mercoledì 13 maggio 2009
Il Papa a Betlemme: superare lo stallo di paura, aggressione e frustrazione (Izzo)
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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo:
PAPA:IN MO SUPERARE STALLO DI PAURA,AGGRESSIONE,FRUSTRAZIONE =
(AGI) - Betlemme, 13 mag.
Salvatore Izzo
"Siate un ponte di dialogo e di collaborazione costruttiva nell'edificare una cultura di pace che superi l'attuale stallo della paura, dell'aggressione e della frustrazione". E' questo l'appello rivolto da Benedetto XVI ai cattolici della Cisgiordania, riuniti nella piazza della Mangiatoia di Betlemme per la grande messa celebrata dal Papa con i vescovi locali.
Abbiate, ha chiesto, "il coraggio di abbandonare linee di pensiero, di azione e di reazione infruttuose e sterili. La cultura di un modo di pensare pacifico basato sulla giustizia, sul rispetto dei diritti e dei doveri di tutti, e l'impegno a collaborare per il bene comune. E poi la perseveranza, perseveranza nel bene e nel rifiuto del male". Al suo arrivo a Betlemme, dove e' stato accolto da Abu Mazen, il Papa aveva affermato che "la Santa Sede appoggia il diritto del Suo popolo ad una sovrana patria Palestinese nella terra dei vostri antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente riconosciuti". E al presidente aveva assicurato: "anche se al presente questo obiettivo sembra lontano dall'essere realizzato, io incoraggio Lei e tutto il Suo popolo a tenere viva la fiamma della speranza, speranza che si possa trovare una via di incontro tra le legittime aspirazioni tanto degli Israeliani quanto dei Palestinesi alla pace e alla stabilita'". Ricordando poi le parole di Giovanni Paolo II, "non vi puo' essere pace senza giustizia, ne' giustizia senza perdono", aveva quindi aggiunto: "non permettete che le perdite di vite e le distruzioni, delle quali siete stati testimoni suscitino amarezze o risentimento nei vostri cuori.
Abbiate il coraggio di resistere ad ogni tentazione che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo".
"Qui a Betlemme - ha poi insistito nell'omelia - si chiede ai discepoli di Cristo una speciale perseveranza: perseveranza nel testimoniare fedelmente la gloria di Dio qui rivelata nella nascita del Figlio suo, la buona novella della sua pace che discese dal cielo per dimorare sulla terra". "Non abbiate paura!", ha quasi gridato Ratzinger. "Questo - ha spiegato - e' il messaggio che il Successore di San Pietro desidera consegnarvi oggi, facendo eco al messaggio degli angeli e alla consegna che l'amato Papa Giovanni Paolo II vi ha lasciato nell'anno del Grande Giubileo della nascita di Cristo. Contate sulle preghiere e sulla solidarieta' dei vostri fratelli e sorelle della Chiesa universale, e adoperatevi con iniziative concrete per consolidare la vostra presenza e per offrire nuove possibilita' a quanti sono tentati di partire". "Il mio cuore - ha aggiunto - si volge in maniera speciale ai pellegrini provenienti dalla martoriata Gaza a motivo della guerra: vi chiedo di portare alle vostre famiglie e comunita' il mio caloroso abbraccio, le mie condoglianze per le perdite, le avversita' e le sofferenze che avete dovuto sopportare.
Siate sicuri - ha giurato il Papa ai fedeli arrivati da Gaza, appena 50 - della mia solidarieta' con voi nell'immensa opera di ricostruzione che ora vi sta davanti e delle mie preghiere che l'embargo sia presto tolto".
Il Papa si e' quindi rivolto con tono accorato ai 5 mila cattolici palestinesi che assistevano al rito: "avete - ha assicurato loro - le risorse umane per edificare la cultura della pace e del rispetto reciproco che potranno garantire un futuro migliore per i vostri figli. Questa nobile impresa vi attende. Non abbiate paura. Edificate le vostre Chiese locali facendo di esse laboratori di dialogo, di tolleranza e di speranza, come pure di solidarieta' e di carita' pratica". "Al di sopra di tutto - ha continuato il Papa ancora rivolto ai fedeli presenti - siate testimoni della potenza della vita, della nuova vita donataci dal Cristo risorto, di quella vita che puo' illuminare e trasformare anche le piu' oscure e disperate situazioni umane". "La vostra terra - ha spiegato il Pontefice ai cattolici palestinesi - non ha bisogno soltanto di nuove strutture economiche e politiche, ma in modo piu' importante, potremmo dire, di una nuova infrastruttura spirituale, capace di galvanizzare le energie di tutti gli uomini e donne di buona volonta' nel servizio dell'educazione, dello sviluppo e della promozione del bene comune".
"L'antica basilica della Nativita', provata dai venti della storia e dal peso dei secoli, si erge di fronte a noi quale testimone della fede che permane e trionfa sul mondo", ha osservato a questo punto Papa Ratzinger che era stato interrotto dagli applausi.
"Nessun visitatore di Betlemme - ha aggiunto in riferimento al fatto che nella Basilica si accede da una piccola porta costruita cosi' per impedire l'accesso di militari a cavallo al tempo delle Crociate - potrebbe fare a meno di notare che nel corso dei secoli la grande porta che introduce nella casa di Dio e' divenuta sempre piu' piccola". "Preghiamo oggi - ha concluso Benedetto XVI - affinche', con la grazia di Dio e il nostro impegno, la porta che introduce nel mistero della dimora di Dio tra gli uomini, il tempio della nostra comunione nel suo amore, e l'anticipo di un mondo di perenne pace e gioia, si apra sempre piu' ampiamente per accogliere ogni cuore umano e rinnovarlo e trasformarlo. In questo modo, Betlemme continuera' a farsi eco del messaggio affidato ai pastori, a noi, all'umanita': 'Gloria a Dio nel piu' alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama'!".
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