martedì 11 agosto 2009

Negli Stati Uniti i fedeli scoprono di nuovo la confessione (Osservatore Romano)


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Negli Stati Uniti i fedeli scoprono di nuovo la confessione

Washington, 10.

Alcune recenti statistiche negli Stati Uniti dimostrano che il numero delle confessioni tra i cattolici è in costante calo ma il clero, piuttosto che sentirsi scoraggiato per la disaffezione dei fedeli verso questo sacramento, cerca nuove strade per avvicinarli nuovamente alla pratica.
Uno studio condotto nel 2008 dal Center for Applied Research in the Apostolate, presso la Georgetown University, a Washington dc, ha messo in evidenza che i tre quarti dei cattolici non partecipano mai al sacramento della riconciliazione o, se lo fanno, si confessano una sola volta all'anno o anche meno.
Nel Colorado, la diocesi di Colorado Springs ha cercato di risolvere il problema della scarsa frequentazione dei fedeli presso il confessionale delle chiese parrocchiali in un modo originale: aprire una cappella negli ambienti di un centro commerciale dove i visitatori possano raccogliersi in preghiera e anche partecipare alla messa e confessare i propri peccati.
Monsignor Robert E. Jaeger, vicario apostolico della diocesi, ha dichiarato, a proposito dell'iniziativa, che questa è rivolta a quei fedeli che a volte esitano a frequentare la loro parrocchia e trovano più agevole raccogliersi in preghiera in un posto vicino al luogo dove si svolge la loro attività giornaliera oppure dove si recano spesso per gli acquisti.
La cappella di Colorado Springs è gestita da cinque frati francescani cappuccini che a turno accolgono i visitatori della struttura. Molti credenti frequentano il luogo di preghiera in modo regolare mentre altri vi passano solo sporadicamente.
Questa iniziativa spirituale inserita nella realtà di un grande centro commerciale, ha incrementato il numero delle confessioni e anche la frequenza alla messa. Per molti credenti il problema della scarsa frequenza in chiesa non ha una motivazione di indifferenza verso la fede ma una difficoltà a trovare il tempo necessario nel corso della giornata per una sosta di raccoglimento spirituale. La cappella presso il centro commerciale a Colorado Springs risolve parte del problema in quanto pone un luogo di culto all'interno di una struttura dove tutti passano per i motivi più diversi. Monsignor Jaeger sottolinea che la cappella è in attività dal 2001 e rispetta gli orari di apertura dei grandi magazzini, ovvero dalle 10 del mattino fino alle 9 di sera.
Pur nella semplicità della struttura, per la cappella presso il centro commerciale sono passati migliaia di fedeli nel corso di otto anni di attività. Si calcola che alla liturgia del pomeriggio abbiano partecipato complessivamente oltre 72.000 fedeli mentre a quella di mezza giornata il numero totale dei credenti abbia superato i 16.000.
Per il vicario apostolico di Colorado Springs, la chiave del successo della cappella è nella collaborazione dei religiosi con i volontari laici che assicurano i servizi per il mantenimento dei locali.
Un'altra iniziativa per riportare i fedeli statunitensi alla pratica del sacramento della confessione è stata avviata in Illinois e intitolata "24 hours of Grace".
Si tratta di tenere alcune parrocchie aperte ventiquattro ore al giorno predisponendo i turni dei religiosi che prestano il loro servizio. Questa iniziativa a ciclo annuale viene inaugurata all'inizio del tempo pasquale per invitare i cattolici a frequentare la parrocchia in ogni momento, sia di giorno che di notte per confessarsi, prendere parte alla messa.
Secondo padre Michael McGovern, parroco della chiesa di St. Mary in Lake Forest, molti fedeli si sentono sollecitati a tornare nuovamente nel tempio perché sanno che c'è un sacerdote che li aspetta nell'intero arco delle ventiquattro ore.

(©L'Osservatore Romano - 10-11 agosto 2009)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo me la Confessione o sacramnento della riconciliazione nonè stata mai abbandonata, né negli Stati Uniti, né latrove. Il problema è un altro: trovare un sacerdote con cui confessarsi. Bisogna prendere l'aèppuntamento e, certe volte, non basta neppure quello.
Se manca i lsacerdote, il laico cosa può cercare? Quando manca il cibo, passa anche la fame e si muore!

ondeb ha detto...

Concordo... Speriamo che prima dei fedeli laici siano i sacerdoti a riscoprire la confessione, specialmente in periodo estivo.

Ammetto che è doloroso far parte della religione con i templi chiusi per ferie...

gianniz ha detto...

