sabato 22 agosto 2009

Papa Ratzinger riforma la Messa: recupero della sacralità e del senso dell’adorazione eucaristica. Stop alle sperimentazioni selvagge (Tornielli)


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Ratzinger riforma la messa
Basta con l’ostia sulla mano


di Andrea Tornielli

Roma

Il documento è stato consegnato nelle mani di Benedetto XVI la mattina del 4 aprile scorso dal cardinale spagnolo Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino.
È l’esito di una votazione riservata, avvenuta il 12 marzo, nel corso della riunione «plenaria» del dicastero che si occupa di liturgia e rappresenta il primo passo concreto verso quella «riforma della riforma» più volte auspicata da Papa Ratzinger.
Quasi all’unanimità i cardinali e vescovi membri della Congregazione hanno votato in favore di una maggiore sacralità del rito, di un recupero del senso dell’adorazione eucaristica, di un recupero della lingua latina nella celebrazione e del rifacimento delle parti introduttive del messale per porre un freno ad abusi, sperimentazioni selvagge e inopportune creatività.
Si sono anche detti favorevoli a ribadire che il modo usuale di ricevere la comunione secondo le norme non è sulla mano, ma in bocca.
C’è, è vero, un indulto che permette, su richiesta degli episcopati, di distribuire l’ostia anche sul palmo della mano, ma questo deve rimanere un fatto straordinario.
Il «ministro della liturgia» di Papa Ratzinger, Cañizares, sta anche facendo studiare la possibilità di recuperare l’orientamento verso Oriente del celebrante almeno al momento della consacrazione eucaristica, come accadeva di prassi prima della riforma, quando sia i fedeli che il prete guardavano verso la Croce e il sacerdote dava dunque le spalle all’assemblea.
Chi conosce il cardinale Cañizares, soprannominato «il piccolo Ratzinger» prima del suo trasferimento a Roma, sa che è intenzionato a portare avanti con decisione il progetto, a partire proprio da quanto stabilito dal Concilio Vaticano II nella costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium, che è stata in realtà superata dalla riforma post-conciliare entrata in vigore alla fine degli anni Sessanta.
Il porporato, intervistato dal mensile 30Giorni, nei mesi scorsi aveva detto a questo proposito: «A volte si è cambiato per il semplice gusto di cambiare rispetto a un passato percepito come tutto negativo e superato.
A volte si è concepita la riforma come una rottura e non come uno sviluppo organico della Tradizione».
Per questo le «propositiones» votate dai cardinali e vescovi alla plenaria di marzo prevedono un ritorno al senso del sacro e all’adorazione, ma anche un recupero delle celebrazioni in latino nelle diocesi, almeno durante le principali solennità, così come la pubblicazione di messali bilingui - una richiesta, questa fatta a suo tempo da Paolo VI - con il testo latino a fronte.
Le proposte della Congregazione che Cañizares ha portato al Papa, ottenendone l’approvazione, sono perfettamente in linea con l’idea più volte espressa da Joseph Ratzinger quando ancora era cardinale, come attestano i brani inediti sulla liturgia anticipati ieri dal Giornale, che saranno pubblicati nel libro Davanti al Protagonista (Cantagalli), presentato in anteprima al Meeting di Rimini.
Con un nota bene significativa: per l’attuazione della «riforma della riforma» ci vorranno molti anni. Il Papa è convinto che non serva a nulla fare passi affrettati, né calare semplicemente direttive dall’alto, con il rischio che poi rimangano lettera morta.
Lo stile di Ratzinger è quello del confronto e soprattutto dell’esempio.
Come dimostra il fatto che, da più di un anno, chiunque vada a fare la comunione dal Papa, si deve genuflettere sull’inginocchiatoio appositamente preparato dai cerimonieri.

© Copyright Il Giornale, 22 agosto 2009 consultabile online anche qui.

