lunedì 12 ottobre 2009

Intervista a Mons. Fellay sugli imminenti colloqui dottrinali (Messainlatino)


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Dal blog degli amici di Messainlatino.it

Intervista a mons. Fellay sugli incipienti colloqui dottrinali.

Dal sito ufficiale della Fraternità San Pio X, DICI, questa intervista a mons. Fellay rilasciata a Roodepoort, Sudafrica, tradotta a nostra cura. 

- Con la revoca del decreto di scomunica, inizieranno le discussioni dottrinali tra Roma e la Fraternità S. Pio X. Qual è lo scopo di queste discussioni?

L'obiettivo che si cerca di raggiungere con queste discussioni dottrinali è un importante chiarimento nell'insegnamento della Chiesa negli ultimi anni. In effetti, la Fraternità San Pio X, seguendo il suo fondatore Mons. Lefebvre, ha obiezioni serie sul Concilio Vaticano II. E ci auguriamo che le discussioni permetteranno di dissipare gli errori o le gravi ambiguità che da allora sono state diffuse a piene mani nella Chiesa cattolica, come lo stesso Giovanni Paolo II ha riconosciuto.

- Quanto tempo queste discussioni dureranno? Quali saranno i punti principali che saranno trattati e come lo saranno?

Non ho idea del tempo che prenderanno queste discussioni. Questo certamente dipenderà anche dalle aspettative di Roma. Esse possono prendere un tempo alquanto lungo.
E questo, perché i temi sono vasti. Le nostre principali obiezioni sul Concilio, come la libertà religiosa, l’ecumenismo, la collegialità, sono ben noti. Ma altre obiezioni potrebbero essere poste, come l'influenza della filosofia moderna, le novità liturgiche, lo spirito del mondo e la sua influenza sul pensiero moderno che imperversa nella Chiesa.

- Le due crociate del rosario hanno dato i loro frutti. Con riferimento al Motu Proprio del luglio 2007, quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento nei confronti dei sacerdoti che ora celebrano la Messa tradizionale, anche se non esclusivamente perché dicono pur sempre la Messa nuova?

Fondamentalmente, ogni volta che un prete vuole tornare alla Messa di sempre, abbiamo il dovere di avvicinarlo con un atteggiamento positivo; dovremmo gioirne e sperare che la Messa produca da sé i suoi frutti. Si vede già che questo avviene la maggior parte delle volte. Ci sono anche, naturalmente, dei sacerdoti che rimarranno indifferenti al rito antico. Il tempo ci mostrerà chi è serio in questo campo e chi non lo è

- Quali consigli può dare ai fedeli riguardanti questi sacerdoti? Quale dovrebbe essere l'approccio dei laici nei loro confronti?

I fedeli devono restare molto prudenti e non mettersi in situazioni troppo imbarazzanti. Devono consultare i nostri preti prima di rivolgersi a questi sacerdoti. Le circostanze sono così diverse: ogni sacerdote è diverso, e fino a quando non è chiaro che il ravvicinamento del sacerdote verso la Messa è autentico, i fedeli dovrebbero rimanere ben disposti, ma mantenendo un atteggiamento cauto.

- A sua conoscenza, c’è ora un più gran numero di preti che celebrano esclusivamente la Messa di sempre?

È difficile dare una risposta esatta, perché non c'è nessun rapporto ufficiale in proposito e perché molti di coloro che vorrebbero celebrare la Messa antica non osano. C’è in molti paesi una forte pressione dalla gerarchia per evitare questo ritorno. Molti preti devono dirla in segreto a causa di questa paura. Ritengo tuttavia che questo numero crescente rimanga ancora modesto.

-La crisi della Chiesa è una crisi di fede. Ci vorrà tempo perché tutti i sacerdoti dicano esclusivamente ‘l’antica’ Messa. È corretto dire che, se anche se attraverso le discussioni dottrinali Roma tornasse alla pienezza della verità, ci sarebbe sempre una grande opposizione sulla Messa e sul Vaticano II?

Occorre restare realisti. Il ritorno, la restaurazione della Chiesa richiederà tempo. La crisi che colpisce la Chiesa tocca tutti gli aspetti della vita cristiana. Uscire da questa situazione richiederà più di una generazione di impegni costanti nella giusta direzione. Forse un secolo. E questo significa che ci si deve attendere dell'opposizione. Ma speriamo che il peggio sia passato e che i segni di guarigione che si intravvedono oggi siano germi di realtà e non solo un sogno...

- La collegialità è un disastro per la Chiesa. Non si può vedere nonostante tutto una lieve "crepa nel muro della collegialità" con il motu proprio del Papa Benedetto XVI e più recentemente con la revoca del decreto di scomunica?

