lunedì 12 ottobre 2009

La denuncia del Sinodo: La corruzione politica frena lo sviluppo dell'Africa (Osservatore Romano)


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Angelus in piazza per Benedetto XVI, su sagrato San Pietro

Il Papa: "La Vergine Maria è la stella che orienta ogni itinerario di santità. Il suo "fiat" è modello di perfetta adesione alla divina volontà e il suo "magnificat" esprime il canto di esultanza della Chiesa, che già su questa terra gioisce per le grandi opere di Dio e nel cielo loda in eterno la sua gloria" (Angelus)

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Il Papa: "Gesù invita i suoi discepoli al dono totale della loro vita, senza calcolo e tornaconto umano, con una fiducia senza riserve in Dio. I santi accolgono quest'invito esigente, e si mettono con umile docilità alla sequela di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione, nella logica della fede talora umanamente incomprensibile, consiste nel non mettere più al centro se stessi, ma nello scegliere di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo" (Omelia)

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SINODO PER L'AFRICA (4-25 OTTOBRE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

La denuncia del Sinodo

La corruzione politica frena lo sviluppo dell'Africa

La corruzione degli uomini politici è una delle piaghe più dannose per l'Africa. Un tema, quello della corruzione politica, ricorrente durante la prima settimana dei lavori sinodali, è stato, lunedì mattina 12 ottobre, più volte rilanciato durante i lavori della undicesima Congregazione generale, svoltasi alla presenza del Papa. Erano presenti 221 padri sinodali. Presidente di turno il cardinale Théodore-Adrien Sarr. "La politica - è stato più volte ripetuto - è una cosa troppo importante per essere lasciata soltanto ai politici". La corruzione "figlia di un'assente o ancora immatura cultura politica è la vera piaga dell'Africa". Su questa linea l'intervento del cardinale Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban. È vero, ha ricordato, che dal 1994 (anno del precedente Sinodo per l'Africa) ad oggi non ci sono stati molti colpi di Stato nel continente, ma "il mostro della conquista del potere in modo non democratico" ha aggiunto il cardinale, non è certamente stato debellato.
Ha solo cambiato faccia e strategia. Si sono verificati anche colpi di Stato silenziosi, soprattutto quando è sempre lo stesso partito politico a monopolizzare il potere accusando gli avversari di essere controrivoluzionari, di essere razzisti. Questo è indice di un cambiamento di mentalità: dal dittatore unico alla dittatura del partito. Botswana, Angola, Zimbabwe e Mozambico da quando hanno conseguito l'indipendenza sono guidati sempre dagli stessi partiti; niente da eccepire se il popolo conferma liberamente il loro mandato, ma bisogna vigilare che l'ideologia predominante non metta a tacere di fatto tutto ciò che percepisce come estraneo o nemico.
Tra gli altri intervenuti monsignor Cosmas Zumaire Lungu, dello Zambia, ha focalizzato l'attenzione sulla questione dei media. Ha detto che la radio è un potente strumento di evangelizzazione, soprattutto in zone rurali dove l'analfabetismo è molto alto. L'arcivescovo Bressan ha invece posto l'accento sull'aiuto che alla missione in Africa viene offerto dai consacrati italiani. Oggi, ha detto, in Africa lavorano oltre tremilaseicento missionari e molti subiscono ancora violenze e martirio. Ma la santità, ha aggiunto, è il nostro scopo, il resto è una conseguenza.
Monsignor Martin Igwemetzie Uzoukwu, vescovo di Minna, in Nigeria, ha proposto di potenziare le occasioni di incontri di preghiera tra cristiani e musulmani. Ha portato il contributo dell'esperienza maturata nella regione del suo Paese, in cui è in vigore la sharia. Ha raccontato di un gruppo cattolico femminile Zumunta Mata, che promuove iniziative di preghiera insieme a famiglie islamiche e costruisce il dialogo dal basso, nella vita quotidiana. L'arcivescovo Gianfranco Ravasi nel suo intervento si è soffermato sulla ricchezza culturale del continente nero, sottolineando la grande dovizia di classificazioni grammaticali. Di fronte a un simile scrigno di tesori culturali e spirituali fatto di tradizioni popolari e familiari, di simboli e riti religiosi, di sapienza, memoria, folclore, il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha poi auspicato che l'Africa custodisca la propria identità spirituale e artistica, impedendo che si dissolva sotto il vento della secolarizzazione e della globalizzazione che soffia con forza anche sulle 53 nazioni africane. L'intervento di Ravasi si è concluso con una citazione da Ostie nere di Léopold Sédar Senghor: "Ai piedi della mia Africa crocifissa da 400 anni ma che ancora respira, lasciami dire, Signore, la sua preghiera di pace e di perdono. Signore Dio, perdona l'Europa bianca che ha dato caccia ai miei figli come a elefanti selvaggi. Uccidi però, o Signore, anche il serpente dell'odio che ora leva la testa nel nostro cuore e ci spinge a combatterci tra noi africani. Uccidilo, Signore, perché l'Africa prosegua il suo cammino nella riconciliazione e nella pace".
Anche lunedì mattina è entrato nella discussione sinodale il problema delle donne. Ne ha parlato monsignor Théophile Kaboy Ruboneka. Si è soffermato sul dramma che esse vivono, "umiliate sia dalla nuova etica mondiale che dai pregiudizi delle culture tradizionali". Ha proposto l'istituzione di strutture di accoglienza per giovani donne violentate e traumatizzate dalla guerra, visto che "sono le ragazze e le giovani madri che spesso subiscono le peggiori ferite durante i conflitti".
La conferma della drammaticità della situazione è venuta dalla commovente testimonianza di Marguerite Barankitse, fondatrice della Maison Shalom a Ruyigi in Burundi. "Non dimenticherò mai il 24 ottobre del 1993; mi ero rifugiata nel vescovado per sfuggire alla violenza e ho assistito al massacro di 73 persone, compiuto da gente della mia stessa etnia". All'interno pubblichiamo gli interventi dei padri sinodali svolti durante la nona e la decima Congregazione generale.

(©L'Osservatore Romano - 12-13 ottobre 2009)

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