Un grazie di cuore a Tornielli per questi bellissimi articoli sulla liturgia :-)
R.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Comunione.
Ricevo Gesù.
Io, misera creatura, bisognosa di Lui, ricevo Lui che cerca ed ama me!
Accolgo Chi bussa alla mia porta: desidero fare comunione con Lui, che già vuole farla con me.
Lui è Dio! Chi sono io? Un peccatore, bisognoso di misericordia. Un povero, bisognoso di tutto.
Le mani di un ministro della Chiesa mi porgono l’ostia consacrata dal consacrato.
Ogni frammento di quella particola è tutto Gesù.
Eccomi lì, a tu per tu.
Che fare? Inchinarsi, abbassare gli occhi, “rendersi passivi”, lasciarsi raggiungere…
Mi dicono: “Il corpo di Cristo!” E io rispondo: “AMEN!” (Siii, lo so, è vero!! Grazie, ti voglio bene!)
Ricevo Gesù in me, sulla lingua, Lui che è tutto per trasformare il mio poco… tendente al niente.
Per poi raccogliersi in lode e rendimento di grazie, proiettato nell’eterno per Lui con Lui e in Lui.

Ma perché tanti scelgono di ricevere Gesù nelle mani? Mani nemmeno giunte, mani fino ad un momento prima in tasca, di braccia conserte o dietro la schiena, senza un gesto esteriore di reverenza… mani nemmeno troppo pulite, mani emblema del mio fare, per cui io “mi sporco le mani”, si io Signore mi comprometto con Te (e non viceversa…), io ti prendo, io ti accolgo, io servo inutile sono il protagonista di questo incontro, in cui tu sei un pezzo di pane, nemmeno sento il peso di quel pane crocefisso, l’odore del sangue che cola dalle ferite del crocefisso.

Nessuno conosce che cosa sta nei nostri cuori, noi non li dobbiamo giudicare: il marcio di chi sembra riceverti devotamente, la fede di chi pare essere più trasandato… Tuttavia quanti rischi in quell’inutile passaggio di Gesù dalle mani consacrate (mani di Dio, mani che in quel momento sono un altro Gesù) alle mie mani, al mio esterno, prima di entrare in me, di essere tutt’uno con me, senza mio merito alcuno, senza il mio “fare” a suggello, quasi fosse la “garanzia” di qualità di quella comunione, quasi che fosse nulla essere arrivato fin lì, davanti a te, e che solo il prenderti tra le mani ne certificasse l’amore… E magari mentre chi ti offre bofonchia malamente “il corpo di Cristo” e chi lo riceve accenna ad un “amen” forse pensato, ma non detto...
Quanti rischi in un inutile passaggio: rischi di caduta, di frammenti perduti, di trafugamenti e profanazioni, di perdita del senso del sacro, di routine da cucina, per poi tornare al posto canticchiando qualcosa od osservando l’orologio, sperando di uscire in fretta. Quanti rischi corriamo in un gesto che ha posto me più al centro di te… Senza giudicare nessuno, solo per scegliere ciò che oggettivamente è meglio e una moda distorta a portato a sottovalutare.

un peccatore

Anonimo ha detto...

Mi ricordo, tanti anni fa, in Brasile, ho presenziato una Messa di consacrazione episcopale a Porto Alegre, dove un prete mi aveva negato la comunione in bocca rimandandomi da un altro...
Sarà dura per alcuni episcopati accettare queste disposizioni.
Nuove tempeste attendono il nostro coraggiosissimo Papa!!!!

euge ha detto...

CHe dire? Era ora che si ricominciasse a considerare l'Eucerrestia una cosa seria. Ricevere il corpo di Cristo, non è come andare a ricevere un pezzo di pane qualunque. Ma, purtroppo, molti oggi, la pensano così. Mi sono sempre chiesta con quale coraggio ci azzardiamo a prendere in mano il Corpo di Cristo noi che non abbiamo ricevuto la consacrazione delle mani per questo. Mi è stato sempre insegnato che il sacerdote è colui che dà il Corpo di Cristo e non sono io a prendermelo in certi casi ho visto gente togliere l'ostia dalle mani del sacerdote e metterla in bocca senza nessun rispetto.
Mi auguro che finalmente, si possa tornare a Messa essendo consapevoli di quello che si va a fare e soprattutto di ciò che si va a ricevere; ma, prima di noi devono esserne consapevoli i sacerdoti o più precisamente, certi sacerdoti che hanno scambiato la Messa e la Santa Eucerestia, per terreno di sperimentazioni selvagge come, giustamente le definisce Tornielli nel titolo del suo articolo. Mi auguro anche, che non si gridi al ritorno a prima del Concilio perchè tanto per prevenire, non credo che negli atti del Concilio, sia data la libera iniziativa di " inventarsi " la Messa ne tanto meno di considerare il Corpo di cristo un pezzo di pane qualunque da prendere in mano senza alcun rispetto.

euge ha detto...

