lunedì 30 novembre 2009
Benedetto XVI a Bartolomeo I nella Festa di Sant’Andrea: il Vescovo di Roma è al servizio dell’unità, nella verità e nella carità (Radio Vaticana)
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Benedetto XVI a Bartolomeo I nella Festa di Sant’Andrea: il Vescovo di Roma è al servizio dell’unità, nella verità e nella carità
Il Vescovo di Roma è al servizio dell’unità dei cristiani, nella verità e nella carità: è quanto scrive Benedetto XVI in un messaggio al Patriarca ecumenico Bartolomeo I in occasione dell’odierna Festa di Sant’Andrea, patrono della Chiesa di Costantinopoli. Alle celebrazioni al Fanar, sede del Patriarcato, partecipa anche una delegazione vaticana guidata dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La memoria dei martiri, come Sant’Andrea Apostolo, scrive Benedetto XVI, spinga tutti i cristiani a “testimoniare il loro amore davanti al mondo”. Testimonianza d’unità ancor più urgente, oggi, in un momento nel quale il Cristianesimo si confronta con “sfide complesse e crescenti”. Nel messaggio al Patriarca ecumenico Bartolomeo I, il Pontefice sottolinea che le Chiese di Roma e di Costantinopoli “si sono impegnate sinceramente negli ultimi decenni” per far avanzare “il ristabilimento della piena comunione”. Si sofferma, così, sul ruolo del Vescovo di Roma nella Comunione della Chiesa nel primo millennio, tema della plenaria di Cipro della Commissione internazionale congiunta per il dialogo teologico, svoltasi il mese scorso.
La Chiesa cattolica, scrive il Pontefice, considera il ministero petrino “come un dono del Signore alla sua Chiesa”. “Questo ministero – scrive Benedetto XVI - non deve essere interpretato nella prospettiva del potere, ma all’interno di un’ecclesiologia di comunione, come un servizio all’unità nella verità e nella carità”. E con Sant’Ignazio d’Antiochia ribadisce che il vescovo della Chiesa di Roma presiede nella carità. Ribadisce, poi, quanto affermato da Giovanni Paolo II nella “Ut unum sint” e poi ripreso nella sua visita al Patriarcato di Costantinopoli nel 2006, e cioè ricercare assieme, ispirati dal modello del primo millennio, le forme nel quale il ministero del Vescovo di Roma possa svolgere un servizio di amore riconosciuto da ognuno e da tutti.
Sebbene “non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo”, afferma ancora il Papa nel messaggio, “sono stati fatti molti passi che ci permettono di approfondire i legami tra noi”. La nostra amicizia che cresce, il “mutuo rispetto e la volontà di incontrarci l’un l’altro e riconoscerci come fratelli in Cristo” non dovrebbero essere ostacolati da coloro “che rimangono legati al ricordo di storiche differenze, che impediscono la loro apertura allo Spirito Santo che guida la Chiesa” ed è capace di “trasformare tutte le debolezze umane in opportunità per il bene”. Ha, così, invocato lo Spirito Santo, affinché guidi i cristiani lungo questo percorso promettente ma ancora difficile. Nel momento in cui si procede verso la piena comunione, è l’esortazione del Papa, “dobbiamo offrire già una comune testimonianza lavorando assieme al servizio dell’umanità, specialmente nella difesa della dignità della persona umana, nell’affermazione dei valori etici fondamentali, nella promozione della giustizia e della pace e rispondendo alle sofferenze che continuano ad affliggere il nostro mondo, particolarmente la fame, la povertà, l’analfabetismo e la disuguale distribuzione delle risorse”. Al contempo, si legge nel messaggio, le nostre Chiese possono lavorare assieme per mettere l’accento sulla responsabilità dell’umanità nel salvaguardare il Creato. Il Papa esprime apprezzamento per le tante iniziative prese del Patriarca in questo senso, e ricorda in particolare il recente Simposio di Religione, Scienza e Ambiente, dedicato al fiume Mississippi.
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