mercoledì 13 maggio 2009

Papa Ratzinger nella Spianata delle Moschee: dialogo con ebrei e Islam. Israele ha bloccato un migliaio di pellegrini per la Messa (Giansoldati)


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Ratzinger nella Spianata delle Moschee: dialogo con ebrei e Islam. Messa nella valle di Josafat

FRANCA GIANSOLDATI

dal nostro inviato

GERUSALEMME

Al Muro Occidentale i preparativi sono iniziati all'alba. L'area è stata sgombrata, ermeticamente sigillata da nervosissimi uomini dello Shin Bet armati fino ai denti. Per un paio d'ore, il cuore dell'ebraismo, è divenuto inaccessibile a tutti. Ebrei ortodossi compresi. Il livello di sicurezza è stato innalzato al punto di verificare la presenza di sostanze esplosive sulle mani dei pochissimi giornalisti ammessi nella zona soprastante, una specie di recinto dal quale Papa Ratzinger si poteva scorgere di lontano e solo di spalle.
Per qualche minuto è restato immobile come una statua di sale davanti al Muro del Pianto prima di deporre tra le fessure delle grandi pietre una preghiera.
«Dio di tutte le epoche, in occasione della mia visita a Gerusalemme, la citta' della pace, ascolta il grido degli afflitti, di chi ha paura, dei disperati e invia la pace su questa terra, sul Medio Oriente e su tutta la famiglia umana».
Un desiderio diretto al Cielo come le centinaia di palloncini coi colori palestinesi che, una mezz'ora prima del suo arrivo, si sono visti volare via, liberati dai musulmani sulla spianata delle Moschee dove, Benedetto XVI, primo papa nella storia, ha visitato la Cupola della Roccia, l'edificio islamico più antico e forse anche più famoso per la sua cupola dorata ben visibile da qualsiasi luogo della Città Santa. Per i musulmani la moschea sorge sulla roccia dalla quale Maometto ha pregato prima di intraprendere il suo viaggio in cielo, per gli ebrei, invece, quella terra è sacra perché era la sede del Tempio di Re Salomone. Ai cristiani, invece, ricorda le numerose visite di Gesù al Tempio e le sue dispute coi sacerdoti. In nessun luogo come quest'angolo di mondo la politica si intreccia con la religione e il dialogo, elemento imprescindibile per costruire ponti e non muri, come ripeteva Papa Wojtyla, risulta difficile e carente. Benedetto XVI domanda quanto bisognerà ancora aspettare per vedere Gerusalemme, patria spirituale delle tre grandi religioni, prima di diventare una «città di pace per tutti i popoli e dove tutti possono venire in pellegrinaggio alla ricerca di Dio».
Parola che risuonano nel pomeriggio nella valle di Josafat, la spianata che si trova di fronte alla Basilica del Getsemani e all'Orto degli Ulivi.
Lì erano attese almeno diecimila persone ma, invece, a causa degli ostacoli legati alle misure sicurezza decise dagli israeliani, almeno un migliaio di neocatecumenali, secondo quanto filtra dall'entourage papale, non sono riusciti a raggiungere il luogo della messa.
La cosa non è affatto piaciuta al Vaticano, tanto che il Sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Filoni, avrebbe protestato con le autorità israeliane. Laconica la risposta ottenuta, «verificheremo».
Il Papa, intanto, cerca come può di restare fuori dalla mischia. Pesanti critiche gli sono piovute addosso dai giornali israeliani per non avere condannato il nazismo. L'Osservatore Romano puntualizza, «bisogna andare al di là delle contraddizioni e dei minimi episodi che attirano tanto l'attenzione dei media e sono dovuti alla miope volontà di diverse parti di trarre effimeri vantaggi politici dal viaggio papale».

© Copyright Il Messaggero, 13 maggio 2009 consultabile online anche qui.

Anche in questo caso...no comment!
Filoni protesti piu' vigorosamente...la politica dell'acqua di rose non serve a nulla
!
R.

1 commento:

euge ha detto...

Siamo alle solite ......... E' inutile aspettarsi una reazione degna dalla Segreteria di Stato.

Lasciamo finire questo viaggio.... poi, sarebbe il caso di ripearlarne.