Infatti, queste decisioni sono davvero sue proprie. C'è un modo vero per comprendere la collegialità; Paolo VI ha aggiunto una "Nota praevia" per il documento sulla Chiesa, Lumen Gentium, in modo che la collegialità fosse capita bene. Il problema è che questa nota è come dimenticata. L'idea generale che si è diffusa e che pretende di ridurre sensibilmente il potere del Sommo Pontefice è un pericolo reale per la Chiesa e renderebbe impossibile il governo. Pertanto, i diversi atti presi "motu proprio" dal Papa sono buoni segnali di una volontà di governare personalmente e non collegialmente la Chiesa.

- Ci sono state molte reazioni - per o contro – le decisioni del Papa, a tal punto che è stato costretto a scrivere una lettera di spiegazione per i Vescovi. E’ un fatto positivo che il Papa si sia trovato come "spalle al muro", per così dire?

In realtà dipende sul punto di vista. L'autorità del Papa è davvero stata scossa dal tumulto di inizio anno. Non può essere considerato come un fatto positivo se non per l’effetto opposto che ciò dovrebbe generare a Roma, e che permette di capire chi ama la Chiesa e lavora per la sua edificazione e chi no.

- Per la prima volta da quarant'anni vediamo l’autorità suprema della Chiesa rendersi conto che ci sono problemi d’ordine teologico, dottrinale. Il Papa non si rende conto che la "Chiesa conciliare" (per citare il cardinale-Benelli) e le sue riforme sono condannate e che è necessario un ritorno alla tradizione?

Non sono ancora sicuro che tutti considerino le discussioni dottrinali in tale modo. Direi che per la maggior parte della gerarchia, queste discussioni sono necessarie, non per la Chiesa, ma per noi e il nostro "ritorno alla piena comunione", in modo che si adottino le novità. In effetti, ho l'impressione che ci troviamo di fronte ad una situazione molto delicata. La realtà della crisi è ammessa, ma non i rimedi. Noi diciamo, e lo si prova con i fatti, che la soluzione della crisi è un ritorno al passato. Benedetto XVI dice la stessa cosa: sottolinea l'importanza di non tagliare con il passato (ermeneutica della continuità), ma intende mantenere le novità del Concilio, considerando che non sono una rottura con il passato. Secondo lui sono nell’errore e nella rottura con il passato solo quelli che vanno oltre il Concilio. Questa è una questione delle più delicate.

- La posizione del Papa sull’ecumenismo non ha l’aria di essere così entusiasta come quella del suo predecessore. Questo è dovuto al fatto che vede l’ecumenismo sotto un aspetto più teologico, opposto all’"ut unum sint" dalle conseguenze così disastrose per la Chiesa?

Non credo che il Papa ritenga l’ecumenismo come un male. Egli ha caro il fatto che la Chiesa continui in questa direzione e ha persino affermato che era irreversibile... ma mi sembra voler far bene la differenza tra le diverse confessioni e favorire quelli più vicini come gli ortodossi anziché i protestanti.

- Quest'anno stiamo celebrando i 25 anni della presenza della Fraternità in Africa e più precisamente al Priorato N.S. dei Dolori a Johannesburg. Quali consigli o incoraggiamenti può dare ai nostri parrocchiani a a tutti i fedeli del distretto d’Africa?

Grazie a Dio per questo giubileo meraviglioso. In questi giorni di crisi, 25 anni è un grande risultato per il quale occorre rendere grazie. Ciò dimostra anche una grande fedeltà da parte dei fedeli. La fedeltà è una vera gloria. Essa implica ad un tempo la preservazione della fede e la fermezza, la perseveranza nella battaglia. Quindi, il migliore augurio che possa indirizzare loro - e a noi tutti anche - sarebbe ch’essi siano più che mai fedeli.

dal blog Messainlatino.it

La chiave di tutto e' l'ermeneutica della continuita'. Non si puo' e non si deve cancellare il Concilio, ma occorre tornare ai testi autentici, ritrovare le fonti, cancellare le "allegre interpretazioni", gli "spiriti vari", che hanno, purtroppo, generato una delle crisi piu' gravi nella storia della Chiesa.
I colloqui dottrinali sono un'occasione propizia per riscoprire i documenti autentici.
Preghiamo affinche' tutti dimostrino il massimo dell'impegno e non mi riferisco solo ai Lefebvriani ma anche ai vescovi, ai cardinali ed ai sacerdoti cattolici
.
R.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, Raffa.
In un momento così delicato, vista la prossimità dell'inizio dei colloqui, non sarebbe meglio evitare interviste e concentrarsi sull'essenziale?
Alessia

Raffaella ha detto...

Gia'...
R.

euge ha detto...

Sarebbe meglio eccome!!!! Cara Alessia si dovrebbe parlare sempre meno sui giornali e parlare seriamente all'interno della chiesa.