Eh sì!
E' proprio vero che in chiesa, in qualsiasi chiesa, al di fuori degli orari delle varie celebrazioni, non c'è quasi mai l'ombra di un prete!
Mi chiedo e chiedo anche a voi: Che senso ha offrire il servizio di una cappella “inventata” al supermercato e, poi, non offrirlo in chiesa?
Mi chiedo poi come possono i sacerdoti pensare di affrontare il problema della Confessione continuando ad offrirla ai propri fedeli, nel migliore dei casi, solo a mezze ore, un giorno sì e uno no, e non sempre nemmeno così! Che senso ha chiamare i fedeli alla Confessione, a parole, per poi, nei fatti, offrire quasi solo Confessioni “non stop” a Pasqua o a Natale (quando devi metterti in fila e aspettare o, anche, sgomitare, lì sì, come al supermercato).

Se devo essere sincero, credo alla pastorale che si basa su idee semplici, ma piene di significato. Le chiese sono “vuote” perché non sono più sentite come spazi caldi, come spazi vitali. Al di fuori degli orari “comandati” sono abbandonate, non solo dai fedeli (anche se pochi), ma dai sacerdoti, che hanno sempre “altro” da fare. Il Sacramento della Confessione è disertato perchè non è più nè sentito. nè offerto, né facilitato, nè "incentivato".
E’ così difficile organizzare la presenza continua di un sacerdote (anche a rotazione tra i vari sacerdoti, ovviamente) in chiesa?

Proponendo il Santo Curato d’Ars Papa Benedetto non vuole forse proporre una figura di sacerdote che è stato capace di vivere la sua vita tra “l’altare e il confessionale”?
Come può un sacerdote pensare che la Grazia di Dio possa meglio raggiungere i fedeli attraverso il suo personale “fare” (di tutto e di più) invece che con i Sacramenti?
Come può un sacerdote pensare di raggiungere e attrarre a Dio i suoi fedeli contando molto (troppo) sul suo “poco”, ma contando “poco” (troppo poco) sul “molto” di Dio?

alberto ha detto...

Parlo da una parrocchia del veneziano dove abbiamo un parroco progressista, anche se con certe posizioni che i progressisti chiamerebbero di chiusura, e il parroco di una frazione vicina che è una delle persone più sante che abbia mai conosciuto.

Dal primo va pochissima gente, dal secondo di più, ma solo gente anziana.

Sull'eccezionale carità del secondo sono testimone: basta dirgli che si è in necessità di confessarsi e ti invita subito alla sua chiesa, oppure nella cappella della canonica.

Comunque tutti e due certo non cacciano via la gente che vuole confessarsi, né la scoraggiano, anzi domenica scorsa il rpimo ha fatto un'insolitamente buona predica sulla necessità di non macchiarsi della colpa di mangiare il Pane della Vita, ancora insozzati dai peccati.

E tuttavia tutta la mia generazione di venti-trentenni manca.

Secondo me manca una educazione all'anima. Bisogna fare capire che essa si ammala più spesso e molte volte in maniera più grave del corpo e che l'umiltà di presentare a Dio i propri peccati con vero pentimento fa guadagnare un miracolo più grande di tutte le guarigioni-miracoli corporali. E' come se uno avesse perso una gamba e all'improvviso gli ricrescesse. Ma mentre per quanto riguarda i miracoli normalmente detti non vi è una "formula" generale per ottenerli...la buona pratica della confessione fa sì che noi veniamo guariti sempre e comunque basta che ce ne accostiamo con verità e umiltà e contrizione.
Insomma Dio non si obbliga a farci riavere la vista se l'abbiamo perduta, ma si obbliga a farci riavere l'anima se l'abbiamo perduta. Il che è assai più importante...basti pensare come Bernardette Soubirous non volesse invocare la grazia della sua guarigione nella sua Lourdes, ma volesse avere Dio vicino nella sofferenza.

Tutti i buoni discorsi che fate sul relativismo e sulla necessità di capire che se noi siamo obbligati a Dio nel rispetto della sua legge, non possiamo leggerla in maniera relativa...non ha alcun senso se la percezione del dono migliore che lui ci ha fatto non viene di fatto percepito e considerato. A che mi giova l'obbedienza al Papa, se non mi accorgo che dentro di me Dio mi ama per mezzo della mia anima, se non mi accorgo che quest'anima c'è e che è quintilianisticamente naturaliter christiana.
Se non capisco che Dio vuole salvare la mia anima (oltreché il mio corpo) allora non capisco neppure il ministero petrino, non capisco la correzione, non capisco che il Papa è infallibile perché è il più bravo di tutti, ma perché Dio gli dà una grazia immensa che va a vantaggio di tutti.
E purtroppo quando una scienza dell'anima esatta e caritatevole al contempo viene a mancare, anche avendo il massimo rispetto umano, la Chiesa apparirà sempre come oggetto mondano indecifrabile, e come tutti i cubi di Rubik che non si risolvono una grande fonte di affanno....anche se si fa tutto per amarla