giovedì 14 maggio 2009

Il successore di Pietro invoca su Betlemme la luce francescana (Galeazzi)


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Il Papa lascia Betlemme: "Anche se i muri possono essere facilmente costruiti, sappiamo tutti che non durano in eterno. Possono essere abbattuti. Ma prima è necessario rimuovere i muri che costruiamo attorno ai nostri cuori, le barriere che erigiamo contro il nostro prossimo" (Congedo da Betlemme)

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Il Papa: Il muro è punto morto dei contatti israelo-palestinesi

Betlemme, il Papa abbraccia i bimbi dell'ospedale pediatricpo e tiene in braccio un neonato prematuro

Il Papa ai profughi palestinesi: "Quanto ardentemente preghiamo perché finiscano le ostilità che hanno causato l’erezione di questo muro!" (Discorso al campo profughi di Aida )

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PELLEGRINAGGIO DEL SANTO PADRE IN TERRA SANTA (8-15 MAGGIO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo:

Il successore di Pietro invoca su Betlemme la luce francescana

Da Betlemme

Giacomo Galeazzi*

Benedetto XVI lascia la sua indelebile traccia di pace nella storia del Medio Oriente.
Il momento più atteso arriva quando, durante l'omelia, il Pontefice si rivolge "in maniera speciale ai pellegrini provenienti dalla martoriata Gaza a motivo della guerra" (appena 48 i permessi concessi dal governo Netanyahu) e chiede a Israele di "togliere presto l'embargo" seguito alla vittoria elettorale di Hamas. Benedetto XVI punta sul ruolo pacificatore dei cristiani: “Edificate le chiese facendone laboratori di dialogo, solidarietà, carità pratica". I Territori necessitano di "strutture economiche e politiche, ma anche di una nuova infrastruttura spirituale per la promozione del bene comune. Non abbiate paura". La kefiah, il copricapo quadrettato simbolo delle ambizioni nazionali palestinesi, è il dono simbolicamente più forte degli arabi-cristiani dei Territori (Cisgiordania e Striscia) dalle cui file erano emerse tracce di malumore alla vigilia del viaggio per due ragioni: il programma, ritenuto sbilanciato in favore d'Israele, e il "sangue recente" delle 1300 vittime di "Piombo fuso".
La cittadina della Natività è stata ripulita e decorata con bandiere nazionali e poster di benvenuto, dove l'immagine del Papa è accompagnata da messaggi di saluto in arabo. Nelle librerie lungo la via dedicata a Paolo VI ampio spazio è riservato a un rapporto fresco di stampa ( a cura del centro di ricerche Diyar) che fa il punto sul peso dei cristiani in territorio palestinese: con 261 organizzazioni umanitarie (il 45% del totale), 76 scuole e un'università (aperte a oltre 33.000 studenti), oltre un centinaio fra istituzioni mediche e di assistenza; e un calo demografico dovuto non già alle pressioni della maggioranza musulmana ma a problemi economici e instabilità politica. E’ saltato, per il "no" israeliano, il progetto di realizzare un palco a ridosso del Muro che corre vicino al campo profughi, il corteo papale è passato tuttavia a tiro di telecamere della controversa barriera. Il presidente dell'Anp, Abu Mazen è apparso sereno a dispetto delle fibrillazioni politiche interne. E del fatto che ieri fosse atteso dal conferimento di un nuovo incarico di governo al premier dimissionario, Salam Fayyad, con un atto destinato a rappresentare il sigillo al fallimento dei colloqui di riconciliazione interpalestinese mediati dall'Egitto tra Fatah (il partito moderato'di Abu Mazen) e Hamas, il movimento integralista al potere a Gaza. Sul fronte della sicurezza della visita papale, l'apparato dell'Anp (coordinato neppure tanto di nascosto con quello d'Israele) ha blindato Betlemme come mai prima d'ora. Minacce specifiche non se ne segnalavano, ma gruppetti di attivisti islamici radicali si erano fatti vivi martedì con volantini ostili al Papa. Una decina sono stati fermati proprio dalla polizia israeliana in varco di Gerusalemme est."Soffro per Gaza, basta con l'embargo e la tragedia del muro di divione. No alla tentazione del terrorismo, sì ad uno stato palestinese sovrano". Anche se ora "sembra un obiettivo lontano", il Papa difende "il diritto del popolo palestinese ad una patria sovrana nella terra dei propri antenati". Dalla piazza della Mangiatoia, davanti a 10mila fedeli arrivati da Gerusalemme (definita da Abu Mazen "capitale eterna della