lunedì 6 aprile 2009

Benedetto XVI, il Papa "francescano" (Galeazzi)


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Papa "francescano"

A 800 anni dall'approvazione da parte di Innocenzo III i Francescani di tutto il mondo si riuniscono ad Assisi dal 15 al 18 aprile per il «Capitolo delle stuoie» che riproporrà lo straordinario momento nel quale il Poverello dettò la sua Regola

GIACOMO GALEAZZI

Parteciperanno all’evento circa tremila tra religiosi, religiose e laici, inviati dai ministri generali a vivere l’esperienza secondo le parole di Giovanni Paolo II: «Ricordare con gratitudine il passato, vivere con passione il presente e aprirsi con fiducia al futuro».

Padre Giuseppe Piemontese, quale è l'attualità dopo 8 secoli del Capitolo delle Stuoie?

"Otto secoli fa i frati francescani si tornavano in Assisi per sperimentare la fraternità allargata, la gioia di vedere e ascoltare il Padre San Francesco, riandare alla fonte per ricaricarsi spiritualmente e riprendere la missione di annunciare il Vangelo. Oggi tutti i frati francescani idealmente guardano ad Assisi, al loro Padre e all’eredità, lasciata da S. Francesco, che continua ad avere ancora oggi il suo valore. Il fatto che per l’anniversario dell’approvazione della prima Regola i Ministri generali abbiano indetto questa grande convocazione, un rinnovato capitolo delle stuoie di 2000 frati, esprime la chiara volontà di invitare tutti i frati francescani, di qualunque denominazione, colore di abito e tradizione spirituale, a ritornare a quella formula vitae, che era sostanzialmente il Vangelo. “La Regola e la vita dei frati minori è questa: osservare il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo”. Queste sono le prime parole della Regola di Francesco, comune a tutti i francescani. Certo poi ognuno interpreta in maniera originale questa regola alla luce della propria storia e tradizione, delle domande e dei bisogni attuali dell’uomo.Ecco, il capitolo delle stuoie 2009 vuole essere un pressante invito a tutti i francescani a rinnovare la fedeltà al Vangelo, superando le insidie del lassismo, del consumismo e soprattutto riponendo Gesù Cristo, vangelo vivente, al centro della propria vita e della propria testimonianza".

Come sarebbe accolto oggi San Francesco nella Chiesa e nella società odierne?

"Il fatto che oggi Assisi sia meta di pellegrinaggi e crocevia di incontri di fedeli e uomini di provenienza, estrazione sociale, cultura e religione le più differenti, rivela una nostalgia per i valori e il modo di essere di S. Francesco di 800 anni addietro. Certo, ognuno coglie un aspetto che maggiormente gli interessa, ma qui tutti sostano e con Francesco si confrontano e ritornano a casa con l’animo carico di speranza. Rispondo alla sua domanda anche richiamando la testimonianza di due personaggi dei nostri tempi, anzi dei nostri giorni, che la Società odierna ha riconosciuto e ammirato, e che la Chiesa ha “canonizzato”. Mi riferisco a San Massimiliano Maria Kolbe e a San Pio da Pietrelcina: uno appartenente alla famiglia francescana dei Frati Minori Conventuali e l’altro a quella dei Frati Minori Cappuccini. Entrambi sono stati riconosciuti come “San Francesco dei nostri giorni”.San Massimiliano M. Kolbe per la vita straordinaria, fatta di osservanza della Regola (= Vangelo), per l’apostolato con i mezzi della comunicazione sociale del tempo (anni 1930 c.): giornali, riviste, radio, con una comunità di 700 frati, con la missione svolta in Italia, in Polonia, in Giappone.. Concluse la sua vita nel campo di concentramento di Auschwitz, offrendo la sua vita al posto di un padre di famiglia. San Pio da Pietrelcina, immagine stessa del Padre S. Francesco stigmatizzato, fedele amministratore della misericordia di Dio, attento a lenire la sofferenza di poveri e ammalati. Le cronache ci dicono come la Società odierna ammira e accoglie questi due fedeli figli di S. Francesco".

Quali sono i caratteri più francescani di Benedetto XVI?

"Gli studi giovanili, con la tesi dottorale su San Bonaventura, hanno plasmato la formazione spirituale di Benedetto XVI. La ricerca appassionata di Dio, l’annuncio che Dio è amore e bellezza, la preoccupazione perché il mondo non abbandoni la religione e la fede, il dialogo ecumenico e tra le Religioni, la testimonianza che Gesù Cristo è l’unico salvatore del mondo, il richiamo ad una vita sobria e solidale: questi mi sembrano elementi mutuati dal Poverello di Assisi e che portarono Benedetto XVI a dire durante la visita in Assisi: “Siamo tutti un po’ francescani”.

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