lunedì 12 ottobre 2009
Canonizzazione innovativa di cinque santi (Zenit)
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Canonizzazione innovativa di cinque santi
Un Vescovo, due sacerdoti, un giovane trappista e una religiosa agli altari
di Carmen Elena Villa
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 11 ottobre 2009 (ZENIT.org).
Rappresentanti della Chiesa universale si sono ritrovati questa domenica mattina in Vaticano per unirsi alla canonizzazione di cinque nuovi santi, caratterizzata da alcune novità.
I partecipanti a questa festa di fede provenivano, tra gli altri Paesi, da Spagna, Francia, Belgio, Polonia, Russia, Ucraina, Stati Uniti (soprattutto dalle Hawaii), Perù, Cile, Colombia e ovviamente Italia.
A differenza di altre occasioni, la cerimonia si è svolta nella Basilica di San Pietro. Visto che non c'era spazio sufficiente per i pellegrini, moltissimi sono rimasti nella piazza e hanno partecipato alla Messa attraverso i maxischermi presenti.
La celebrazione nella chiesa cattolica più grande del pianeta ha favorito il raccoglimento e il silenzio, come hanno commentato alcuni pellegrini al termine della Messa.
Questa volta non ci sono stati applausi quando il Papa menzionava nella sua omelia ogni santo. Era stato chiesto espressamente ai pellegrini prima dell'inizio dell'Eucaristia solenne, e i presenti hanno saputo rispettare questa richiesta.
Chi non è riuscito a entrare nella Basilica ha avuto l'opportunità di vedere il Pontefice quando è uscito nella piazza alla fine dell'Eucaristia per recitare l'Angelus e offrire un breve commento sulla vita di ciascuno dei nuovi santi.
I pellegrini che erano entrati hanno salutato emozionati il Pontefice al suo ingresso e all'uscita. C'erano anche il re del Belgio Alberto II e sua moglie Paola Ruffo di Calabria, che hanno assistito alla cerimonia di canonizzazione del loro compatriota padre Damian de Veuster.
Le lettura dell'Antico e del Nuovo Testamento della Messa sono state lette in francese, spagnolo e polacco. Il Vangelo è stato letto sia in latino che in greco, come segno di unità della Chiesa e della chiamata alla santità nell'universalità e nella diversità dei carismi.
Nell'Anno Sacerdotale, tre presbiteri santi
Migliaia di pellegrini con le tipiche collane hawaiane di fiori multicolori sottolineavano sia il loro luogo di provenienza che il santo che li ha spinti a viaggiare fino a Roma: padre Damiano de Veuster, nato in Belgio e morto di lebbra nell'isola di Molokai dopo aver assistito una colonia di lebbrosi.
"Speriamo che la gente, le giovani generazioni apprezzino ciò che ha fatto padre Damiano. E' un eroe, un modello per noi. Ha attraversato l'oceano per stare più vicino alla gente. Ha detto 'sì' come sacerdote e come pastore per aiutare i malati nelle Hawaii", ha ricordato Feaustri Aschwint, proveniente da Honolulu, parlando con ZENIT.
Alla celebrazione, durata più di due ore, ha partecipato anche Audrey Toguchi, hawaiana, la cui guarigione da un cancro è stata considerata inspiegabile dai medici e riconosciuta dal Papa come un miracolo attribuito all'intercessione di padre Damiano.
La signora Toguchi e il suo medico, Walter Chang, si sono uniti a una processione di fedeli che ha portato le reliquie dei nuovi santi al Papa sull'altare al centro della Basilica.
E' stato canonizzato anche il Vescovo placco Zygmunt Szczesny Felinski (1822-1895), fondatore delle Suore Francescane della Famiglia di Maria, che subì l'esilio in Russia.
Suor Oliva, membro di questa comunità, è giunta da Curitiba, in Brasile. Dopo essersi fatta fotografare in Piazza San Pietro con le 21 consorelle che l'hanno accompagnata, ha condiviso con ZENIT questo momento: "Sono molto felice. Il nostro fondatore è stato un uomo di molta fede e pietà. Un grand'uomo in Polonia e ora nel mondo", ha detto.
"Gli ho chiesto di intercedere per me perché io possa imitare le sue virtù: l'amore e la speranza, anche l'amore per l'Eucaristia", ha confessato.
Il terzo sacerdote canonizzato è stato lo spagnolo Francisco Coll (1812-1875). Per questo motivo è arrivato a Roma padre Juan Carlos, proveniente da Campo de Cristana, nella Diocesi di Ciudad Real, perché nella sua parrocchia, come ha spiegato a ZENIT, c'è "una scuola delle Domenicane dell'Annunziata, si chiama Madonna del Rosario, e le suore hanno come fondatore padre Coll".
"Stiamo lavorando da un anno con gli alunni sulla vita di Francisco. Ha dedicato la sua vita soprattutto ai bambini e ai giovani, ha catechizzato ed evangelizzato e ha fornito una testimonianza di vita piena d'amore attraverso la preghiera".
La semplicità di Jeanne Jugan
Una spilla con il volto di santa Jeanne Jugan brillava sui pellegrini membri dell'associazione di laici che porta il suo nome, che si dedicano al servizio agli anziani.
Tra loro c'era Nubia Castillo, guinta da Valledupar, in Colombia, dove lavorano instancabilmente le Piccole Sorelle dei Poveri, comunità fondata dalla nuova santa.
"Facciamo parte del gruppo dell'associazione della Casa del Nonno - ha ricordato -. Vogliamo portare avanti lo spirito di santa Jeanne".
"E' molto bello essere oggi a Roma. A tanti anni dalla sua morte, Jeanne ha lasciato una grande missione (quella del lavoro con gli anziani). Quest'opera continua. Ci incoraggia vedere tante novizie giovani. Siamo molto felici di poter essere utili a chi è avanti con gli anni".
Rafael, giovane e mistico
Padre Rafael Riate, proveniente da Lima (Perù), è giunto per la canonizzazione del suo omonimo, fratel Rafael Arnaiz (1911- 1938), religioso dell'ordine cistercense della stretta osservanza.
"Sento una profonda unione spirituale con lui. Fin dal seminario leggevo i suoi scritti, che sono un sostegno alla mia vita sacerdotale", ha detto.
Una devozione profonda a fratel Rafael l'ha espressa anche la signora Ascensión del Señor, arrivata dalla Spagna per la canonizzazione di "Quello col cappuccio", come lo chiama affettuosamente, perché nella sua foto più famosa appare con l'abito bianco della sua comunità.
"Da lui ho imparato la santità nella vita quotidiana e il senso dell'umorismo. Durante l'Eucaristia sentivo che era con me, seduto al mio fianco. Questa cerimonia è stata come la sua morte: semplice", ha detto a ZENIT.
Nella sua omelia, Benedetto XVI ha esortato i fedeli a "lasciarsi attrarre dagli esempi luminosi di questi Santi, a lasciarsi guidare dai loro insegnamenti perché tutta la nostra esistenza diventi un cantico di lode all'amore di Dio".
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]
© Copyright Zenit
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