giovedì 7 maggio 2009
Papa, la mission (quasi) impossible in Terra Santa (Il Velino)
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PELLEGRINAGGIO DEL SANTO PADRE IN TERRA SANTA (8-15 MAGGIO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG
POL - Papa, la mission (quasi) impossible in Terra Santa
Roma, 7 mag (Velino)
“Non vedo l’ora di essere tra di voi”: domani finalmente Benedetto XVI toccherà la Terra Santa, terzo Papa – dopo Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 2000 – a farsi pellegrino nei luoghi di Gesù. Anche lui, come i suoi predecessori, sarà prima in Giordania e poi in Israele.
Arriverà come “pellegrino di pace”, come lui stesso ha sottolineato a più riprese negli ultimi giorni, per “incoraggiare i cristiani” e “fare sentire la vicinanza e il sostegno” del Papa e della Chiesa a questo piccolo gregge chiamato ad affrontare ogni giorno “non poche difficoltà”.
Il Papa vuole “condividere con voi aspirazioni e speranze, come anche le vostre sofferenze e i vostri dolori” e “pregare per il dono della pace e dell’unità per le vostre famiglie e per tutti coloro che abitano in Terra Santa e Medio Oriente”.
La ricerca del contatto con la comunità cristiana è dimostrata anche dalle numerose messe che terrà all’aperto, per consentire la più ampia partecipazione dei fedeli alla sua visita.
Benedetto XVI sarà anche pellegrino di pace “nel nome dell’unico Dio che è Padre di tutti”: la dimensione ecumenica e interreligiosa avrà in effetti un ampio spazio in questa visita, più accentuato rispetto a quella di Giovanni Paolo II.
Su questo fronte “attendiamo una parola forte, nuova e chiara di come deve essere il rapporto tra noi” ha auspicato il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa. Benedetto XVI entrerà per la seconda volta in moschea, mentre sulle orme del suo predecessore, sosterà in preghiera al muro occidentale (noto come muro del pianto) e incontrerà i due gran rabbini.
Parte rilevante di questo aspetto interreligioso sarà la tappa in Giordania, dove il Papa visiterà la moschea di Al-hussein bintalal di Amman.
Benedetto XVI incontrerà anche il principe Ghazi, consigliere di re Abdallah II in materia religiosa ed estensore della lettera dei 138 – “A common word” – con cui un gruppo di intellettuali musulmani ha intensificato il dialogo col Vaticano, in seguito alla lezione di Ratisbona.
Con le comunità ebraiche e musulmane – ha sottolineato il Papa nel suo messaggio di saluto al termine dell’udienza generale - sono stati fatti importanti passi avanti nel dialogo e nello scambio culturale”.
Alla dimensione religiosa si intersecherà inevitabilmente anche quella politica, se possibile ancor più delicata.
Lo notava anche padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, parlando di un viaggio “coraggioso”: “Sappiamo quanto la situazione politica nell’area sia incerta, quanto le prospettive di pacificazione siano fragili.
Ma il Papa si mette in cammino ugualmente, con un coraggio ammirabile che si fonda nella fede, per parlare di riconciliazione e di pace”.
La Santa Sede guarda con interesse alla Giordania, paese in cui si sperimenta un modello efficace di convivenza tra diverse religioni, e che gioca un ruolo “equilibrante” nella complessa situazione del Medio Oriente.
Il sovrano hascemita tiene in buona considerazione la presenza della Chiesa. Lo stesso Abdallah – fatto eccezionale – sarà presente all’aeroporto di Amman sia all’arrivo sia al congedo del Pontefice.
Più intricato il panorama israeliano, dove la minoranza cristiana è di origine araba e dunque al centro di continue tensioni. Qui più che altrove le parole del Papa dovranno essere molto misurate, per evitare per quanto possibile il rischio di avallare l’una o l’altra parte.
Sono ancora recenti gli echi dell’operazione “Piombo fuso” a Gaza. La situazione dei cristiani di quella città è stata al centro delle preoccupazioni del Papa, che a loro ha devoluto la colletta del Giovedì Santo.
A Betlemme Benedetto XVI si troverà di fatto sotto il muro che separa Israele dai territori palestinesi, altro segno di divisione tra due popoli e ostacolo alla pace. La Santa Sede è da sempre favorevole alla soluzione dei “due stati per il conflitto israelo-palestinese.
Il Papa non dovrebbe fare accenni diretti su questo punto che comunque rimane aperto. Sul piatto dei rapporti con il governo israeliano c’è anche la questione dello status della Chiesa in Israele. I lavori della commissione bilaterale hanno subito un’accelerazione negli ultimi mesi, proprio in vista della visita del Papa, ma ancora non si è giunti a conclusione.
Negli ultimi giorni è riemersa anche la polemica sulla restituzione del Cenacolo ai francescani della Custodia, questione sollevata anche in occasione del viaggio di Giovanni Paolo II e che – ha commentato padre Pizzaballa – è destinata a non vedere soluzioni a breve. Secondo monsignor Norbert Hofmann, segretario della commissione per i rapporti con l’ebraismo, istituita presso il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il Papa “può fare degli appelli, ma la sua visita non avrà un effetto politico immediato”. Piuttosto contribuirà a “creare un’atmosfera di dialogo e fiducia reciproca”.
In Israele Benedetto XVI sarà accolto dal presidente Simon Peres, che gli ha rivolto un messaggio di benvenuto dalle colonne di “Famiglia cristiana” definendolo come “artefice della pace”. “Le sue parole – aggiungeva Peres - daranno forza alla speranza nel futuro” e “sarà un onore accoglierlo”. A Betlemme, il Papa incontrerà quindi il leader palestinese Abu Mazen, mentre il giorno seguente, a Nazareth, gli farà visita il premier israeliano Benjamin Nethanyau.
© Copyright Il Velino, 7 maggio 2009 consultabile online anche qui.
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