Un grazie al nostro coraggioso

BENEDETTO XVI.

DANTE PASTORELLI ha detto...

La riforma dei riti della Settimana Santa, il Novus Ordo saliron dal basso o furon calati dall'alto?
Non capisco tanto entusiasmo per un piccolissimo passo avanti che in fondo non fa altro che ribadire che la comunione si deve ricevere sulla lingua "o" anche in mano.
Si parli chiaramente e s'imponga: d'ora in poi la comunione si riceve in ginocchio ed in bocca e con l'uso obligatorio del piattino. Punto e basta. Invece si lascia la libertà ai vescovi di stabilir diversamente ed i preti continueranno a far quel che han sempre fatto in questi 40 anni: il loro comodo. Si pensi al "pro multis", alla violazione sistematica delle rubriche richiamate dalla Redemptionis Sacramentum ecc.
Non basta l'esempio. Chi ha seguito, tra cardinali, vescovi e preti l'esempio del papa? Ci voglion atti d'imperio da parte dell'Autorità Suprema della Chiesa.
E intanto la famosa "riforma della riforma" vien rimandata alle calende greche perché non si possono far passi più rapidi.
Resterà una liturgia priva di sacralità, la sciatteria, le girandole della pace, l'assemblearismo inconcludente e le profanazioni che son all'ordine del giorno. E le anime continueranno ad esser nutrite di chiacchiere.
Unico vantaggio: da qualche parte si potrà celebrare un rito di S. Pio V non adulterato.

euge ha detto...

Sig. Pastorelli vorrei dire riguardo al suo post, che si raggiunge passo dopo passo l'obiettivo. Dopo 26 lunghi anni in cui si è visto di tutto e di più con Messe che sempre più erano simili a degli show musicali e dove si è visto e si vede purtroppo, che l'Eucarestia viene considerata da certi sacerdoti e purtroppo anche dalla maggioranza dei fedeli un pezzo di pane qualunque, non si può pretendere di cambiare questo status di cose in un colpo solo e per di più con l'imposizione. Se il Papa imponesse succederebbe come è successo per il Summorum Pontificum; obiezioni di coscienza, vesti stracciate in difesa del Concilio e tante altre teatralità che nulla hanno a che vedere, con il rispetto delle liturgia e con l'obbedienza al Papa.
Benedetto XVI, sta coraggiosamente portando avanti un processo lungo e difficile quello di riportare dignità nella liturgia e nella Santa Messa è difficile ma, non impossibile. Basta non farsi prendere dalla fretta. Questi sono processi lunghi e non si ottengono certi risultati con un colpo di bacchetta magica.

Anonimo ha detto...

