giovedì 13 novembre 2008

Il cardinale Tauran: i credenti non usino la religione per giustificare la violenza e limitare la libertà di coscienza (Radio Vaticana)


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Il cardinale Tauran: i credenti non usino la religione per giustificare la violenza e limitare la libertà di coscienza

“Le Religioni, nonostante le debolezze e le contraddizioni dei loro seguaci, sono messaggere di riconciliazione e di pace” ma “i credenti siano coerenti e credibili”: è quanto ha affermato ieri il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, nel corso della prima giornata del vertice promosso dal re dell’Arabia Saudita Abdullah nella sede dell’ONU a New York. All’incontro, che si svolge sul tema “Cultura di pace”, partecipano capi di Stato e di governo di oltre 70 Paesi. Il cardinale Tauran ha ricordato il ruolo delle religioni nel promuovere il bene comune delle società ma nello stesso tempo ha affermato che i credenti “possono utilizzare la religione per limitare la libertà di coscienza, giustificare la violenza, diffondere l'odio e il fanatismo o minare l'autonomia della politica e della religione”. Anche l’ONU, per sua natura e missione – ha proseguito - dovrebbe essere una scuola di pace! Qui, infatti, si deve imparare a pensare e agire, tenendo conto delle aspirazioni e degli interessi legittimi di tutti. Qui, tutti i Paesi sono uguali in dignità” ma per “far crescere il sentimento di appartenenza ad una medesima famiglia” è necessario “superare la semplice logica dei rapporti di forza per fare spazio alla forza del diritto”.

Citando Benedetto XVI, il presidente del dicastero vaticano si è detto convinto che "la pace è messa in questione dall’indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell’uomo" ed è alla base dei “valori comuni a tutti, credenti o no: la sacralità della vita, la dignità della persona umana, il rispetto per la libertà di coscienza e di religione, l'impegno per la libertà responsabile, l’accoglienza delle opinioni nella loro diversità, il retto uso della ragione, l'apprezzamento della vita democratica, l'attenzione alle risorse naturali”. Occorre andare “oltre la semplice tolleranza” e i “compromessi incerti” – ha concluso il porporato – per costruire insieme, senza rinunciare al proprio patrimonio culturale e religioso, un mondo più sicuro e più fraterno. L’incontro si conclude oggi. (A cura di Sergio Centofanti)

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