso nei luoghi pubblici, dopo la recente sentenza della Corte europea, torna ieri anche il quotidiano della Cei, Avvenire che, in un editoriale dedicato alle celebrazioni di ieri per i 25 anni del Trattato di pace tra Cile e Argentina rivendica alla Chiesa una capacità di «ingerenza» in positivo nelle politiche degli Stati.

© Copyright Gazzetta del sud, 30 novembre 2009

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