Recuperare il senso del Sacro, diventare veramente consapevoli che quotidianamente, in ogni celebrazione, avviene un Miracolo davanti ai nostri occhi. Essere coscienti che è Gesù, è Dio, che viene ancora una volta ad alimentare la nostra anima, per sostenerla e accompagnarci in modo più visibile lungo i sentieri della vita. Grazie per la puntualizzazione, Santo Padre.Siamo abituati,lo diamo per scontato, e non lo vediamo più come è davvero. Grazie per provare a ricordarcelo,con qualche piccola scossa, e guidarci nella consapevolezza. Ma perchè la Messa in latino? che senso ha, se non farla diventare qualcosa per pochi,o peggio, correre il rischio di ritornare a un simil medioevo quando si ripetevano frasi senza capirle? il foglietto con le due versioni?mah, mi si permetta di dubitare che possa essere di una qualche utilità. mi piacerebbe che qualcuno mi desse una spiegazione convincente, senza per favore, ripetermi che cerchiamo di ritornare alle origini, perchè non mi sembra che Gesù parlasse latino.
In ogni caso, grazie Gesù perchè sei venuto a cercarmi, perchè mi hai voluta, perchè continui a volermi e a vegliare su di me e su tutti noi.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Il male si taglia alle radici, e d'un colpo netto. Il medico ietoso fa la piaga cancrenosa.
L'Eucaristia non è un problema da affrontare con improvvisazione, certo, com'è stato fatto col NO, ma non si può aspettare altri 100 anni. I vescovi ribelli si depongono e si sostituiscono. Dinnanzi alle profanazioni basta coi lamenti queruli e poco concludenti.
Vorrei che mi si enumerassero sulle dita di una mano i vescovi ribelli che sono stati deposti per aver tollerato o collaborato alle profanazioni ed ai sacrilegi eucaristici.
Diceva papa Felice III: il male che non combattete voi lo approvate.
Si ha paura della protesta o della defezione di qualche vescovo? Allora significa che lo scisma c'è già e solo l'apparenza d'una inesistente unità lo nasconde.
Oportet ut scandala eveniant. Così si fa chiarezza ed il piccolo gregge, senza più paura dei lupi anche vestiti di rosso e di paonazzo, potrà seguiere docilmente il Buon Pastore.
Perché 26 anni? Io direi 40!

euge ha detto...

Per anonimo delle 10.52: Rispetto il tuo punto di vista ma, la cantinela del ritorno al medioevo forse sarebbe ora di lasciarla da parte. Piuttosto ti chiedo perchè tanti e credo tra i tanti anche tu, siete terrorizzati dalla liturgia tradizionale; perchè non volete accettare il fatto che fa parte del patrimonio della chiesa ed anche nostro? Perchè vi sembra così strano che anche i fedeli abbiano lìopportunità di assistere ad una celebrazione con la liturgia tridentina? Perchè pensate che le nostre nonne e magari anche mamme fossero un branco di pecore che ripetevano a pappagallo parole di cui non se ne capiva il significato? Mia nonna caro anonimo, non ha avuto una grande istruzione ma, recitava tutte le sere l'Ave Maria ed altre preghiere in lingua latina e ti assicuro che era ben consapevole di che cosa stasse recitando. La verità credo è che ormai avete la convinzione che tutto ciò che è stata la chiesa prima del Concilio è da buttare nella spazzatura perchè superata; mentre, non credo che il Concilio volesse questo ma, un progredire nella tradizione. Detto questo, ognuno è libero di pensarla come vuole ma, per favore si eviti di far passare coloro che pregavano in lingua latina, come dei ripetitori senza cervello e senza consapevolezza.
Grazie.

euge ha detto...

Chiedo scusa :


è stesse e non stasse la parola.

Anonimo ha detto...

caro euge,
mi presento, sono Maria, l'anonimo delle 10.52.
sono fermamente convinta che la comprensione della maggior parte dei nostri avi si fermasse a poco più dell'Ave Maria,e lo dico nonostante i miei nonni avessero ben studiato sia latino che greco.resto dell'idea che Gesù volesse avvicinare e attirare a sè gli uomini, e per farlo ha usato il linguaggio più semplice e chiaro possibile,utilizzando parabole che rendessero più immediato e prossimo il senso. non ricordo di aver trovato nei Vangeli sfoggi di cultura da parte di Gesù, ma naturalmente posso sbagliarmi. io stessa nella Liturgia ogni tanto mi fermo colpita da un'orazione conosciuta e ripetuta da anni che in un momento acquista un significato nuovo.se l'obiettivo è trovare una lingua universale per la celebrazione, dai tempi del concilio tempo, appunto, ne è passato: allora che sia una lingua viva e conosciuta o parlata dalla maggior parte degli uomini.in ogni caso, come dice un mio amico, il fiume è largo, e ognuno all'interno del suo corso trova il suo posto. buon cammino
ps: mi ritorna il pensiero ai nostri giovani che, da ultime notizie stampa, non sono in grado di scrivere correttamente in italiano: pensi che si prenderebbero la briga di imparare il latino o si sentirebbero più facilmente partecipi di una messa celebrata in una lingua incomprensibile?