giovedì 7 maggio 2009
Il nunzio in Giordania: un pellegrinaggio per la pace e il dialogo, di grande incoraggiamento per i cristiani della Terra Santa (Radio Vaticana)
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Il nunzio in Giordania: un pellegrinaggio per la pace e il dialogo, di grande incoraggiamento per i cristiani della Terra Santa
La Giordania sarà dunque la prima tappa del pellegrinaggio del Papa in Terra Santa. Ieri pomeriggio, ad Amman, ne hanno parlato in conferenza stampa il vicario patriarcale latino per la Giordania, il vescovo Salim Sayegh, il vescovo di Petra e Filadelfia dei Greco-Melkiti, mons. Yaser Ayyash, insieme al nunzio apostolico in Giordania, l’arcivescovo Francis Assisi Chullikat. Il servizio del nostro inviato Pietro Cocco.
Parlando a nome dei vescovi della Giordania, il vicario patriarcale latino Sayegh ha voluto sottolineare come i vescovi siano cittadini giordani cristiani, quale segno di piena partecipazione dell’intero Paese alla gioia dell’arrivo di Benedetto XVI. Mons. Sayegh ha quindi sintetizzato in tre aspetti l’importanza di questa visita.
Il primo, pastorale: il Papa viene a visitare i suoi figli, prima di tutto quelli più poveri, che incontrerà subito dopo la cerimonia di benvenuto, recandosi al Centro ‘Regina Pacis’, dedicato alla riabilitazione dei portatori di handicap e al loro reinserimento sociale. Poi i giovani giordani, che saranno presenti con una rappresentanza al Centro Regina Pacis; essi sono la speranza ed il futuro della Chiesa in Giordania. Il vicario della Chiesa latina ha poi definito una grande grazia la Messa che il Papa celebrerà nello Stadio di Amman, domenica mattina. Benedetto XVI pregherà per noi e con noi, ha aggiunto, lui che è il successore di Pietro, su cui si edifica la Chiesa. E ha aggiunto: questa dimensione pastorale è anche un sostegno ed un incoraggiamento ai cristiani a rimanere qui insieme agli altri.
Il secondo aspetto della visita è la dimensione del pelleginaggio: la Giordania è stata infatti per gli ultimi tre Papi, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI la porta di ingresso alla Terra Santa. In questo Paese si trovano il sito del Battesimo e il ‘Memoriale di Mosè’ sul Monte Nebo, dove si recherà Benedetto XVI, e anche il Santuario di Elia e Mukawir, il luogo dove è stato decapitato San Giovanni Battista.
Infine, il terzo aspetto, il dialogo interreligioso. Il vescovo Sayegh ha ricordato la lunga tradizione di convivenza pacifica tra la maggioranza musulmana e le comunità arabe cristiane in Giordania. Il Papa, che entrerà nella Moschea Al-Hussein Bin Talal di Amman e incontrerà i Capi religiosi musulmani, desidera confermare e incoraggiare tale dialogo.
Sull'importanza del viaggio del Papa in Terra Santa ascoltiamo il nunzio apostolico in Giordania, mons. Francis Assisi Chullikat, al microfono di Pietro Cocco:
R. – E’ importantissima questa visita che tutta la Chiesa, in Terra Santa, stava aspettando da un bel po’ di tempo. Infatti, dall’inizio del Pontificato di Benedetto XVI, tutta la Chiesa in Terra Santa stava aspettando la Chiesa Madre. In più, i cristiani della Chiesa della Terra Santa stanno attraversando un tempo abbastanza difficile. In questo momento hanno bisogno di una parola di incoraggiamento e di un messaggio di speranza da parte del Santo Padre e stanno aspettando questo messaggio ansiosamente. Loro sono consapevoli che le parole del Santo Padre porteranno molti frutti e avranno anche una grande eco, non solo a livello della Terra Santa ma anche a livello regionale. Quindi, è importantissima questa visita del Santo Padre anche per dare un messaggio di pace e di unità, come egli stesso ha ripetuto varie volte adesso, in vista di questo viaggio apostolico che lui ha qualificato come pellegrinaggio. Sarà allora un viaggio nutrito da una preghiera intensa, prima di tutto per la Chiesa in Terra Santa affinché possa superare questo momento difficile che tutti i fedeli della Terra Santa stanno vivendo e, allo stesso tempo, possono dare, da parte loro, una testimonianza di coraggio e di fede che, in tutti questi secoli, dall’inizio della vita della Chiesa, hanno offerto a tutto il mondo.
D. – La Chiesa e la comunità cristiana in Giordania, godono di una situazione più tranquilla. Che cosa possono portare in una regione in cui, invece, i conflitti segnano ancora così dolorosamente la vita di tante famiglie?
R. – La Giordania, in questo senso, ha un ruolo molto importante perché il governo giordano sta cercando di promuovere la pace in Medio Oriente, specialmente nel conflitto israelo-palestinese. Anche in questo, la Chiesa in Giordania sta svolgendo un ruolo molto attivo e, la coesistenza pacifica, che è molto evidente qui in Giordania, può anche essere un segnale di speranza ed incoraggiamento per tutte le comunità cristiane a livello regionale. Infatti, per venire in Giordania, coloro che provengono dal Medio Oriente, non hanno alcuna difficoltà; ci sono anche molte riunioni internazionali promosse dalla Chiesa qui. Anche per questo, la Giordania accoglie tutte le fedi e cerca di venire incontro alle loro esigenze. Recentemente, è stato costituito un Consiglio dei capi cristiani in Giordania per dare riconoscimento ufficiale alle Chiese più importanti che sono qui. Quindi, sono dei gesti positivi che il governo sta dimostrando verso tutte le comunità cristiane che esistono in Giordania e che può, eventualmente, diventare un modello anche per altri Paesi della regione.
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