Palestina"), da Gaza e da tutto il Medio Oriente malgrado gli ossessivi controlli per passare il Muro, Benedetto XVI chiede per i palestinesi uno Stato "sicuro, in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente riconosciuti", perché "non c'è pace senza giustizia, né giustizia senza perdono”. Nel piazzale del palazzo presidenziale, il Papa indica "la via della riconcilizione contro le azioni sterili e lo stallo della paura", reclama che i "gravi problemi di sicurezza in Israele e nei Territori vengano presto alleggeriti così da permettere una maggiore libertà di movimento, per i contatti tra familiari e per l'accesso ai luoghi santi". I palestinesi, "come ogni altro popolo hanno un naturale diritto a sposarsi, formarsi una famiglia, avere accesso al lavoro, all'educazione, all'assistenza sanitaria". Poi, sul senso della sua presenza (ritenuta controproducente dalla comunità cristiana a soli tre mesi dall'operazione "Piombo fuso" a Gaza), chiarisce: "Il mio pellegrinaggio nelle terre della Bibbia non sarebbe stato completo senza una visita a Betlemme, città di Davide e luogo di nascita di Gesù". Impossibile venire in Terra Santa, spiega, senza abbracciare "quanti soffrono a causa di agitazioni decennali". Poi nel pomeriggio, la tappa al campo profughi di Aida per solidarizzare con "le famiglie rimaste senza casa" e ammonire che "una coesistenza giusta e pacifica fra i popoli del Medio Oriente è possibile solo con uno spirito di cooperazione e mutuo rispetto, in cui i diritti e la dignità di tutti siano riconosciuti e rispettati". I bambini del campo ballano per lui con in mano le chiavi, simbolo del desiderio di tornare nelle loro case e recitano poesie sul "dramma di chi ha perso tutto".
Il capo negoziatore palestinese, Saeb Erekat ringrazia Benedetto XVI dell'"appello per la fine dell'occupazione dell'ingiustizia". Il Papa sprona la comunità internazionale a "usare la sua influenza" per una soluzione del conflitto israelo-palestinese, auspica che "proceda rapidamente il lavoro di ricostruzione di case, scuole od ospedali danneggiati o distrutti durante il recente conflitto in Gaza".
E raccomanda ai palestinesi di "resistere alle tentazioni di violenza e terrorismo". All'ospedale pediatrico "Caritas", l'unico nei Territori, si commuove prendendo in braccio un neonato prematuro e ad Aida raccoglie il grido di dolore dei "rifugiati che, come la famiglia di Gesù, hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni". Poi, come temuto dalle autorità israeliane, critica "il muro che si introduce nei Territori, separando i vicini, dividendo le famiglie, nascondo molta parte di Betlemme". Con un monito: "Anche se i muri possono essere facilmente costruiti, non durano per sempre. Possono essere abbattuti. rimuovendo le barriere dei cuori". Stop, dunque, all'"intolleranza e all’esclusione", a favore di "una soluzione giusta che rispetti le legittime aspirazioni di israeliani e palestinesi". Benedetto XVI, mentre attraversa in papa-mobile la misera disprazione di Aida, stringe le mani ai "palestinesi senza casa, che bramano di poter tornare ai luoghi natii o di vivere in una patria propria". E ai giovani che lo acclamano indirizza parole accorate: "Ora vivete in condizioni precarie e difficili, con poche opportunità di occupazione. Vi sentite spesso frustrati e le vostre giuste aspirazioni ad una patria permanente, ad uno Stato Palestinese indipendente, restano incompiute. Vi sentite intrappolati in una spirale di violenza, di attacchi e contrattacchi, di vendette e di distruzioni continue". Perciò li esorta a "mettere fine alle perenni ostilità".
Guardando il Muro che le autorità israeliane volevano escludere dalle inquadrature delle tv mondiali, scuote la testa e lo definisce l'emblema del "punto morto dei rapporti tra israeliani e palestinesi". Esprime profondo dolore: "In un mondo in cui le frontiere vengono sempre più aperte (al commercio, ai viaggi, alla mobilità della gente, agli scambi culturali) è tragico vedere che vengono tuttora eretti dei muri". Dopo "anni di vendette, perdite, ferimenti, scontri armati", serve "una soluzione politica sostenuta da ogni sforzo diplomatico". Quindi cita San Francesco: "Dove c’è odio io porti amore, dove l’offesa il perdono, dove la tenebra la luce”. E assicura: "Il Papa è con voi".

Giornalista, vaticanista de ‘La Stampa’

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