mercoledì 13 maggio 2009

Il Papa nei Territori palestinesi: A Betlemme la giustizia oltre gli equilibrismi (Giorgio Bernardelli)


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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo questo bellissimo commento di Giorgio Bernardelli.
Concordo sul fatto che dovremo aspettarci polemiche a tutto spiano da parte israeliana
.
R.

Il Papa nei Territori palestinesi

A Betlemme la giustizia oltre gli equilibrismi

di Giorgio Bernardelli

Ore 10,30: la giustizia oltre gli equilibrismi

È iniziata la giornata più impegnativa per Benedetto XVI, quella nella comunità ferita di Betlemme.
Prima impressione: intanto si è già visto che l'accoglienza - come per chiunque a Betlemme - è calda. Probabilmente anche i malumori interni alla comunità cattolica palestinese erano stati sovra-dimensionati. Gli arabi cristiani voglino bene al Papa, lo hanno sentito vicino nei momenti più difficili, e questo sentimento alla fine è più forte di qualsiasi altra cosa.
Ma anche il Papa vuuole bene ai cristiani palestinesi. E in questi primi due discorsi ha dato voce con chiarezza alla loro domanda di giustizia.
Ha toccato tutti i nodi concreti che rendono difficile la loro vita quotidiana: oltre a ricordare l'appoggio della Santa Sede al desiderio legittimo di uno Stato palestinese che viva in pace e sicurezza accanto a Israele, ha parlato di quanti hanno perso la casa; non ha nominato il muro ma lo ha evocato comunque con chiarezza quando ha espresso la sua speranza che i problemi riguardanti la sicurezza siano alleggeriti in modo che si possa garantire la libertà di movimento («i palestinesi - ha aggiunto -, così come ogni altro popolo, hanno un naturale diritto a sposarsi, a formarsi una famiglia e avere accesso al lavoro, all’educazione e all’assistenza sanitaria»); ha parlato del dramma della gente di Gaza chiedendo di pregare perché «l'embargo sia tolto presto».

È stato un Papa senza diplomazia quello di questa mattina: non ha parlato tenendo il bilancino in mano (n colpo al cerchio, un colpo alla botte), ma guardando all'oggettivo bisogno di giustizia.

Adesso diranno che Benedetto XVI si è lasciato strumentalizzare dai palestinesi. Ci sarà polemica sull'inquadratura ripetuta più volte durante la Messa dalla regia televisiva palestinese sulle donne in nero, le mamme degli shaid, i martiri, con le loro fotografie in mano.
Invece il Papa anche a loro ha parlato altrettanto chiaro. Nella cerimonia di accoglienza ha detto ai giovani:

Abbiate il coraggio di resistere ad ogni tentazione che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo. Al contrario, fate in modo che quanto avete sperimentato rinnovi la vostra determinazione a costruire la pace. Fate in modo che ciò vi riempia di un profondo desiderio di offrire un durevole contributo per il futuro della Palestina, così che essa possa avere il suo giusto posto nello scenario del mondo.

E nell'omelia della Messa - proprio mentre qualcuno esaltava la morte - lui ha invitato i cristiani a essere testimoni della potenza della vita:

Al di sopra di tutto, siate testimoni della potenza della vita, della nuova vita donataci dal Cristo risorto, di quella vita che può illuminare e trasformare anche le più oscure e disperate situazioni umane. La vostra terra non ha bisogno soltanto di nuove strutture economiche e politiche, ma in modo più importante – potremmo dire – di una nuova infrastruttura "spirituale", capace di galvanizzare le energie di tutti gli uomini e donne di buona volontà nel servizio dell’educazione, dello sviluppo e della promozione del bene comune. Avete le risorse umane per edificare la cultura della pace e del rispetto reciproco che potranno garantire un futuro migliore per i vostri figli. Questa nobile impresa vi attende. Non abbiate paura!

Battaglie di giustizia, ma anche mezzi giusti per perseguirli. Questa è l'incarnazione che oggi con il Papa siamo tutti chiamati a invocare per Betlemme.

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