giovedì 7 maggio 2009

Benedetto XVI alle Guardie Svizzere: servire il Papa a Roma vuol dire collaborare alla sua universale missione di costruttore di pace (Radio Vaticana)


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Benedetto XVI alle Guardie Svizzere: servire il Papa a Roma vuol dire collaborare alla sua universale missione di costruttore di pace

L’amore di Cristo per l’umanità può rendere il mondo una casa comune legata da vincoli di solidarietà. E’ questa l’esperienza che vive la Chiesa cattolica ed è questa, ha affermato Benedetto XVI, l’esperienza che possono vivere le Guardie Svizzere nel loro servizio al Papa e a chi ne sostiene la missione universale. Il Pontefice lo ha detto ricevendo stamattina in udienza, con i loro familiari, le 32 nuove reclute che ieri pomeriggio hanno prestato giuramento nel Cortile di San Damaso in Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis:

“Fedelmente, lealmente e in buona fede”. Le tre qualità che ogni Guardia Svizzera promette nel suo servizio al Papa. Tre qualità come le tre dita che una recluta dell’antico Corpo pontificio leva in aria il giorno del suo giuramento nel segno della Trinità. Ma ciò che più conta è che sono proprio i “soggetti” che si affidano alla protezione delle Guardie Svizzere a rendere questo servizio - di per sé “ben circoscritto”- “universale”:

“La Chiesa raduna uomini e donne di culture molto diverse; tutti formano una comunità in cui si vive e si crede insieme e, nelle cose essenziali della vita, ci si comprende a vicenda. È questa un’esperienza molto importante, che qui la Chiesa vuol donare a voi, affinché voi la facciate vostra e la comunichiate ad altri - l’esperienza cioè che nella fede in Gesù Cristo e nel suo amore per gli uomini, anche mondi così diversi possono diventare una cosa sola, creando in tal modo ponti di pace e di solidarietà fra i popoli”.

Alternando il tedesco, al francese e all’italiano - le lingue dei tre Cantoni elvetici dai quali provengono i giovani - Benedetto XVI si è soffermato con le reclute del Corpo sulle “tre dimensioni” nelle quali si articola il loro lavoro: la tutela del Successore di Pietro – a partire dalla “casa del Papa” - svolta all’interno della Città eterna e presso le Tombe degli Apostoli. Qui, ha affermato Benedetto XVI, “si trova il cuore della Chiesa cattolica; e dove ci sono il cuore ed il centro, lì è presente anche tutto il mondo”. E guardando a Roma, ha osservato:

“Notre admiration ne va pas uniquement…

La nostra ammirazione non va unicamente ai testimoni dell’antichità. In questa città, in un certo senso, la stessa fede e la preghiera per molti secoli sono diventate pietre e forme. Questo ambiente ci accoglie e ci spinge a prendere come modello gli innumerevoli Santi che hanno vissuto qui e per i quali possiamo andare avanti nella nostra vita di fede”.

L’udienza dal Papa ha concluso la lunga ed emozionante giornata delle 32 giovani guardie - tutte nate fra il 1983 e l’89 - entrano da oggi ufficialmente nel contingente del Corpo militare vaticano, guidato dal comandante Daniel Anrig. Alla sua presenza e a quella del cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano – oltre che dei familiari delle reclute - si è svolta ieri pomeriggio la solenne cerimonia del giuramento.
L'esecuzione degli inni pontificio e svizzero ha preceduto la formula del giuramento, pronunciata 19 volte in lingua tedesca, 10 in francese e 3 in italiano dalle 32 guardie sfilate singolarmente davanti alla bandiera con le tre dita levate.

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