mercoledì 13 maggio 2009
Via le scarpe, un gesto che piace (Giansoldati)
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Via le scarpe, un gesto che piace
dal nostro inviato
GERUSALEMME
Papa Ratzinger a Gerusalemme si guadagna sul campo la simpatia dei palestinesi. E nella città delle tre religioni torna di nuovo in moschea.
Per la terza volta nel corso suo pontificato. Stavolta, però, contrariamente a ciò che era successo in Giordania, dove l'imam della moschea intitolata al defunto re Hussein aveva chiuso un occhio permettendo tanto al principe Ghazi che a Benedetto XVI di entrare con le scarpe, nella spianata delle Moschee, le autorità islamiche, decisamente più rigorose, hanno apprezzato il rispetto manifestato dal pontefice di togliersi i mocassini di marocchino rosso per rimanere con degli immacolati calzini bianchi.
Il segretario don Georg aveva portato previdentemente con sé delle pianelle da camera, ma non sono servite, il Papa è voluto entrare scalzo.
Alla Cupola della Roccia, accolto con grandi sorrisi dal Gran Muftì, Muhammad Husayn, ha incoraggiato i musulmani. La massima autorità islamica a Gerusalemme, invece, lo ha invitato «a svolgere un ruolo efficace per mettere fine all'aggressione israeliana contro i palestinesi, la nostra gente, i nostri luoghi sacri anche a Gaza e in Cisgiordania».
In questi giorni al mondo arabo non è affatto sfuggito l'appello pronunciato dal Papa al suo arrivo a Tel Aviv, davanti al presidente Peres e al premier Netanhyau per uno stato palestinese, così come la decisione di fare tappa, per ben tre giorni, in Giordania prima di raggiungere Israele, o di indossare la kefya. Ancora non si sa se le autorità israeliane daranno il permesso alla sparuta minoranza cristiana che vive a Gaza di raggiungere Betlemme stamattina, per la messa nella piazza della Mangiatoria.
Probabilmente ne arriveranno solo 93, anche se ne erano stati chiesti 250. Papa Ratzinger alla messa che ha celebrato ieri pomeriggio nella valle di Josafath ha strappato raffiche di applausi per avere manifestato dolore per «quelle famiglie» palestinesi «che in conseguenza dei conflitti che hanno afflitto queste terre» sono state costrette «alle amare esperienze dello spostamento».
«Dio non permetta che possano ancora conoscerle».
Il Patriarca Latino di Gerusalemme, monsignor Twal, che accompagna in ogni tappa il pontefice, lo ha invitato a riflettere su un punto. «Padre Santo, noi assistiamo da una parte all'agonia del popolo palestinese che sogna di vivere in uno Stato libero e indipendente, ma non arriva.
E assistiamo, dall'altra parte, all'agonia di un popolo israeliano che sogna una vita normale nella pace e nella sicurezza, ma nonostante la sua potenza mediatica e militare, non arriva».
F. GIA.
© Copyright Il Messaggero, 13 maggio 2009 consultabile online anche qui.
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